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 2011  giugno 19 Domenica calendario

NEW YORK

Era il 2008, appena tre anni fa, e Barack Obama in campagna elettorale veniva definito "il candidato Blackberry". Allora era un vero complimento: l´inseparabile smartphone era il simbolo di un politico moderno, a suo agio con le nuove tecnologie (l´avversario John McCain si faceva leggere le email dalla segretaria).
Adesso quell´espressione sarebbe un insulto? Di certo per gli investitori quel nome è diventato una maledizione, dopo il venerdì nero del 17 giugno: le azioni della società canadese Research in Motion (produttore di Blackberry) in una sola seduta hanno perso il 21%. Dall´inizio dell´anno il tracollo raggiunge il 50%. Sono livelli che di solito si associano a una bancarotta. Nel caso di Blackberry non è scontato che la fine sia vicina, ma qualche cambiamento drastico e traumatico appare inevitabile. E´ una storia inaudita che conferma come il settore hi-tech in generale, e l´industria degli smartphone in particolare, sia soggetta a successi folgoranti ma fragili, seguiti a volte da un declino improvviso e brutale. C´è un precedente in Europa, quello della Nokia, che ancora pochi anni fa occupava una posizione da leader mondiale e oggi è diventata insignificante. Per il Blackberry la parabola è stata perfino più folgorante: fu un pioniere nella diffusione di un apparecchio unico che consentisse molteplici funzioni, dal telefono alle email all´agenda elettronica. Ma non ha saputo reagire in modo efficace alla nuova offerta di servizi dell´iPhone (Apple) o di tutti gli altri cellulari che operano col software Android (Google). Oggi la quota di Blackberry venduti sul mercato nordamericano è precipitata al 17%, dal massimo storico del 50% che era stato raggiunto appena due anni fa. La società Research in Motion (Rim) valeva 80 miliardi di dollari tre anni fa, e a quei livelli veniva concupita da Microsoft, Cisco, Oracle. Oggi vale meno di 15 miliardi, e nessuno sembra avere fretta di acquistarla. «La Rim è arrivata al capolinea», ha dichiarato al Wall Street Journal Stephen Jarislowsky, chief executive dell´omonimo fondo d´investimento canadese che fino al 31 marzo era uno dei maggiori azionisti, ma di recente ha venduto tutta la sua quota. «Un soufflé non si può gonfiare due volte» ha aggiunto Jarislowsky per sottolineare il suo scetticismo sulle possibilità di rinascita. Il mercato degli smartphone è terribilmente sensibile alle mode. Il Blackberry che era un oggetto glamour ancora un anno fa ora ha l´immagine di un gadget superato, anacronistico. Difficile ricostruire su queste macerie. Qualcuno ci proverà, di certo, ma a costo di scossoni traumatici ai vertici della Rim. L´azienda canadese finora ha avuto una stabilità totale nel suo management: dalla fondazione nel 1984 è sempre stata diretta dagli stessi due chief executive, il tandem composto da Mike Lazaridis e Jim Balsillie. Negli ultimi mesi però qualche pezzo del top management ha cominciato ad abbandonare la nave che affonda: direttore generale e capo del marketing se ne sono andati all´improvviso. La prossima assemblea degli azionisti, il 12 luglio, potrebbe riservare un colpo di scena.