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 2011  giugno 19 Domenica calendario

ANCHE I PAPIRI SPINGONO L’HI TECH

Il viaggio di un’idea comincia nella Biblioteca nazionale di Napoli, attraversa le sale del dipartimento di papirologia di Oxford e si conclude nella catena di montaggio per produrre un manufatto che placherà l’ansia della cultura, allargando il portafogli di inventori e accademie.

Dirk Obbink, 53 anni, originario del Nebraska, cattedra a New York prima di approdare a Oxford, sfoglia immagini nere come il carbone. Sono le istantanee dei papiri di Ercolano ancora avvolti, chiusi alla curiosità del mondo. «La mia esigenza - dice - è leggerli, capire che cosa c’è scritto e poterlo fare con attrezzature agili. Sono ridotti in condizioni impossibili». La voglia di conoscere ha costretto Obbink a ingegnarsi in rudimenti di fisica per immaginare qualcosa capace di sviluppare il progetto di un sistema di scanner multispettrale ideato all’università Brigham Young, nello Utah. «Per indagare materiali danneggiati - aggiunge - finora si lavorava con un meccanismo a luce naturale, ma per le mie ricerche ci voleva altro». Dirk ha contattato Alexander Kovalchuk, suo collega del dipartimento di Fisica e insieme hanno rielaborato l’intuizione dell’accademia americana. «L’oggetto che cercavo è questo - dice indicando uno strumento a metà fra un ingranditore per foto e un microscopio - ed è una macchina da 80mila sterline. Costosa quindi, ma soprattutto ingombrante».

Così all’esigenza primaria di Dirk Obbink, ovvero leggere i papiri, se n’è aggiunta un’altra: leggerli con uno strumento portatile. È nato un aggeggio poco più grande di una stampante che costerà 3mila sterline. «Avevamo capito che si poteva fare», precisa Obbink. Con Kovalchuk si è affidato a Isis Innovation, l’istituto dell’università di Oxford che agisce da incubator per commercializzare la proprietà intellettuale generata dalla ricerca.

«Accade raramente che a bussare alla porta siano docenti di discipline umanistiche», riconosce Andrea Alunni che per Isis ricerca potenziali investitori, coraggiosi abbastanza da mettere quattrini sulle acrobazie del genio umano. «Il progetto sta decollando. Il primo finanziamento di 56mila sterline è stato assegnato nella convinzione che esista un mercato per uno scanner multispettrale portatile con le caratteristiche richieste da Dirk». Convinzione divenuta realtà quando Rtc Innovations di Pechino ha messo 250mila sterline per il 30% di un’idea che si appresta a diventare industria. Il prototipo è pronto, la produzione imminente. Un’intuizione si fa affare, ma a beneficio di chi? «Di tutti», aggiunge Alunni. «Il modello è semplice. L’università e il ricercatore sono partner al 50% sugli spin off. Quote della società sono poi offerte ai venture capitalists che investono quanto necessario per far decollare l’impresa. La partecipazione di docenti e accademia si riduce, ovviamente, ma resta paritetica».

Il modello descritto è radicato negli Usa, è diffuso in Europa e anche nelle migliori università italiane, ma in Gran Bretagna va ora al galoppo. I cinque poli universitari primari - Cambridge, Ucl, Imperial College, Manchester - hanno istituti analoghi all’Isis di Oxford. Divenuto davvero operativo nel 1998, Isis, ha portato allo spin off di 70 imprese, tutte nate dalla curiosità di studenti e ricercatori. Non tutte finite come Powder Jet, oggi in pancia a Novartis, dopo un deal da 800 milioni di sterline chiuso nel 2003. Molte sono fallite. Il 20% circa s’è fermato alla fase della speranza. Eccezioni, non regole, se è vero che oggi Oxford ha incassato 56 milioni di sterline dalla vendita di partecipazioni a imprese qui generate e conta altri 30 milioni di quote in portafoglio. «Ogni anno abbiamo un gettito - aggiunge Alunni - di circa 7 milioni di sterline dalle licenze sui brevetti. Ne abbiamo 900 nati nei nostri istituti». Se la revenue annuale è ancora piccola cosa, nell’ultimo decennio Isis è cresciuta del 25% all’anno di media.

«Il nome Oxford - continua Alunni - è un magnete nel mondo, soprattutto nei Paesi emergenti. Da quando il Brasile ha fatto una legge per rimborsare i costi delle royalties a chi investe in brevetti innovativi, l’università si è riempita di possibili investitori di San Paolo e Rio». Lo stesso accade con i Paesi del Golfo e, ovviamente, con i cinesi. Tre spin off, i maggiori fra quelli in grembo a Isis, sono al centro di intese con partner di Pechino. Studi sull’Aids, Tbc e un nuovo stent cardiaco. «Europei se ne vedono pochi, italiani pochissimi».

Due nomi per tutti svettano nella pipeline dell’accademia: Oxytech, sbocciata dai cervelli di zoologia, capaci di mettere a punto una strategia per il controllo degli insetti (zanzare soprattutto) attraverso la sterilizzazione, e Lightweight Yasa Motors, ovvero motori elettrici ultraleggeri per automobili. Pare che piacciano molto. Ai cinesi, naturalmente.