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 2011  giugno 23 Giovedì calendario

LA CINA È PIENA DI ELEFANTI BIANCHI

Il governo cinese ha finalmente ammesso ciò che tutti sanno da tempo: la diga delle Tre Gole, il progetto idraulico più grande e più costoso del mondo, è un elefante bianco. Wen Jiabao, il premier cinese, ha riconosciuto recentemente che la diga, alta 200 metri, pone dei "problemi quali frane, un alto livello di inquinamento e disordini sociali derivati dalla dislocazione della popolazione, che devono essere risolti urgentemente". Nel 1998, quando il controverso progetto da 40 miliardi di dollari fu proposto, il governo cinese scelse di ignorare apertamente i rischi, insistendo sul fatto che i benefici che la diga avrebbe portato (la produzione di elettricità e il controllo delle inondazioni) avrebbero superato di gran lunga i costi.
Oltre due decenni più tardi, dopo aver dislocato 1,4 milioni di persone e dopo aver sepolto sotto l’acqua del bacino mille città e villaggi, la sconvolgente verità ha cominciato a venire a galla. I benefici della diga sono stati esagerati lungamente. Nel controllo delle inondazioni la diga ha svolto un ruolo trascurabile. La produzione di elettricità è limitata a causa delle siccità periodiche. Quest’anno, per esempio, la grave siccità nel segmento medio dello Yangtze ha costretto il governo a rilasciare enormi quantità di acqua dal bacino di raccolta per irrigare i campi piegati dall’aridità della regione. Nel frattempo, la montagna di problemi cresce a vista d’occhio: le acque reflue, le alghe e il limo stanno riempiendo il fondo del bacino a un ritmo allarmante. Parte del denaro destinato al reinsediamento della popolazione è stato rubato da funzionari corrotti, innescando proteste, petizioni e indagini. Per porre rimedio a questi "problemi urgenti", la Cina dovrà spendere una cifra stimata attorno ai 23 miliardi di dollari.
La diga delle Tre Gole non è l’unico elefante bianco costruito in Cina durante il boom delle infrastrutture. Un progetto ancora più costoso è la molto decantata rete ferroviaria ad alta velocità, la più grande del mondo. I 16 mila chilometri della rete costeranno ai contribuenti cinesi almeno 300 miliardi di dollari. Ed è emerso che anche qui sono sorti problemi di corruzione, di costi lievitati e di una qualità dell’opera inadeguata. Il ministro per l’Infrastruttura ferroviaria è stato arrestato alla fine del 2010 con l’accusa di corruzione. È accusato di aver appaltato i redditizi contratti per la costruzione della rete a una azienda di famiglia. Anche la sostenibilità finanziaria di alcune delle linee ad alta velocità presenta lacune. Nella fretta di espandersi, Pechino ha autorizzato un alto numero di linee che non genereranno un traffico passeggeri sufficiente a coprire il costo dell’investimento. La stampa ha segnalato anche un possibile uso di materiali di standard inferiori a quelli previsti che potrebbero mettere a rischio la sicurezza della rete. Verso la fine di maggio, a causa di una di queste segnalazioni, il nuovo ministro per le Ferrovie ha ordinato che la velocità massima della nuova linea appena completata tra Pechino e Shanghai, e costata 33 miliardi di dollari, non potrà superare i 300 chilometri l’ora, rispetto ai 380 previsti.
Gli occidentali vedono le scintillanti infrastrutture della Cina come un segnale della forza economica e della capacità amministrativa di questo paese. Gli americani in particolare, che hanno in mente la loro infrastruttura dissestata, restano stupiti davanti ai nuovi aeroporti e alle reti ad alta velocità cinesi. Uno sguardo più attento, tuttavia, permette di individuare elefanti bianchi dappertutto.
Lo spreco nella spesa per i progetti infrastrutturali cinesi ha cause politiche, non economiche. A livello di dirigenza nazionale, i leader vogliono avere le infrastrutture più costose e più grandi del mondo: la diga più grande, la rete ferroviaria più lunga e via dicendo. A livello locale, i funzionari sono in concorrenza tra loro per costruire progetti che dimostrino le loro capacità amministrative. Risultato: dato che questi progetti hanno costi così alti (la Cina spende ogni anno l’11 per cento del Pil in infrastrutture) per la corruzione le opportunità abbondano.
(traduzione di Guiomar Parada)