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 2011  giugno 19 Domenica calendario

MILANO —

Per fulminare il processo Berlusconi-Mills non c’è più bisogno di interventi legislativi come il «processo breve» : con quattro udienze cancellate ieri dai giudici in un colpo solo, e con in calendario appena mezza udienza (e forse neanche quella) da qui a metà settembre, la paralisi del dibattimento, determinata dall’intrecciarsi di eccezioni difensive e lentezze nelle rogatorie all’estero, negli scacchi si chiamerebbe stallo, ma per Silvio Berlusconi è in prospettiva già scacco matto: a un processo che si prescriverà il 12 gennaio 2012 (più una manciata di giorni da recuperare), quando nemmeno una sentenza di primo grado avrà fatto in tempo a chiarire se il presidente del Consiglio nel 1999 abbia o no corrotto con 600.000 dollari, in relazione a due deposizioni come teste in processi al Cavaliere nel 1997 e 1998, l’avvocato inglese che negli anni 80-90 aveva creato la galassia di società offshore extrabilancio Fininvest. A capire che ormai il processo è solo «bricolage» giudiziario è per primo Berlusconi, ieri presente e totalmente silente in Tribunale come anche alle tv e in strada, dove non c’era neanche un supporter. Si porta in aula un po’ di lavoro. Tace, legge e scrive a mano qualcosa che mostra ai suoi legali: sono brani del discorso che sta preparando per la verifica parlamentare di martedì. La lenta e progressiva erosione del processo dipende da due inceppamenti procedurali. Il primo riguarda le regole per interrogare le persone che sono testi sia dell’accusa sia della difesa (come già Briatore e Marcucci, e come ieri Attanasio): i legali del premier insistono a fare al teste domande solo «in controesame» , cioè rivolte al teste del pm; e impugnano invece la lettera della norma che riconosce alla difesa il diritto di svolgere l’esame diretto della stessa persona (ma come teste della difesa) soltanto dopo che siano esauriti tutti i testi dell’accusa. Nei processi ordinari non accade quasi mai, perché di solito tutti si vergognano a far tornare più volte le stesse persone per la stessa storia: ma di fronte all’imputato-premier, e nonostante le proteste del pm De Pasquale («questo della difesa è abuso del diritto» ), il Tribunale si limita a veder cadere nel vuoto l’invito alla difesa a fare un atto di cortesia verso i testi, e prende atto del niet. Qui si innesta il secondo inceppamento: per esaurire i testi del pm ne mancano due inglesi, comuni alla difesa e da sentire in rogatoria a Londra, ma la Gran Bretagna tarda a fissare la data, anche perché entro la fine di luglio esaminerà alcuni rilievi sollevati là (si è appreso ieri) dagli avvocati inglesi del premier. Il risultato è che a Milano la difesa costringe i vari testi Marcucci, Briatore e Attanasio a tornare in Tribunale un’altra volta, in udienze che però non si possono fissare perché prima non si riesce a celebrare la rogatoria inglese. E neanche quella svizzera a Berna: prevista per domani, è «saltata» perché un teste ha programmato ora un intervento chirurgico e un altro dice di non poter rinviare una vacanza in Thailandia. Così restano vuote, e sono annullate, le quattro udienze che erano fissate il 20 e 27 giugno, 4 e 11 luglio. Quella del 18 luglio è ipotetica, legata alla dubbia disponibilità dei testi svizzeri. Seguirà per legge lo stop estivo ai processi. Poi a settembre una sola data, il 19. A ottobre tre: 10, 24 e 31: dunque solo a novembre si sarà al punto in cui si sarebbe dovuti essere a luglio. Se si considera che un paio di lunedì cadranno poi nelle feste di fine anno, la prescrizione è già dietro l’angolo molto prima non solo della Cassazione (dove era matematico che il processo non potesse mai arrivare), e neanche solo in Appello (dove già sarebbe stata una corsa contro il tempo se il verdetto di Tribunale fosse intervenuto a ridosso dell’estate), ma addirittura già prima della sentenza di primo grado. E il merito del processo? Senza sorprese: anche ieri l’armatore navale Diego Attanasio («mi avete già ascoltato 6 volte davanti al pm e 2 volte in Tribunale 4 anni fa...» ) ha di nuovo smentito Mills e la difesa Berlusconi sul fatto che i 600.000 dollari all’avvocato inglese possano essere stati un proprio regalo o prestito a Mills, che all’epoca gestiva 10 milioni di dollari di Attanasio ma in grande autonomia: al punto da tenersi (secondo Attanasio) 250.000 sterline, e da usare fogli fatti firmare in bianco all’armatore poco prima che Attanasio finisse in carcere a Salerno per due episodi di corruzione e falso, costatigli nel 2004 in primo grado 3 anni anch’essi avviati a prescrizione. Luigi Ferrarella