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 2011  giugno 20 Lunedì calendario

LIPPI: «IL MIO ESILIO È FINITO»

Unico allenatore al mondo (con Del Bosque) ad avere vinto Mondiale, Champions, Intercontinentale e scudetti. Padre della patria calcistica in esilio a Viareggio. Lippi, che fa, il senatore a vita?
«Ho deciso io di stare fermo. Sapesse quante offerte! A settembre da qualche parte mi vedrete di sicuro. Un altro inverno davanti alla tivù non lo passo più. La mia carriera non è finita».
Un anno fa esatto a Nelspruit con la Nuova Zelanda l´Italia campione del mondo cominciò a smarrire il titolo nella savana. Ricorda?
«Nella vita non esistono soltanto i successi. Ho un ricordo molto sbiadito. La ricostruzione era già stata messa in preventivo dal presidente Abete, ma il gruppo del 2006 meritava un altro Mondiale».
Secondo Cannavaro, loro, i reduci di Berlino, non seppero trasmettere ai nuovi l´importanza dell´appuntamento.
«Fummo pure scalognati. Fu impossibile provare la difesa a tre e si fecero male Pirlo e Buffon. Mettendosi in discussione, Cannavaro dimostra perché sia stato un calciatore straordinario. Però niente alibi: è successo e basta».
Lei disse due parole inusuali in Italia: «Colpa mia».
«Chiunque guidi un gruppo se ne deve assumere le responsabilità. Per 8 mesi sono rimasto in silenzio, ora è normale riparlare».
Ucraina, Cina, Qatar, Emirati Arabi, Turchia, Grecia: è l´elenco delle offerte da ct?
«Non mi va di sbandierare. Diciamo parecchie nazionali e club di tutto il mondo: gli ultimi francesi e inglesi. E diciamo che in un club non mi dispiacerebbe fare il direttore tecnico. Anche in Italia».
Chi l´ha fatta divertire, nel frattempo?
«Guidolin, che sa variare il gioco, e Allegri, in cui mi rivedo. Ha la stessa voglia di vincere, più o meno la mia età nel ´94 alla Juve e intuizioni tattiche simili, come Thiago Silva-Tudor davanti alla difesa. Poi il Manchester di Ferguson, che meriterebbe un monumento per come sa rinnovarsi sempre, e ovviamente la filosofia del lavoro del Barça. Lancia il messaggio più bello, con la "cantera": che i campioni si possono costruire in casa. Guardiola sintetizza bene: "E´ difficile riproporre questo calcio altrove, a meno che non mi comprino 8-9 giocatori del Barcellona".
E´ la squadra più forte della storia?
«Il ciclo vincente è come quelli di Ajax, Milan e Real. Ma nessuno ha avuto una cucciolata di fuoriclasse capaci di fare vincere alla Nazionale Mondiale ed Europeo».
Questa Spagna ha mandato in soffitta l´Italia.
«E´ più spettacolare. Ma per carattere vincente e risultati l´Italia è seconda solo al Brasile: 5 titoli mondiali a 4, per i rigori del ´94».
Pirlo celebra il possesso palla spagnolo.
«Giusto. Ma quale allenatore rinuncerebbe al Gattuso dei tempi migliori?».
Le piace la nuova Nazionale?
«Per entusiasmo e voglia di partecipare mi ricorda il biennio 2004-2006. Prandelli trasmette messaggi positivi e con le Under la Figc lavora bene. Il gap è l´assenza di esperienza internazionale rispetto ai coetanei stranieri, che a 17 anni giocano partite vere. I nostri club potrebbero fare qualcosa di più».
Rossi è da Barcellona?
«Non averlo portato in Sudafrica è il mio unico pentimento. Essere scelto dai più forti gli darebbe ulteriore autostima».
Dopo la gomitata di De Rossi nel 2006, lei disse: "Qualcuno oggi ha fatto una cazzata». Continua a capitare.
