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 2011  giugno 18 Sabato calendario

Inchiesta P4, ecco i 70 vip interrogati per niente - Per capire come funziona una lob­by, provate a farvi invitare da Serena Dandini: se non siete amici di Veltroni, se non avete pubblicato almeno un li­bro da Feltrinelli, se non scrivete su Re­pubblica o almeno la leggete due volte al giorno, se non siete passati per la Scuola Holden o la Fandango, se non frequentate il cinema romano di Nanni Moretti e se non siete neppure amici di Concita De Gregorio - se insomma non siete un fighetto di sinistra, potrete pu­re scoprire la cura del cancro ma di essere ospiti a Parla con me proprio non se ne parla

Inchiesta P4, ecco i 70 vip interrogati per niente - Per capire come funziona una lob­by, provate a farvi invitare da Serena Dandini: se non siete amici di Veltroni, se non avete pubblicato almeno un li­bro da Feltrinelli, se non scrivete su Re­pubblica o almeno la leggete due volte al giorno, se non siete passati per la Scuola Holden o la Fandango, se non frequentate il cinema romano di Nanni Moretti e se non siete neppure amici di Concita De Gregorio - se insomma non siete un fighetto di sinistra, potrete pu­re scoprire la cura del cancro ma di essere ospiti a Parla con me proprio non se ne parla. Cito la Dandini (che personalmente mi sta molto simpatica) perché il suo salotto, oggi chiuso per ferie, sarebbe l’ambiente ideale in cui discutere, inorriditi e scandalizzati, della misteriosa e temibilissima P4 che muove nell’ombra e al cui vertice, ça va sans dire , deve sedere per forza il Cavaliere: che, come il maggiordomo, non può mancare in nessuna trama. Il magistrato rock che conducecon sprezzo del pericolo l’inchiesta contro questa nuova Spectre, che si preannuncia più eccitante e più gustosa della mitica «Loggia di San Marino » denunciata al mondo dal-l’infaticabile De Magistris, è noto per convocare nei suoi uffici i personaggi più improbabili, purché siano apparsi in tv e assicurino quindi la presenza delle telecamere: da Tony Renis a Vittorio Emanuele di Savoia, da Anna La Rosa a Fabrizio Corona, nessuno sfugge all’occhio vigile di Henry John Woodcock. Ora che ha trovato la P4, bisognerà affittare il San Paolo per ospitare tutti i testimoni. Il fatto è che il mondo funziona così: con le relazioni, i rapporti, le amicizie, le conoscenze, i favori, i debiti e le ricompense. E funziona così da sempre. I Romani chiamavano familia l’insieme di «più persone soggette alla potestà di uno solo, in virtù di un vincolo naturale o giuridico », e su questo sistema hanno costruito, letteralmente, un impero. I partiti sono famiglie, le corporazioni e le consorterie sono famiglie, e così i sindacati e gli ordini professionali e le chiese. La mafia è una famiglia,e così la massoneria o l’Opus Dei o la «Trilateral ». La famiglia - la lobby, il «comitato d’affari», la corporazione - funziona nell’interesse di tutti i suoi membri; è fortemente gerarchizzata e, insieme, reticolare; opera secondo la logica infallibile del do ut des ; si fonda sul principio della conoscenza personale, diretta o indiretta, che di per sé è una garanzia. Del resto, anche quando cerchiamo un idraulico anziché indire un concorso pubblico preferiamo ricorrere al suggerimento del portinaio, che sicuramente conoscerà qualcuno disposto non soltanto a ripararci il lavandino, ma anche a farci lo sconto se ci dimentichiamo di chiedergli la fattura. È vero: un sistema così prima o poi si schianta. Prima o poi, a forza di raccomandazioni e di segnalazioni, la percentuale di mediocri e di autentici deficienti è destinata a superare il livello di guardia, e a mettere in crisi il sistema. Basta pensare alla Rai. Si diceva una volta che a viale Mazzini assumevano due democristiani, un socialista, un comunista e uno bravo: adesso quello bravo devono esserselo dimenticati, e l’azienda barcolla. Nei Paesi occidentali, ai quali soltanto per un capriccio geografico continuiamo ad appartenere, il potere delle famiglie, delle corporazioni e delle lobbies viene temperato dall’esistenza dello Stato, cioè di istituzioni neutrali fondate sulla meritocrazia e sottoposte a periodica verifica. Negli Stati Uniti l’ottimo Bisignani avrebbe un ufficio a Washington, sulla K Street, ma finirebbe per vent’anni in un carcere federale se truccasse un concorso: perché il bene pubblico - così ragionano i popoli evoluti - richiede che siano i migliori a vincere, e la meritocrazia è la vera virtù del mercato. Da noi lo Stato è fatto di famiglie, quasi sempre imparentate tra loro, che si scambiano favori in cambio dell’inamovibilità. Ogni tanto scoppia una rissa, divampa un’inchiesta giudiziaria, cade un governo o qualcuno è impiccatoa testa in giùma poi si ricomincia tranquillamente tutti insieme, di favore in favore, proprio come si fa in famiglia. Per questo l’inchiesta sulla P4 è ridicola: perché finge di non sapere qual è la realtà del potere in Italia (anche all’interno della magistratura e nei suoi rapporti con gli altri poteri), perché tenta di brandire capi d’imputazione tanto indefiniti quanto improbabili per sollevare un polverone politico, e perché stuzzica la naturale invidia di un popolo di raccomandati per i potenti e i raccomandati altrui. Facile prevedere che sarà il successo dell’estate.