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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

ECCO DOVE SONO I SOLDI DI B.

Il premier povero. Delle molteplici maschere indossate in carriera dal formidabile attore Silvio Berlusconi l’ultima è forse la più sorprendente. “Mi chiedono 2.500 miliardi di lire. Dove li trovo così tanti soldi?”, si domanda affranto uno degli uomini più ricchi del mondo. Un tipo che secondo la rivista americana Forbes può vantare un patrimonio personale di quasi 8 miliardi di dollari, circa 5,5 miliardi di euro. Non è chiaro come Berlusconi arrivi a fissare in 1,25 miliardi di euro (pari, appunto, a 2.500 miliardi di lire) la bolletta che presto potrebbe essere chiamato a pagare. Probabilmente esagera. Se si sommano i 750 milioni di euro che rischia di dover versare alla Cir di Carlo De Benedetti per il lodo Mondadori (ma più probabilmente saranno all’incirca 500) ai 300 milioni di una vecchissima pendenza fiscale anche questa sul riassetto Mondadori, ci si ferma a un miliardo di euro. Che rappresentano di sicuro una somma importante anche per il capo di governo più ricco del mondo (sultani esclusi).
A SUBIRE il salasso, per il momento del tutto ipotetico, dovrebbe essere la Fininvest, controllata dal Cavaliere (al 63 per cento) assieme ai suoi cinque figli, che si dividono il restante 37 per cento del capitale. Domanda: ce la farà la holding di Berlusconi a pagare quanto dovuto, oppure rischia sul serio il fallimento come cerca di far credere il capo del governo? Nessun crac in vista. Anzi, bilanci alla mano, la Fininvest sembra senz’altro in grado di cavarsela senza che sia compromessa la sua solidità patrimoniale. Ovviamente sarebbe meglio se quella tegola da un miliardo proprio non ci fosse, ma da qui a dipingere l’impero berlusconiano come prossimo al fallimento ce ne corre.
Vediamo perché, con una premessa. Il bilancio 2010 di Fininvest non è ancora noto. Verrà reso pubblico nei prossimi giorni, ma si può far riferimento ai conti del 2009 anche perché nel frattempo non si sono registrate novità tali da alterare in modo significativo le grandezze patrimoniali della società.
Punto primo: la Fininvest spa non ha debiti con le banche. Può invece vantare una liquidità di oltre 500 milioni in parte sotto forma di depositi di conto corrente, in parte (60 milioni) investita in due polizze assicurative prontamente liquidabili.
Meglio ancora: nella relazione al bilancio 2009 la holding presieduta da Marina Berlusconi segnala di poter disporre di affidamenti a breve termine non utilizzati per 950 milioni. Significa che in caso di necessità Fininvest può far ricorso a quasi un miliardo di euro che il sistema bancario è pronto a fornire. Poi ci sono i titoli, che in caso di necessità possono essere smobilizzati. Fininvest ha parcheggiato 150 milioni in Lussemburgo affidandoli in gestione alla società controllata Trefinance. Una somma importante che è servita sottoscrivere un’obbligazione (Profit participating bond) emessa dalla stessa Trefinance. Questo particolare strumento finanziario scade alla fine del 2011.
Insomma tra liquidità corrente, investimenti in scadenza e linee di credito bancarie Berlusconi e famiglia posso permettersi di far fronte all’eventuale sborso di un miliardo senza fare i salti mortali. E senza toccare le quote di controllo in Mediaset (39 per cento) o in Mondadori (50,1 per cento) e neppure altre partecipazioni considerate strategiche come quella del 2 per cento circa in Mediobanca, che in Borsa vale circa 120 milioni o il 35 per cento di Mediolanum (800 milioni).
VA POI ricordato che Fininvest è una macchina che ormai da molti anni viaggia al ritmo di 200 milioni e più di profitti all’anno. Nel 2010 Berlusconi e i figli si sono spartiti la bellezza di 199 milioni di dividendi, che si aggiungono ai 208 milioni del 2009 e ai 240 del 2008. E allora, per male che vada, il premier sarà costretto a dare un taglio ai dividendi. Magari dovrà accontentarsi di un centinaio di milioni. Povero Silvio.