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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

GIOCHI, UN VIZIO DA MILLE EURO A TESTA

Un popolo di poeti, santi e... giocatori. La metà degli italiani frequenta setti­manalmente Superenalotto, Gratta e vinci, Bingo e videopoker vari. Nel 2010 ha bru­ciato 61 miliardi di euro in giochi legali. Spe­sa triplicata in sei anni: 25 miliardi nel 2004, 80 stimati per il 2011. Ma l’erario non festeg­gia: il guadagno per lo Stato è praticamente lo stesso da anni, circa 9 miliardi. In percentua­le, la metà di sei anni fa. A denunciare l’assurdità del gioco d’azzardo le­gale è la Consulta nazionale antiusura, che ri­corda come la «compulsione all’alea» è tra le prime quattro cause del ricorso agli strozzini. Ma lo Stato incentiva ovunque il gioco: a rica­dute e costi sociali pesantissimi, corrispon­dono introiti per le casse pubbliche sempre meno vantaggiosi, per la riduzione drastica delle aliquote dovute dagli enti concessiona­ri. «Sempre più famiglie sono compromesse dall’usura», avverte il segretario della Consul­ta, monsignor Alberto D’Urso, all’assemblea delle fondazioni. «Molte si indebitano perché un loro congiunto – spiega – le ha gettate in mi­seria per irrefrenabili abitudini di gioco d’az­zardo ». L’offerta di giochi e scommesse legali è ormai invadente. L’ultima, in via di sperimentazione, è la lotteria da 5 euro con risultato immedia­to nei supermercati, con le cassiere che pro­pongono: «Vuole il resto o gioca?». Anche i di­stributori di Gratta e vinci stanno spuntando in tutti gli 11mila uffici postali.
Per il sociologo e consulente delle fondazioni Maurizio Fiasco «gli italiani giocatori abituali sono circa 30 milioni. C’è chi gioca ogni setti­mana la schedina, il Gratta e vinci e il Supere­nalotto, e chi spende tutto lo stipendio, e an­che di più, ai videpoker». I 61 miliardi e 449 milioni spesi nel 2010 impressionano il sotto­segretario Carlo Giovanardi, intervenuto al­l’assemblea. «Mille euro per italiano – dice – è un dato sconvolgente. È contraddittorio che lo Stato promuova in modo pressante l’azzardo legale, di cui paghiamo le conseguenze in ter­mini di usura e separazioni familiari, fra l’al­tro con introiti sempre più bassi per l’erario». Per questo ha dato appuntamento la prossi­ma settimana a Palazzo Chigi alle Fondazioni antiusura col commissario antiracket e antiu­sura Giancarlo Trevisone: «Farò una proposta pratica per una campagna di dissuasione dal gioco e per usare parte dei proventi per finan­ziare le politiche dalla famiglia». Monsignor D’Urso apprezza l’impegno: «Finalmente il sottosegretario alla famiglia s’è accorto che il gioco d’azzardo contribuisce a spingere le fa­miglie all’usura. Meglio tardi che mai».
I dati del ministero dell’Economia e dei Mo­nopoli rielaborati da Fiasco danno le dimen­sioni del fenomeno. Dai 24,78 miliardi di eu­ro del 2004 siamo arrivati dunque a 61,44. Il tri­plo, considerando gli 80 previsti per il 2011. Gli incassi per l’erario sono però sostanzialmen­te stabili: nel 2004 erano 7,29 miliardi, l’anno scorso sono stati 9,07. Un dato che in percen­tuale si è dimezzato: allo Stato nel 2004 finiva il 29,44% delle giocate, l’anno passato il 14,77%. Colpa della riduzione progressiva delle ali­quote dovute dalle società concessionarie.
Fiasco mette in guardia sulla nuova bolla fi­nanziaria che si sta gonfiando sul gioco d’alea: «Le società concessionarie, per anticipare quanto dovuto allo Stato, si sono indebitate con le banche. E per pagare gli interessi han­no convinto gli istituti di credito a emettere obbligazioni che vengono proposte ai clienti: ’bond’ quindi non per finanziare investi­menti, ma per pagare debiti. È un sistema che funziona finché si allarga la base della pira­mide, cioé i giochi e i giocatori. Ma c’è un li­mite fisico. Mi sembra un sistema pericoloso, che ricorda quello dei subprime, i titoli tossi­ci americani».