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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE UN TECNICO ALL´ANNO DI MEDIA

Senza più l´allenatore vecchio, senza quello nuovo, abbandonata da Leonardo, rifiutata da Bielsa, riecco a voi la neuro Inter. Sembrava scomparsa, era solo addormentata. Bastava avere pazienza, e sarebbe tornata. Come quando Moratti divorava i signori mister senza vincere mai, e intanto Moggi telefonava.
Ora, ci si chiede chi possa essere il degno erede di cotanto tormento, e forse la migliore riposta sarebbe: non un buon allenatore ma un bravo dottore. Per curare, intanto, la sindrome dell´abbandono, o per meglio dire "il deficit di accudimento" così ben raccontato da Nanni Moretti (Moretti, non Moratti) nel suo ultimo film. E nell´attesa che il mercato proponga, bruci e consumi una rosa di nomi che va da Delio Rossi a Carletto Ancelotti, passando forse per Oronzo Canà, esiste un´ipotesi più suggestiva: costruire in laboratorio il nuovo tecnico nerazzurro, prendendo qualche pezzo dalla quindicina dei suoi predecessori.
Purtroppo Moratti non era ancora presidente quando il leggendario Orrico, l´inventore della gabbia, si aggirava ad Appiano Gentile. Peccato, perché una gabbia servirebbe un sacco pure oggi: per rinchiuderli.
Si potrebbe però prendere in prestito l´inflessibilità di Ottavio Bianchi, in quest´epoca di mammole viziate.
A Luisito Suarez si potrebbero chiedere il passato e la gloria sportiva, una vertigine da anni Sessanta e un paio di piedi buoni. Suarez, che con Moratti vinse tutto, però si chiamava Angelo e non Massimo.
All´ineffabile Roy Hodgson ("il miglior tecnico nella storia della nazionale svizzera", secondo Wikipedia) si potrebbe domandare in prestito la cadenza da Stan Laurel, così almeno ci si diverte, ma soprattutto il formidabile intuito profetico: quello che gli fece dire che Roberto Carlos non serviva, perché lui cercava un difensore, mica un´ala.
(Luciano Castellini, non si offenda il Giaguaro, per questo giro lo lasceremmo tranquillo).
A Gigi Simoni si potrebbe chiedere la serietà: merce sempre rara. Purché non porti in dote il destino che in una lontana domenica torinese gli fece incontrare, in un colpo solo (il colpo di Iuliano addosso a Ronaldo), appunto Mark Iuliano, Moggi, il designatore Baldas e l´arbitro Ceccarini.
Mircea Lucescu potrebbe portare in dote le camicie di terital blu, con quei laghi di Garda e Maggiore che gli si allargavano sotto le ascelle.
A Marcello Lippi si potrebbe chiedere di ripetere la famosa frase: «Li prenderei tutti a calci nel c.». Gli costò il posto, però si trattava di un concetto fortemente condivisibile e sempre applicabile.
Poi ci sarebbe Marco Tardelli, con quel famoso derby. Non lo porti, dài.
A Hector Cuper si dovrebbe chiedere il gesto, uno solo, che amava ripetere prima di ogni partita: e cioè quel colpo sul petto di tutti i giocatori, seguito dalla frase «Yo estoy contigo». Poi, a volte si scopre che il folclore è appeso a niente, tipo Maradona in Sudafrica, però emoziona.
(Anche Corrado Verdelli, come il Giaguaro, non si offenda se lo lasciamo nella riga che occupa sull´elenco tra Cuper e Zaccheroni).
E allora si potrebbe chiedere un po´ di pazienza proprio ad Alberto Zaccheroni, virtù esercitata anche al Milan e alla Juventus, dove fu ricambiata così così.
A Mancini prendiamo il nodo della sciarpa e la carezza per sistemarsi i capelli. Il più piacione tra i vincenti, il più vincente tra i piacioni, prima di chi sapete voi.
A Josè Mourinho, al suo enorme bagaglio di cose - ori e patacche, diamanti e fondi di bottiglia - l´Inter dovrebbe chiedere i risultati. Nulla di più, perché nulla di più servirebbe.
Cosa prendere infine agli ultimi due nomi della lista? Alle ferite più recenti? Rafa Benitez potrebbe portare l´infinita pacatezza, quasi una sonnolenza, utile nei momenti di neurodelirio. Leonardo potrebbe regalare qualche metafora, qualche lungo giro di parole per non dire niente, ma per dirlo molto bene.
Tuttavia, nessuno di loro potrà mai dare all´Inter quello che avrebbe dato Marcelo Bielsa detto "el loco", il matto, soprannome perfetto, abbinamento ideale con le parole dell´inno ("Amala/pazza Inter amalaaa"): alla fin fine, un´occasione perduta. Perché Nanni Moratti, grandioso regista dell´assurdo, stavolta aveva visto giusto nell´affidare al loco, al matto, i suoi cari neuroazzurri.