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 2011  giugno 18 Sabato calendario

Fino a dieci anni fa era una follia per milionari della Grande Mela: orti di lusso tra i grattacieli, con terrazze di pomodori, mele e fragole da esibire come salotti, accuditi da supergiardinieri con stipendi da 3-4 mila euro al mese

Fino a dieci anni fa era una follia per milionari della Grande Mela: orti di lusso tra i grattacieli, con terrazze di pomodori, mele e fragole da esibire come salotti, accuditi da supergiardinieri con stipendi da 3-4 mila euro al mese. Ma nella New York del 2011, gli orti urbani sono ormai alla portata di tutti. Un diffusissimo hobby che coniuga l’inarrestabile trend dell’agricoltura locale, bio e sostenibile al desiderio di risparmiare in una città dove persino l’insalata può sfiorare i 20 dollari il chilo. Che siano sui tetti degli edifici, in terrazza o nei cortili sul retro di appartamenti trasformati in frutteti, il trend è ormai inarrestabile. Secondo gli ultimi dati del NYC Parks Department’s Greenthumb program, milioni di newyorchesi oggi trascorrono il tempo libero coltivando frutta, ortaggi o anche solo erbe aromatiche alla finestra che, proprio come la città che li alberga, tendono ad allungarsi in verticale, uno sopra l’altro. «Con questo speciale sistema di giardinaggio a torre si riduce al massimo anche l’uso della terra» , spiega Ron Lewis, avvocato, mentre diserba l’orto sul tetto del suo brownstone sulla 95 ª strada, prima di seminare rucola e zucchine. In un angolo del terrazzo, Lewis ha sistemato un cassone in legno, da lui stesso costruito, dove tutti i giorni butta gli scarti biologici dei pasti: bucce di frutta, capature di verdura, gusci di uova, fondi di caffè. «È per il composto organico fatto in casa — precisa — ilmiglior fertilizzante che esista al mondo. E il più economico» . A dare l’imprimatur al nuovo trend è stata la first lady Michelle Obama col suo orto modello e rigorosamente biologico alla Casa Bianca, pieno di gustosissima frutta e verdura fresca, coltivate senza additivi chimici e fertilizzanti per sfamare gli ospiti internazionali e lanciare un chiaro messaggio anticrisi all’America post recessione economica. «L’orto te lo fai da te, con poche centinaia di dollari. E alla fine mangi il frutto della tua fatica» , teorizza Maria Cosentino, una ballerina che coltiva basilico, melanzane e rosmarino sulla terrazza del suo appartamento a Bleeker Street e per tenere a bada parassiti di ogni genere giura di usare esclusivamente «rimedi ecologici» : le coccinelle contro gli afidi, la birra per le lumache, bucce di cetriolo contro gli scarafaggi. La passione agricola dei newyorchesi non è una novità. Per oltre 20 anni centinaia di cosiddetti «community gardens» sono stati messi a disposizione dal comune a chiunque avesse il pollice verde ma non le risorse per coltivarlo. Migliaia di nullatenenti dal Bronx a Harlem hanno potuto così accudire il loro fazzoletto di terra, coltivando pomodori, rose e fagiolini tra il traffico e i grattacieli. A porre fine all’economico passatempo ci ha pensato l’ex sindaco Rudy Giuliani. Che ha deciso di cavalcare il boom immobiliare della Grande Mela, mettendo all’asta i giardini a impresari edili che hanno costruito grattacieli e palazzine residenziali di lusso. L’attuale sindaco Michael Bloomberg ha cercato di correre ai ripari. Planyc 2030, il suo programma lanciato con la Giornata della Terra 2007 che vuole trasformare New York nel campione americano dello sviluppo sostenibile, prevede sgravi fiscali per chi installa dei «tetti verdi» . E sotto la sua guida il Dipartimento Parchi e Giardini ha creato l’orto più grande della città sui tetti di Randall Island, l’isola a nord est di Manhattan. Alessandra Farkas