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 2011  giugno 19 Domenica calendario

IL PROCESSO RESTA A TORINO. NEWCO, PRIMO ROUND ALLA FIAT

Il ricorso Fiom contro l’accordo su Pomigliano resta per il momento a Torino, come richiesto dai metalmeccanici della Cgil. La Fiat, invece, non dovrà esibire preventivi e fatture per l’impianto di Fip, Fabbrica Italia Pomigliano, come voleva la Fiom per dimostrare che la newco è solo un escamotage per ledere i diritti sindacali dei dipendenti. È finita così la prima udienza della causa intentata da Fiom contro Fiat per gli accordi di Pomigliano, quasi sei ore di schermaglie procedurali, eccezioni e richieste delle parti, che permette alle parti di essere tranquille o cantare vittoria su singoli aspetti. L’appuntamento decisivo sarà sabato 16 luglio, quando il giudice Vincenzo Ciocchetti prenderà una decisione.

L’udienza si è svolta in un’atmosfera quasi surreale, carabinieri e poliziotti schierati dentro e fuori il tribunale per arginare metalmeccanici e gruppettari dello stabilimento campano o di Mirafiori, ma neanche una bandiera rossa ha sventolato sotto il sole mattutino e la pioggerellina pomeridiana. Nella maxi aula 1 si sono schierati una ventina di avvocati: sette legali per la Fiom, cinque per la Fiat, tre per la Fismic, oltre a quelli della Fim, della Uilm e di altre parti convenute.

Alle 10 il tentativo di conciliazione, obbligatorio per legge, è stato mandato a monte dalla Fiom, che ha proposto a Fiat di stracciare l’accordo validato dal referendum e di riaprire le trattative su turni, pause mensa e responsabilità sindacali. Poco concilianti anche Fiat e i sindacati che hanno sottoscritto gli accordi: Fiom firmi il contratto e stop. A vuoto il tentativo avanzato dal giudice, che ha proposto a Fiom di firmare i contratti, ritirare il ricorso e intervenire per vie legali solo in presenza di specifiche violazioni sindacali: «Difficile pensare - ha spiegato Ciocchetti - che una grande azienda violi sistematicamente i diritti dei lavoratori».

Il confronto sulle eccezioni e pregiudiziali è stato particolarmente serrato, gli avvocati degli altri sindacati si sono dimostrati molto agguerriti contro la Fiom. I legali del gruppo di Mirafiori hanno contestato il fatto che il ricorso sia stato presentato a Torino, quando la sede naturale dovrebbe essere a Nola oppure a Roma o Napoli, dove sono state firmate le intese.

Il sindacato guidato da Maurizio Landini, presente in aula con il responsabile auto, Giorgio Airaudo, ha avviato la battaglia per dimostrare al giudice che l’impianto di Pomigliano è oggetto di una normale ristrutturazione necessaria quando si cambiano i modelli in produzione: «Da nostre rilevazioni - hanno spiegato i legali Fiom - in realtà molti macchinari nei reparti lastratura e montaggio sono stati smontati, revisionati e rimontati, segno di una continuità d’impresa». Il responsabile delle risorse umane Fiat, Paolo Rebaudengo, ha ribattuto che Fip ha già investito 300 milioni per fare un impianto completamente nuovo, ha assicurato che nell’area sono già arrivati 500 sistemi robotizzati, ha esibito le fatture pagate da Fip. ha parlato di formazione nel reparto Pilotino, dove è già partita la produzione di prototipi. Ma Fiom ha chiesto al giudice di obbligare la Fiat a presentare preventivi e ordini che sarebbero stati richiesti dalla "vecchia" Fiat e non dalla newco Fip.

Secondo Raffaele De Luca Tamajo, legale del gruppo Fiat, «ci sembra che il giudice abbia riconosciuto la validità degli accordi ma voglia verificare se ci sia un profilo antisindacale che potrebbe provocare qualche conseguenza negativa per il sindacato». Secondo Antonio D’Anolfo, segretario Ugl metalmeccanicil, «parlare di questioni tecnico-giuridiche significa distogliere l’attenzione dalla volontà espressa tramite referendum», mentre per Luigi Angeletti, segretario Uil, l’unica alternativa all’accordo su Pomigliano «forse sarebbe stata la camorra». Soddisfatto Landini: «Siamo convinti di avere buone ragioni giuridiche».

I legali torneranno a scontrarsi il 16 luglio, due giorni dopo l’udienza per i tre delegati licenziati allo stabilimento di Melfi.