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 2011  giugno 19 Domenica calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI— I

due poveri sobborghi di Bab al Tabbaneh e Jabal Mohssen, a Tripoli, nell’arretrato nord del Libano, sono diventati venerdì il cuore dei conflitti epocali che stanno scuotendo tutto il mondo arabo-islamico. Otto morti, tra i quali un ragazzino di 14 anni, e 10 feriti sono il risultato di sparatorie con mitra e razzi Rpg tra due fazioni — pro e contro il dittatore siriano Assad— che hanno portato nelle strade di Tripoli la battaglia di una guerra molto più grande. Un conflitto che sfiora anche Parigi, dove da giorni è rifugiato l’ex premier libanese Saad Hariri minacciato — secondo i servizi segreti americani e sauditi — da agenti siriani e iraniani. Come era prevedibile, gli scontri che in Siria hanno provocato ormai oltre mille morti si sono estesi al Libano, il Paese che da tre decenni cerca— invano, nonostante il ritiro dell’esercito siriano nel 2005— di affrancarsi dalla tutela di Damasco. Gli abitanti del quartiere sunnita di Bab al Tabbaneh sono scesi in piazza venerdì a Tripoli per manifestare solidarietà ai fratelli sunniti della Siria, schiacciati dalla repressione del traballante dittatore Bashar Assad appartenente alla minoranza alauita (parte dell’islam sciita). Dal quartiere rivale di Jabal Mohssen sono subito usciti uomini armati che hanno lanciato prima una bomba assordante poi una granata sul corteo. A quel punto è scoppiata la sparatoria. Ad affrontarsi due mondi: da una parte i sunniti a sostegno dei siriani in lotta per la «primavera dei popoli» e legati almeno idealmente alla grande potenza Arabia Saudita, «il Vaticano dei sunniti» ; dall’altra, gli alauiti fedeli al grande protettore siriano Assad e sostenitori dell’asse con l’altra potenza regionale, l’Iran, «il Vaticano degli sciiti» . La battaglia si è conclusa con le vittime, l’esercito libanese schierato nelle strade, e una tregua siglata a mezzanotte a casa di Najib Mikati, il neo-premier nativo di Tripoli che appena lunedì si è insediato con il suo governo a Beirut, dopo cinque mesi di trattative e la fuga all’estero del suo predecessore, il filo-occidentale Saad Hariri. Le violenze di Tripoli ricordano che il Libano si appresta a vivere giorni cruciali, non solo per sè: il governo Mikati nasce con l’appoggio decisivo di Hezbollah, ed è quindi di nuovo legato a doppio filo al regime siriano e all’Iran. Saad Hariri, costretto a dimettersi a gennaio, è figlio di Rafik Hariri, il premier libanese ucciso nel 2005 in un attentato sul quale il tribunale speciale del- l’Onu potrebbe nei prossimi giorni presentare le proprie conclusioni. Se, come è probabile, l’Onu chiamerà in causa il clan Assad come mandante dell’assassinio di Hariri, la situazione potrebbe precipitare. Ma le forze del dittatore Bashar Assad potrebbero fare la prima mossa, eliminando il giovane Hariri ed esportando il conflitto in Libano come altre volte è successo. Un incendio ancora più vasto in tutta la regione, con lo scoppio di una guerra civile in Libano tra l’Hezbollah filo-iraniano e © RIPRODUZIONE RISERVATA le forze democratiche, permetterebbe al regime di Damasco di distogliere l’attenzione internazionale dalla repressione interna, e di fare temere un allargamento del conflitto a Israele, sotto la perenne minaccia dei missili di Hezbollah. A Parigi, Saad Hariri viene protetto con le cure riservate a uno dei pochi alleati dell’Occidente nella regione. Al numero 3 di Quai Voltaire, i coniugi Chirac vivono ancora nell’appartamento su due piani con vista sulla Senna messo a disposizione nel 2007 dalla famiglia Hariri, grande amica loro e della Francia. Il portavoce del Quai d’Orsay Bernard Valero ha dichiarato che «la sicurezza dell’ex primo ministro Saad Hariri, come quella di tutto il Libano, è una priorità per la Francia» . Stefano Montefiori