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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

LE GRANDI MANUTENZIONI DEL PRAGMATICO SARKOZY

Ci sono molte ragioni per spiegare l’elezione di un presidente, ma a maggio 2007 Nicolas Sarkozy ha vinto soprattutto sulla base di una promessa che riassumeva il suo programma e la sua visione politica: «Cambierò la Francia». Con l’obiettivo dichiarato di renderla più moderna, più dinamica, più competitiva. La crisi esplosa poco più di un anno dopo ha impedito che il progetto iniziale si realizzasse compiutamente e ha anzi costretto Sarkozy ad almeno una marcia indietro (sul fisco). Così come ha spazzato via un altro degli slogan forti della campagna: «Sarò il presidente del potere d’acquisto».

L’opposizione e numerosi francesi pensano che quella promessa è rimasta in larga parte sulla carta. E insistono nell’alimentare l’immagine caricaturale di un Sarkozy "bling bling" amante della mondanità e degli show mediatici. In realtà, nonostante ritardi, contraddizioni, rinunce, incertezze in questi quattro anni di riforme ne sono state fatte molte. Alcune importanti, in particolare sul fronte economico. Magari poco evidenti, ma destinate sul lungo periodo a trasformare in profondità il Paese.

Sarkozy ha cominciato a passo di carica nel 2007. È partito con la non sostituzione di un dipendente pubblico ogni due in uscita per pensionamento. Dal punto di vista strettamente finanziario il provvedimento ha un impatto limitato (circa 450 milioni all’anno), ma è la prima volta da trent’anni che il numero dei fonctionnaires diminuisce: 175mila nei cinque anni di presidenza. E metà dei risparmi sono redistribuiti nel pubblico impiego.

Poi, è arrivata l’autonomia delle 83 Università pubbliche. Gli atenei - che al termine del quinquennato avranno ricevuto risorse supplementari per poco meno di 40 miliardi - sono liberi di gestire il budget, assumendo i professori che vogliono. E poi è stata la volta della legge Tepa, su lavoro e liberalizzazioni. Quattro i punti. Il primo: la defiscalizzazione degli straordinari, ultima spallata alla legge sulle 35 ore, con 700 milioni di ore effettuate da 5,3 milioni di lavoratori dipendenti nel 2010 (per un valore di circa 4 miliardi). Il secondo: ampia possibilità di cumulo tra pensione e lavoro. Il terzo: sostanziale cancellazione del pensionamento "costretto" prima dei 70 anni. Il risultato di queste due misure è che il tasso di occupazione dei senior (55-64 anni) è cresciuto di 4 punti. Il quarto: un premio per i disoccupati che invece di accontentarsi delle varie indennità tornano a lavorare.

Il 2007 si è chiuso con il credito d’imposta sugli investimenti in ricerca (valore per le imprese circa 5 miliardi all’anno) e gli impegni sul fronte ambientale, per passare dal 10% del 2007 al 23% del 2020 in termini di quota di energie rinnovabili sui consumi totali (oggi la Francia è poco sopra il 13%).

Il 2008 è l’anno della crisi, che Sarkozy affronta in maniera proattiva. Oltre a un piano per l’economia da 28 miliardi (compresi i prestiti alle banche da restituire con 2,7 miliardi di interessi), vara il Fondo strategico d’investimento (una sorta di fondo sovrano con il quale acquisire partecipazioni in aziende considerate strategiche e in Pmi innovative, dotato di oltre 21 miliardi), il prestito da 35 miliardi (per università, ricerca e progetti industriali high-tech, un intervento che dovrebbe contribuire per lo 0,3% annuo alla crescita) e la legge di "modernizzazione dell’economia".

Che prevede l’obbligo di pagamento delle forniture entro 60 giorni, la liberalizzazione degli esercizi commerciali fino a mille metri quadrati, un allungamento dei periodi dei saldi e soprattutto l’autoimprenditore. Cioè la semplificazione massima per chi ha un’attività, più o meno complementare rispetto al lavoro dipendente (pubblico o privato), che non superi gli 82mila euro annui. Ci si registra online sul sito del ministero e si paga al fisco un forfait annuo compreso tra il 12 e il 22% dei ricavi. Se non si incassa non si paga. A fine 2010 i nuovi microimprenditori nati così erano 660mila, 350mila dei quali con un fatturato (per complessivi 3 miliardi). Un piccolo evento, nel Paese del lavoro fisso (meglio se pubblico e a vita) e dei colossi industriali.

Nel 2009 viene abolita la "taxe professionelle", equivalente dell’italiana Irap. Sostituita da un’imposta che non colpisce gli investimenti immobiliari o in macchinari ma il valore aggiunto prodotto: 5 miliardi di tasse in meno a carico delle aziende.

La riforma cruciale del 2010 è quella previdenziale, mentre a segnare il 2011 è per ora quella fiscale. La più politica, la più attenta all’ormai prossima scadenza elettorale (le presidenziali sono tra fine aprile e inizio maggio del 2012). Sarkozy ha rinunciato a una delle misure chiave del proprio debutto all’Eliseo, lo scudo che impedisce un’imposizione superiore al 50% del reddito (provvedimento ritenuto favorevole ai "ricchi") e rivisto l’Isf, la patrimoniale, dalla quale sono esonerati 300mila contribuenti e le cui aliquote sono state riviste al ribasso.

Il prossimo dossier al quale metterà mano, l’ultimo prima del voto, sarà quello degli anziani non autosufficienti: oggi 1,2 milioni, per un costo nell’ordine dei 32 miliardi (25 a carico dello Stato, l’1,3% del Pil, e 7 a carico delle famiglie), destinato a salire vertiginosamente. Anche se non è ancora chiaro quale sarà la strada che verrà scelta per finanziare questa emergenza nazionale.

Sarà l’ultima voce che si aggiungerà al bilancio di un presidente in leggero recupero di popolarità ma che la Francia, almeno un po’, ha provato a cambiarla davvero.