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 2011  giugno 19 Domenica calendario

Se le differenze fra anglicanesimo e cattolicesimo non sono così marcate non si capisce perché la conversione di Tony Blair da una religione all’altra sia avvenuta solo dopo intenso travaglio interiore, come da lui stesso confessato

Se le differenze fra anglicanesimo e cattolicesimo non sono così marcate non si capisce perché la conversione di Tony Blair da una religione all’altra sia avvenuta solo dopo intenso travaglio interiore, come da lui stesso confessato. Giorgio Vergili giorgio. vergili@fastwebnet. it Caro Vergili, C redo che la conversione di Tony Blair appartenga alla storia della comunicazione nella società di Internet piuttosto che alla storia della spiritualità. L’ex premier britannico è sempre stato uno straordinario regista della propria immagine e la Chiesa cattolica sembra avere ceduto alla tentazione di valorizzare un evento che avrebbe avuto un certo valore promozionale. Mi chiedo del resto se i passaggi dalla Chiesa anglicana alla Chiesa cattolica possano definirsi «conversioni» , nel senso che la parola ha comunemente assunto. A me sembra che per Roma e per gli stessi interessati si tratti piuttosto di un ritorno del figliol prodigo, da celebrare con particolare gioia. I due maggiori convertiti inglesi dell’Ottocento — John Henry Newman e Henry Edward Manning— ebbero diritto a un percorso privilegiato. Newman, nato nel 1801, divenne diacono della Chiesa anglicana nel 1824, fu ordinato sacerdote della Chiesa cattolica nel 1845, ricevette di lì a poco la laurea di dottore in teologia dalle mani di Pio IX e la berretta cardinalizia nel 1879. Manning, nato nel 1808, fu ordinato diacono della Chiesa anglicana nel 1832, si sposò nel 1833 e perdette la moglie nel 1837. Quando decise di riunirsi a Roma, nel 1851, fu ordinato sacerdote, divenne arcivescovo di Westminster (la maggiore diocesi del Regno Unito) soltanto quattordici anni dopo, e cardinale nel 1875. La Chiesa Romana aveva creato nel frattempo un collegio pontificio per le vocazioni tardive intestato al nome del Venerabile Beda (un monaco dell’Inghilterra settentrionale vissuto nell’VIII secolo e autore di una grande «Storia ecclesiastica degli Angli» ) che ha ospitato da allora molti ministri anglicani passati al cattolicesimo. L’iniziativa più recente e più importante è una costituzione apostolica («Anglicanorum coetibus» ), firmata da Benedetto XVI il 4 novembre 2009 che consente agli anglicani, chierici e fedeli, di entrare nella «piena e visibile comunione con Roma» . Nell’ambito delle diverse conferenze episcopali gli anglicani potranno costituire un ordinariato in cui avranno la facoltà di portare con sé i riti e le tradizioni liturgiche della loro storia. Potranno farne parte anche i pastori sposati mentre i vescovi (secondo una norma comune alla Chiesa ortodossa) verranno, se ammogliati, accolti come semplici sacerdoti. Non posso dirle, caro Vergili, quanti siano stati gli anglicani approdati a Roma e quanti ordinariati siano stati costituiti. Ma posso dirle che all’origine di queste «conversioni» vi sono state alcune contestate tendenze della Comunione anglicana nel mondo come il sacerdozio femminile, il «coming out» di alcuni ministri omosessuali e il caso di un vescovo episcopale americano che annunciò di avere un compagno e di volerlo con sé nella diocesi di cui si preparava a prendere possesso.