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 2011  giugno 18 Sabato calendario

Al procuratore capo di Ferrara dev’essere scappato un «cretina» o un «troia» di troppo all’indirizzo delle sue pm, se il plenum del Csm ha deciso all’unanimità di rimuoverlo dall’incarico

Al procuratore capo di Ferrara dev’essere scappato un «cretina» o un «troia» di troppo all’indirizzo delle sue pm, se il plenum del Csm ha deciso all’unanimità di rimuoverlo dall’incarico. Il dottor Rosario Minna, classe 1942, non solo è stato trasferito in altra sede dall’organo di autogoverno dei magistrati, ma non potrà neanche più ricoprire il ruolo di procuratore. Una retrocessione in piena regola, motivata dal fatto che gli atteggiamenti dell’ormai ex capo della procura di Ferrara con i suoi sostituti hanno «indubitabilmente creato un clima di forte tensione», con la conseguenza che si è «irrimediabilmente incrinato il necessario rapporto di reciproco rispetto, equidistanza, indipendenza e imparzialità». Nella sua autodifesa davanti al plenum Minna ha insistito nel voler far passare gli insulti ai suoi pm come un semplice linguaggio colorito, ma a far degenerare la situazione nei due anni della sua reggenza a Ferrara è stato ben altro, come emerge dalla segnalazione del pg di Bologna Emilio Ledonne, che aveva comunicato al Csm il clima di «sofferenza istituzionale» che regnava in procura: c’è stata una lettera di lamentele di Minna su alcuni sostituti, c’è stato «il comportamento a dir poco irriguardoso» verso i magistrati del suo ufficio. Con due pm in particolare, Barbara Cavallo e Nicola Proto, titolari di un’indagine per frode fiscale su Massimo Ciancimino, il pg è arrivato alle offese: i diretti interessati hanno riferito al Csm che Minna aveva fatto insinuazioni su una loro manovra per ritardare la chiusura dell’inchiesta, apostrofandoli negli ordini di servizio con espressioni come «fogna, animali, incivili, fannulloni». Con altre donne-magistrato il tono degli insulti è cresciuto ancora, secondo il racconto del sostituto Angela Scorza, che ha riferito come il procuratore capo abbia dato della cretina a una collega davanti a lei, usando poi l’espressione «troia» riguardo ad alcune pm con cui si era trovato in disaccordo nella conduzione dei procedimenti. Durante la sua audizione al Csm Minna ha negato con veemenza di aver avuto intenzioni offensive, sostenendo che in procura non ci sono mai stati contrasti e tensione. Il plenum però ha ritenuto il suo comportameto «sicuramente incompatibile» col suo ruolo di capo della procura, che «dovrebbe essere improntato a costante rispetto delle persone dei collaboratori». A quanto riferisce il quotidiano «La Nuova Ferrara», anche la seduta del Csm che ha stabilito l’allontanamento del procuratore capo di Ferrara è stata segnata da un’atmosfera di grande tensione e imbarazzo: Minnanei suoi atti difensivi e nella sua arringa ha definito «marachelle» certi comportamenti dei suoi pm, aggiungendo che «se tornassi indietro farei ben di peggio». Si è tanto scaldato che il vicepresidente Vietti lo avrebbe invitato a prendersi una camomilla, ma lui ha sostenuto che lo stavano radiando da innocente, e sugli insulti ai sostituti ha spiegato che le parolacce fanno parte della sua persona, di «un linguaggio argentino» che usava con magistrati come Vigna e Chelazzi a Firenze. «Sarà vero che sono brusco con i miei sostituti, che uso parolacce, ma non si è mai parlato delle loro parolacce, non sono gli angioletti apprezzati dalla prima commissione», ha ribadito. A verbale restano improperi e volgarità che hanno comportato la sua rimozione dall’ufficio. Anche i genitori di Federico Aldrovandi, il ragazzo ammazzato durante un controllo di polizia a Ferrara, avevano criticato l’atteggiamento tenuto da Minna durante l’inchiesta bis.