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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

RITORNA IN CINA L’EROS PROIBITO MA PER LEGGERE OCCORRE IL VISTO —

Mao Zedong raccomandò ai suoi sottoposti di leggerlo: «Ci troverete la vera storia della dinastia Ming» , l’epoca nella quale venne pubblicato per la prima volta (1610). Solo lui poteva permettersi di dire una cosa e il suo contrario. Perché, infatti, il Chin P’ing Mei, epopea di un Don Giovanni d’epoca Sung (960-1127), è uno dei libri licenziosi per eccellenza della letteratura cinese ma anche sotto lo stesso Mao era stato relegato nel limbo del feudalesimo immorale. Solo studiosi provvisti di titoli accademici indiscutibili potevano accostarsi alle imprese erotiche di Hsi-Men Ch’ing. Adesso, nella Cina che consuma tutto, anche il porno, il Chin P’ing Mei ritorna. In versione integrale ma solo per pochi. L’edizione è a tiratura limitata, a 998 renminbi, circa 110 euro. Il «Jiang Huai Morning Post» riporta che le librerie non possono esporlo (poster ammessi, però); la pubblicazione è mirata alle istituzioni e se un privato cittadino volesse comprarlo dovrebbe comunque esibire il permesso della sua danwei, l’unità di lavoro. Resteranno dunque le edizioni pirata. «Il libro è ufficialmente inaccessibile ai più nella versione integrale. Ma i miei allievi lo leggono online» , dice al «Corriere» la professoressa Yu Xiaopeng, del corso di letteratura cinese dell’università Beiwai. La fama sulfurea del Chin P’ing Mei ne ha accompagnato le traduzioni. In Italia, quella per Einaudi di Piero Jahier (il poeta di Con me e con gli alpini) e di Maj-Lis Rissler Stoneman subì una «potatura» — come scrisse Olimpio Cescatti per l’edizione Es del 2005 coi tagli ripristinati — peraltro «comprensibile nel clima degli anni Cinquanta» .
Marco Del Corona