Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 21 Martedì calendario

ROMA —

Si comporta come un ministro o un sottosegretario, un capogruppo parlamentare, un leader di partito. Invece non è niente di tutto questo, né riveste alcun incarico. Ma dà tanti e tali ordini, consigli e indicazioni di voto che per i pubblici ministeri di Napoli è al centro di un’associazione segreta «diretta a interferire sulle funzioni di organi costituzionali, amministrazioni pubbliche, enti pubblici» e altro ancora. Come? Gestendo informazioni e conoscenze. Spiega ai magistrati il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta: «Luigi Bisignani è persona estroversa, brillante, e ben informata... È amico di tutti, è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è un uomo di relazione» . Niente di strano se non ci fosse quel principio— ricordato dagli inquirenti nella loro richiesta d’arresto per il manager dai mille legami— secondo cui «conoscere ed avere informazioni che altri non hanno è la premessa indispensabile per esercitare il potere» . Anche quello occulto gestito dall’uomo d’affari che quasi ogni giorno interferiva sulla politica di istituzioni e partiti, secondo la prospettazione dell’accusa. Le informazioni riservate di Bisignani riguardano anche il presidente del Consiglio, come si evince dalla telefonata tra lui e la deputata del Pdl Michaela Biancofiore la sera di domenica 16 gennaio 2011. Lui, tifoso laziale, comincia a parlare di calcio, e subito dopo lei accenna a «una cosa importante» che riguarda il figlio di Ilda Boccassini, il procuratore aggiunto di Milano, titolare dell’inchiesta per concussione e prostituzione minorile a carico del premier. Sembra l’anticipazione di una notizia che pochi giorni dopo uscirà su Il Giornale, tanto che i pm chiosano: «Bisignani è riconosciuto come un punto di riferimento al quale riconnettersi affinché determinate informazioni, per così dire infanganti, possano trovare un canale attraverso cui essere propalate» . Ma in quella telefonata c’è dell’altro. Berlusconi è appena apparso in tv per dire che nelle sue feste ad Arcore non accadeva niente di male, annunciando di avere «uno stabile rapporto di affetto» con una donna dopo la separazione dalla moglie. Commenta Bisignani: «Adesso io spero che su questa fidanzata, così come abbiamo detto stasera, cada proprio il silenzio assoluto, che non si deve sapere mai chi è la fidanzata... Noi dobbiamo assolutamente preservare la privacy di questa signora» . La Biancofiore avverte che la caccia è già cominciata, e mostra di conoscere l’interessata. Ancora Bisignani, riferito al videomessaggio di Berlusconi: «Se non ci fosse stata ’ sta cosa della fidanzata era perfetto» . Poi di nuovo un accenno — secondo chi intercetta— alla vecchia storia del figlio della Boccassini, utile a screditare il magistrato. La Biancofiore dice: «Poi domani ti dico quell’altra cosa che vabbè... me ne sono pentita, però... Sai com’è. Come dire (ride)... Uffa (ride)... Ciao» . Con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, Luigi Bisignani mostra confidenza e «una notevole capacità di influenza sulle stesse modalità di esercizio delle sue funzioni ministeriali» , accusano gli inquirenti. A lei, nel dicembre scorso, l’uomo d’affari rivela che il pm napoletano Woodcock lo controlla. Lei domanda perché, e lui: «Non saprei» . Reazione della Prestigiacomo: «Se ti controlla ti segue, ti da... Mamma mia!! Ma come si può vivere così? Se escono le intercettazioni con me mi rovini!» . Bisignani prova a rassicurarla: «Io cerco di stare sempre attentissimo al telefono» . Nonostante la prudenza, però, alcune sue conversazioni ritenute interessanti dai pm restano incise, sia con il ministro — per la quale ha segnalato al prefetto di Roma «la presenza di cinghiali all’interno di una scuola frequentata dalla figlia» , ma il prefetto l’ha dirottato sulla Guardia forestale — sia con alcuni suoi amici. Come l’onorevole Italo Bocchino, al quale in un messaggio telefonico del 4 novembre scorso Bisignani diceva: «Sui parchi mi raccomando in commissione, ora» . E Bocchino: «Tranquillo» . C’era il problema di votare un emendamento per il finanziamento dei parchi, che interessava la Prestigiacomo, alla commissione Bilancio della Camera, e Bisignani