«Lo riabilitai in finale: aveva scontato la squalifica. La sensazione è che gli manchi un po´ di serenità. Uno del suo livello deve abbandonare questi atteggiamenti. Gli voglio bene».
Balotelli?
«Anch´io l´avrei incluso nel rinnovamento. Mi sembra un bravissimo ragazzo. Sarebbe bene che cominciasse a dare conferme in maniera più stabile».
L´unica scelta che la divide da Prandelli è Cassano.
«Non scendo in questi particolari».
I club italiani sono in caduta libera?
«Questione di cicli, ma il calcio dei club non rappresenta il calcio nazionale. L´amarezza è un´altra: constatare la leggerezza di poche persone. Del calcioscommesse non avevamo bisogno. Bisogna chiarire, senza ombre».
La causa prima sembra la Lega Pro dei presidenti bancarottieri.
«I campionati vanno ristrutturati: in certe realtà certi comportamenti rischiano di attecchire. Quando allenavo in C, ai ragazzi dicevo: «Provateci, ma non oltre i 24-25 anni. Andando in C2 in giro per l´Italia, a 32 anni, senza titolo di studio e lavoro, sareste dei disadattati»».
Le radiazioni di Moggi e Giraudo per Calciopoli?
«Rispondo con Ulivieri, il presidente degli allenatori: «Qualunque cosa uno possa avere fatto non può pagare per tutta la vita». Hanno già pagato con 5 anni: tutta la vita mi sembra una punizione esagerata».
La Juve di Andrea Agnelli tornerà a vincere?
«Non sono seri i pronostici prima della fine del mercato. Andrea porta un nome bellissimo per gli juventini. La società è in movimento, vuole qualcosa di importante. Nel ´94 la Juve non vinceva da 10 anni. Ci allenavamo al vecchio Combi e il Milan sembrava irraggiungibile. Invece si creò un´alchimia magica e vincemmo tutto. Pirlo è un grande acquisto».
Ha consigliato lei Conte, come a suo tempo Ranieri?
«Meglio ricapitolare. Blanc mi propose di tornare. Io gli dissi di no e che secondo me Ranieri aveva l´esperienza giusta. Si è troppo favoleggiato sui miei consigli alla Juve: forse qualcuno ha preferito che la responsabilità di alcune scelte venisse attribuita a me. Quanto ad Antonio, nessuno mi ha chiesto niente. Ma pochi possono immaginare il suo amore per la Juve e la sua voglia di allenarla. Sarà fondamentale il mercato».
Comunque lei ha ammesso di avere sfiorato la Juve.
«Altroché: molto, molto da vicino».
Quindi non esclude un ritorno, non più da allenatore?
«Nulla è da escludere e sia chiaro che non è un´autocandidatura, ma solo la risposta alla domanda. Per il rapporto che si è creato, per qualunque cosa sarei a disposizione. Ma spero che non ce ne sia bisogno».
Niente chiamate da Moratti orfano di Mourinho?
«No. Il mio rapporto con l´Inter si chiuse nel 2000 a Reggio Calabria. Quest´anno è successo quello che capita dopo un ciclo vincente, comunque ha vinto Mondiale per club e Coppa Italia».
Leonardo è scappato.
«Posso capire. Ha accettato due occasioni impossibili da rifiutare, le panchine di Milan e Inter. Ma non ha ancora ben deciso il proprio ruolo futuro».
Lippi, la telefonata più bella dalla savana a oggi?
«Certe chiacchierate con Buffon».
Le coordinate del suo prossimo impiego?
«Non le so ancora: magari un paese esotico. Di certo continuerò a trasmettere al gruppo le idee cardine del mio lavoro».
Nel 2014 si giocherà nella terra del calcio: lei sarà protagonista in Brasile?
«Può darsi. Mi hanno offerto più di una panchina, per preparare prima l´Europeo e poi il Mondiale. Quel Mondiale».