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 2011  giugno 21 Martedì calendario

MILANO —

Si è risolta con un accordo la contesa sull’eredità di Carlo Caracciolo. L’ 11,7%del gruppo Espresso, la parte più cospicua del patrimonio del principe editore scomparso a dicembre del 2008, è stata divisa: alla figlia legittima Jacaranda Falck va il 6,29%, ai figli naturali Carlo e Margherita Revelli il restante 5,4%. L’accordo raggiunto dagli avvocati Natalino Irti e Adriana Boscagli, per conto dei fratelli Revelli, con Carlo d’Urso e Floriano D’Alessandro, per la Falck, non riguarda solo l’Espresso ma l’intero asse ereditario. La cosiddetta «legittima» è stata divisa pro quota tra i tre eredi, mentre la parte «disponibile» è andata solo alla Falck in virtù del testamento lasciato da Caracciolo. La divisione non modifica gli equilibri nel gruppo controllato da Carlo De Benedetti, almeno per il momento. Con l’accordo in realtà viene meno il ruolo di Maurizio Martinetti, il «custode» nominato dal Tribunale, che siede nel consiglio del gruppo, in scadenza l’anno prossimo. La quota nell’Espresso, il cui valore è di circa 90 milioni di euro, rappresenta la parte più importante del patrimonio lasciato da Caracciolo. Ma nell’eredità, stimata attorno ai 250 milioni di euro, rientrano anche il 33%del quotidiano francese «Libération» , una splendida dimora a Roma sul Lungotevere, le tenute di Torrecchia e Garavicchio, qualche decina di milioni di euro di liquidità, piccole partecipazioni e alcuni investimenti finanziari. Beni destinati a Jacaranda Falck, quale unica erede e unica figlia legittima dell’editore, ma rivendicati per una parte dai fratelli Revelli, figli naturali di Caracciolo, della cui esistenza si venne però a sapere solo dopo la morte dell’editore. La vicenda è finita in Tribunale dove tra scambi di accuse, testimonianze eccellenti— dal numero uno di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, all’ex amministratore delegato dell’Espresso, Marco Benedetto, fino a Giuseppe Ciarrapico e a molto nomi illustri della buona borghesia della Capitale— si è cercato di fare chiarezza. Adesso pace fatta con l’accordo ereditario. Almeno per la parte patrimoniale che non è l’unica in questione. I Revelli andranno infatti avanti con la causa avviata per essere riconosciuti a tutti gli effetti figli di Caracciolo. In realtà si tratta di una causa di disconoscimento di paternità, nei confronti del padre legittimo, Carlo Revelli, deceduto nel 2002, propedeutica a ottenere il successivo riconoscimento come Caracciolo. Una mossa duramente contestata dalla Falck che nel 2009 chiese di intervenire nel giudizio sostenendo che i due fratelli sapevano di essere figli di Caracciolo da ben più di un anno, quindi oltre il termine previsto dalla legge per richiedere il disconoscimento. Ma la domanda venne respinta. Ora che è stato fatto l’accordo, è molto probabile che non ci saranno più ostacoli. Federico De Rosa