Andrea Brenta, ItaliaOggi 18/6/2011, 18 giugno 2011
L’AUTO ELETTRICA È ANCORA IN PANNE
Non emette inquinanti, è silenziosa, non consuma petrolio. Ma... nessuno è perfetto. Nemmeno l’auto elettrica. Anzi, secondo un rapporto diffuso dal Consiglio francese di analisi strategica, i difetti supererebbero i pregi.
«A seconda del mix energetico con cui è prodotta l’elettricità, alcuni veicoli elettrici emettono quantità di CO2 addirittura maggiori rispetto alle auto tradizionali», ammettono gli autori del rapporto.
Non solo.
A ciò dobbiamo aggiungere altri aspetti negativi, come la scarsa autonomia, che diminuisce ulteriormente con l’utilizzo notturno dei fari, dei tergicristalli e del riscaldamento. Per non parlare dell’incognita della durata delle batterie, dei tempi di ricarica o, peggio, della propensione di alcuni alimentatori a prendere fuoco. E della disponibilità e dell’accessibilità delle infrastrutture di ricarica.
Il rapporto in conclusione spinge a scommettere innanzitutto sui veicoli ibridi (motore elettrico con motore termico) prima di sperare di vedere svilupparsi un mercato di massa delle auto elettriche.
Quello in questione non è l’unico studio a tirare conclusioni negative sull’argomento. Per citarne solo uno, un rapporto dell’istituto di studi economici Xerfi stima le vendite di auto elettriche in Francia nel 2020 solo al 2% delle immatricolazioni: ben lontano dal 5 o addirittura dal 10% previsto da alcuni esperti e perfino da alcuni politici che sbandierano le vetture elettriche come la panacea universale contro l’inquinamento urbano. Proprio lo studio di Xerfi sottolinea le debolezze ben precise di queste automobili: scarsa autonomia, prezzi proibitivi e la concorrenza delle motorizzazioni ibride o tradizionali, sempre più efficienti e meno energivore.
A dispetto di questo quadro negativo, l’auto elettrica non è proprio da rottamare del tutto. Almeno in una prima fase essa risponde perfettamente alle esigenze di organismi pubblici e privati che possiedono una flotta aziendale e intendono diminuire le emissioni di anidride carbonica.
Un altro interessante mercato di nicchia è quello delle auto in car-sharing.
Resta da vedere se l’auto elettrica sarà in grado di rispondere ai bisogni di un mercato di massa. Quel che è sicuro, per ora, è che in Europa non ci sarà una diffusione di questi veicoli senza il concreto aiuto dei governi degli stati dell’Unione. Secondo un rapporto di Standard&Poor’s, il nodo cruciale restano le infrastrutture per la ricarica delle batterie, la cui realizzazione stenta a decollare. Ma il rapporto sottolinea soprattutto come nella mobilità elettrica l’Europa stia procedendo in ordine sparso, senza una chiara politica di sviluppo coordinata e concertata. La Germania, per esempio, ricorda S&P’s, sta puntando sullo sviluppo tecnologico e sugli incentivi all’acquisto, mentre la Francia accelera sulla realizzazione delle colonnine di ricarica e fornisce qualche limitata agevolazione agli acquirenti. E l’Italia? Aspetta.
Andrea Brenta