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 2011  giugno 18 Sabato calendario

MINI “LA GUERRA PER FINTA CHE IMBRIGLIA LA NATO E SALVA IL RAÌS”

Il generale Fabio Mini, già comandante della forza internazionale di pace in Kosovo e Capo di Stato Maggiore Nato in Sud Europa, sostiene che lo stallo libico sia dovuto ai comportamenti ambigui dei paesi che formano la comunità internazionale. Ambiguità dovute a interessi diversi e spesso contrastanti.
“L’andamento della guerra risente del circolo vizioso che si è venuto a creare e che paralizza il braccio armato della risoluzione Onu 1973, cioè la Nato”.
Perché Gheddafi è ancora al suo posto?
E ci rimarrà ancora se continua così. Quella che si pensa sia una guerra tra 2 con-tendenti, la comunità internazionale e Gheddafi, in realtà è una guerra con molti contendenti. Innanzitutto sul versante libico non ci sono solo i ribelli contro i miliziani di Gheddafi, bensì le compagnie petrolifere straniere, tra cui l’Eni, che stanno dalla parte di Gheddafi per mantenere i contratti siglati a suo tempo con il regime del colonnello e perché non si fidano ancora del Consiglio nazionale provvisorio formato dai ribelli.
Sull’altro versante, la comunità internazionale come sta agendo?
Qui sta il problema: è divisa. Nell’ambito della stessa Nato ci sono paesi come la Francia e l’Inghilterra che non risparmiano risorse per far cadere Gheddafi ma poi ce ne sono altri, come l’Italia che ancora adesso fingono di combattere contro Gheddafi mentre, in realtà, salvaguardano gli interessi che avevano ottenuto grazie a Gheddafi stesso. Si tratta di contratti e contatti personali con il rais. E per l’Italia bisogna aggiungere la questione interna, ossia la Lega, contraria a questa guerra per calcoli elettorali. Ci sono poi paesi come la Turchia che tuttora appoggiano apertamente il regime di Gheddafi, non solo per solidarietà islamica ma per mantenere e sviluppare ancora di più i propri affari nel Mediterraneo: accesso ai porti ed esportazione in Libia di tecnologia a basso costo. Altri paesi non vogliono invece prendere posizione per non doversi trovare dalla parte sbagliata quando la guerra finirà.
Un circolo vizioso.
Esatto, questi comportamenti falsi e contrastanti hanno finito per paralizzare, o meglio , imprigionare la Nato, che è costretta per statuto a muoversi sulla base del consenso unanime dei suoi paesi membri.
Siamo di fronte a una sceneggiata?
La sceneggiata più cara del mondo. Perché finora questi tre mesi di guerra sono già costati agli italiani 150 milioni di euro. E senza aver ottenuto un bel niente, né sotto il profilo economico né sotto quello politico.
Frattini sembrava avere la situazione in pugno e un’intesa con il segretario di Stato Usa Clinton. Perché non abbiamo ottenuto nulla?
Il segretario di Stato è venuta a Roma perché gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse nel passare la palla all’Europa, visto che sono già molto impegnati su altri fronti; poi il fatto che siano venuti a Roma i rappresentanti del Cnt libico basato a Bengasi non vuol dire certo che l’Italia gioca un ruolo da protagonista. A parte che il presidente Jalil era stato prima in Francia... Avendo bisogno di legittimarsi, i ribelli vanno ovunque. Non lo hanno fatto certo perché pensano che l’Italia abbia un peso sullo scacchiere mondiale.
E la comunità internazionale però non è ancora certa di voler appoggiare davvero i ribelli?
Sì. Per questo si è creato un circolo vizioso dentro a un altro circolo vizioso. Ripeto ci troviamo davanti a una sceneggiata.