chiama anche l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino il quale— spiega alla persona che ha davanti a sé — «governa quelli dell’Udc in commissione» . E quando l’ex potente democristiano risponde, Bisignani quasi ordina: «C’è l’emendamento Fallica... sui parchi. Perciò parla con quello perché è una cosa importante... che deve passare» . Cirino Pomicino: «Eh... Mò chiamo» . In una conversazione dell’ 11 novembre, Bocchino dice a Bisignani che Berlusconi «si deve dimettere... mò deve decidere lui, come e quando» , ma poi promette: «Risolvo Tremonti e Prestigiacomo» . Con i pubblici ministeri lo stesso Bocchino ha ammesso di aver assecondato le richieste del manager: «Non ebbi difficoltà ad accogliere le sue indicazioni poiché coincidevano con l’interesse politico del gruppo Futuro e libertà, e cioè mettere in difficoltà il Pdl facendone venire a galla i contrasti interni. Bisignani caldeggiava gli interessi di alcuni ministri non "tremontiani", cioè la Gelmini, la Prestigiacomo e Frattini» . Proprio a Bocchino, Bisignani attribuisce la prima fuga di notizie che lo mise in guardia sull’inchiesta napoletana a suo carico. Su questa vicenda, che per i magistrati è centrale, tutti gli interessati negano. Almeno finché possono. Nell’interrogatorio del 14 febbraio, Stefania Prestigiacomo ha detto: «Escludo che il Bisignani mi abbia mai potuto riferire di aver appreso di essere intercettato da parte del dottor Woodcock» , ma appena lette le trascrizioni delle conversazione intercettate s’è dovuta correggere: «Ricordo che il Bisignani mi disse di aver appreso di essere intercettato...» . E il sottosegretario Letta, dopo aver garantito che «con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia, che io gestisco in modo istituzionale e corretto, come con ogni altro» , informato delle intercettazioni ha messo a verbale: «Non escludo che mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria; sicuramente non mi ha detto che era intercettato, e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto al Bisignani di non parlare troppo al telefono, visto che lui è piuttosto facondo» . Dal governo nazionale, a quello locale. Interrogato come testimone, l’ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Alemanno, Maurizio Basile— oggi amministratore delegato dell’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici — ha dichiarato: «Non c’è dubbio che Alemanno ascoltasse le indicazioni del Bisignani, compresa la mia nomina, tuttavia non so spiegare come mai il Bisignani potesse vantare tale indubbio "potere contrattuale"sul suddetto Alemanno» . L’ex braccio destro del sindaco del centrodestra ricorda che durante una cena «Bisignani fece parlare al telefono Alemanno e Briatore, e ho potuto apprendere da tale conversazione che il Briatore spiegò ad Alemanno che non c’era alcun interesse reale delle società costruttrici di auto a fare il Gran premio di Roma... In un’altra occasione il Bisignani mi chiese di dare il numero di Briatore ad Alemanno, e si parlò della valorizzazione delle aree dell’Eur che doveva conseguire a tale Gran Premio» . Ma tra tanti affari gestiti su scala nazionale e locale, il chiodo fisso degli interessi dell’uomo d’affari sembrano sempre le notizie sulle inchieste giudiziarie. Quelle che riguardano lui e quelle sulle persone con cui si «relaziona» . In un’intercettazione con l’ex magistrato oggi deputato del Pdl Alfonso Papa, Bisignani parla del «toscano» , e ai pubblici ministeri ha spiegato: «È sicuramente l’onorevole Verdini... Ripeto che il Papa si era impegnato a interessarsi e a prendere informazioni sulle vicende giudiziarie riguardanti il Verdini medesimo» . Così tanto impegnato che in un colloquio del settembre scorso col carabiniere Enrico La Monica oggi latitante, Papa lo striglia: «Mettiti insomma, questo ramo napoletano della P3 così... tiriamo in ballo pesantemente anche Caliendo (sottosegretario alla Giustizia, indagato nell’indagine romana chiamata P3, ndr)... Noi dobbiamo cercare di sapere quanto più è possibile... Tu questa settimana ti devi proprio concentrare al massimo su questa storia... È importantissimo, hai capito?» . La Monica ripete più volte: «Va bene» ; ma Papa insiste: «Mi raccomando, Benevento e questa cosa napoletana» . Giovanni Bianconi