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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

Denunciò la combine Pisacane, lo stopper che non ha prezzo - Ma poi non è vero che sono tutti uguali di fronte alla tentazione

Denunciò la combine Pisacane, lo stopper che non ha prezzo - Ma poi non è vero che sono tutti uguali di fronte alla tentazione. Segnatevi il nome del semisconosciuto stopper Fabio Pisacane, 25 anni, dai Quartieri Spagnoli di Napoli al Lumezzane, con il sogno di diventare forte come Cannavaro. Un’onesta carriera da professionista, sempre rincorrendo attaccanti sui campi spelacchiati di B e Lega Pro. Tre giorni prima di una partita decisiva, gli arriva una telefonata di un suo vecchio dirigente. È il 14 aprile. «Mi chiama il direttore sportivo del Ravenna Giorgio Buffone. Dobbiamo giocare proprio contro di loro. Mi saluta, prima ci gira intorno, poi va giù pesante. Mi dice in romanesco che con quei quattro soldi che mi passa il Lumezzane non posso pensare di sopravvivere. Mi dice che in Lega Pro bisogna arrangiarsi diversamente. Alla fine mi offre 50 mila euro per fargli vincere la partita». Cinquanta mila euro sono metà dello stipendio, tutt’altro che miserabile, dello stopper Pisacane (è in comproprietà con il Chievo). Mentre quello che succede dopo questa telefonata, agli atti dell’inchiesta della Procura di Cremona sul calcio scommesse, è invece la normalità. Seppellita sotto quintali di fango. «Sono andato ad allenarmi al campo - racconta Pisacane - ma avevo la testa sconvolta. Ne ho parlato subito con il mio allenatore Davide Nicola. Insieme siamo andati dal direttore e poi dal presidente. Abbiamo deciso di denunciare tutto alla Procura Federale. Non me la sono sentita di infangare la mia storia. E stare zitto sarebbe stato comunque un reato». Semplice. La denuncia fa scattare un’inchiesta. Buffone si difende maldestramente: «Ho chiamato Pisacane solo per farmi consigliare il nome di un ristorante». Non gli credono. Il Ravenna è punito con sette punti di penalizzazione ancora prima della fine del campionato, e così perde i playoff. Intanto ognuno continua per la sua strada. Buffone scommette ancora ma cambia strategia. Ora punta sulla sconfitta del suo Ravenna, che tanto non ha più niente da chiedere. Pisacane invece continua a correre e gioca, da migliore in campo, anche la partita che doveva essere combinata: «Da quando sono bambino sogno un contratto in A, nel Napoli sarebbe il massimo». Qui ci vede un parallelismo illuminante. «Io sono dei Quartieri Spagnoli, un posto che si porta dietro sempre tante paure. Ogni volta che arrivo in una nuova squadra, mi guardano con sospetto. Oppure vengono a chiedermi: "Ma è vero che lì si gira per strada con le mitragliette?"». No, non è vero. Pisacane lo ripete a tutti: «Ai Quartieri c’è anche molta gente onesta che lavora tutto il giorno e va a dormire con la coscienza a posto. Come in questo campionato di Lega Pro ci sono un mucchio di giocatori che si sarebbero comportati esattamente come me: ne sono sicuro. Il calcio è inguaiato, ma non è tutto marcio». Anche lui sembrava nei guai, a un certo punto: «In molti non mi credevano, al bar mi guardavano storto, come se fossi io quello dalla parte sbagliata. Ecco perché sono molto contento che sia uscita fuori tutta la storia...». Da giovanissimo Pisacane ha giocato nel Genoa di Milito. Tutto quello che sta vivendo adesso gli era stato tolto nel giro di una notte. «Nel 2001 ho avuto un virus al sistema nervoso. Mi sono svegliato paralizzato dalla testa ai piedi. I medici mi davano per spacciato, dicevano che non avrei mai più giocato a calcio». Invece è qui, miracolato da padre Pio del quale è diventato devoto. Papà ambulante, fratello disoccupato, lo stopper normale Fabio Pisacane ancora lotta per quello in cui crede: «Ho fede in Dio e nel mio sogno. Un calcio pulito, dove vince chi suda di più».