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 2011  giugno 18 Sabato calendario

ROMA —

Se tutto va bene ci vorranno ventuno anni per chiudere definitivamente i conti del condono tombale del 2002. A nove anni dalla sanatoria, che ha già portato nelle casse dello Stato 20,8 miliardi di euro, ne restano da incassare ancora 4,2. Somme dichiarate come dovute, ma mai versate dai contribuenti che magari hanno pagato la prima rata del condono, ottenendo l’estinzione di tutti i reati tributari e penali connessi, e poi sono letteralmente spariti. Decine di migliaia di cittadini e imprese, molti dei quali con debiti fiscali superiori a 500 mila euro, nei cui confronti la riscossione, nonostante il nuovo armamentario di strumenti, fa poco o nulla. I nomi dei morosi si conoscono e a tutti l’Agenzia delle entrate, attraverso Equitalia, ha inviato le cartelle esattoriali con le somme iscritte a ruolo da pagare. Invano, perché le riscossioni effettive procedono a passo di lumaca. Da quando sono scaduti i termini sono stati recuperati 910 milioni di euro, una decina al mese. La riscossione, a volte, non tiene il passo rispetto agli interessi di mora e alle sanzioni, che fanno lievitare la massa dei crediti. L’anno scorso c’è stata addirittura una flessione degli incassi, di 80 milioni, rispetto al 2009. Di questo passo, denuncia la Corte dei conti in un rapporto appena pubblicato, ci vorranno dodici anni per riscuotere il dovuto. Semmai ci si riuscirà, perché le nuove norme contenute nel decreto sviluppo, che allentano la morsa della riscossione, rischiano di offrire ai furbetti del condono una nuova, inattesa, scappatoia. Tra le modifiche già definite dal Parlamento c’è ad esempio quella di impedire agli agenti della riscossione il pignoramento degli immobili quando il credito del fisco è inferiore ai 20 mila euro. La Corte dei conti auspica che «tale modifica non riguardi la fattispecie delle rate da condono non versate» , anche se il grosso delle somme che resta da incassare riguarda contribuenti che hanno debiti ingenti nei confronti del fisco. Quelli che hanno pendenze superiori ai 500 mila euro sono 29.871, appena il 3,4%del totale, ma sono debitori di oltre il 50%delle somme che devono essere ancora incassate: 2,8 miliardi di euro sui 4,2 complessivi. Per dare un’idea, i contribuenti che hanno un debito fiscale inferiore a 25 mila euro sono 20.207, ma a questi restano da pagare appena 89 milioni di euro. E non è solo colpa del condono fatto male, per cui bastava pagare una sola rata per essere a posto e poi, magari, spogliarsi formalmente da ogni proprietà per non dare appigli al fisco. Il problema è che i controlli, anche quando sono possibili, non vengono fatti fino in fondo. Il blocco dei conti bancari, ad esempio, non è stato sfruttato al massimo. Dei 264 contribuenti che avevano un debito con il fisco superiore al milione di euro, l’accesso ai conti bancari è scattato solo in 135 casi, portando a 90 pignoramenti. Lo stesso per i 315 evasori che devono allo Stato tra 500 mila e un milione di euro: solo 185 accessi alla banca dati dei servizi bancari e finanziari, che hanno determinato il congelamento dei beni in 110 casi. Mario Sensini