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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

GLI AGGIUSTAMENTI CON IL NUOVO FISCO. E I COMUNI VIRTUOSI POTRANNO SPENDERE —

Il pressing della Banca Centrale Europea, che chiede chiarezza sui contenuti della manovra di risanamento dei conti pubblici, non turba più di tanto il ministro dell’Economia. Il «manuale» europeo prevede che gli interventi di finanza pubblica vengano varati entro il mese di ottobre e, rispetto alla prassi, il governo anche quest’anno anticiperà la scadenza, presentando la manovra triennale in Parlamento alla fine di giugno. Gran parte del lavoro di messa a punto è fatto, e mettendo sul piatto una modifica sostanziale del Patto di Stabilità per i Comuni, Giulio Tremonti, sembra aver spuntato il via libera della Lega Nord. Per il Patto, che oggi lega le mani anche ai Comuni più virtuosi, si profila un ritorno al passato. L’obiettivo annuale non sarà più tarato sulla spesa dei municipi, ma sui saldi di bilancio. Esattamente come venne impostato all’origine da Pietro Giarda, allora sottosegretario al Tesoro. Per essere in regola i Comuni dovranno badare, come succede per lo Stato centrale, all’equilibrio di bilancio. E se un sindaco bravo a gestire il bilancio ha soldi in cassa per fare investimenti, oppure per offrire servizi migliori ai propri cittadini, potrà spenderli senza vederseli bloccare da Roma. Esattamente quello che voleva l’Associazione Nazionale dei Comuni e che la Lega Nord era tornata a chiedere con ancor maggiore insistenza dopo la deludente tornata elettorale delle amministrative. Il nuovo Patto per i Comuni potrebbe così vedere la luce già nel 2012, accompagnando l’avvio del federalismo municipale. L’ipotesi è più che un’eventualità. L’altra sera a cena il ministro dell’Economia ne ha discusso con Umberto Bossi e lo stato maggiore della Lega e ieri, a margine del Consiglio dei ministri, Tremonti ne ha parlato ancora con Bossi e con Silvio Berlusconi e Gianni Letta. La modifica del regime cui sono sottoposti i Comuni verrebbe studiata in modo da garantire l’assoluta neutralità sui conti pubblici. Tremonti su questo è fermissimo, e non intende concedere la minima deroga al principio del rigore di bilancio. E solo in questi termini il ministro dell’Economia è disposto a ragionare sulla delega per la riforma delle tasse. Il disegno di legge sarà presentato contestualmente alla manovra triennale, il 29 o il 30 giugno prossimi, e prevederà una serie di deleghe, da esercitare in un periodo piuttosto lungo, per agire sull’Irpef e l’Iva, per sfoltire le agevolazioni fiscali, risolvere le sovrapposizioni con il fisco e affidare tutta l’assistenza sociale all’Inps. Il ddl conterrà dunque i principi ed un’unica norma vincolante, scolpita nell’articolo 1, secondo la quale dall’attuazione della delega non dovranno derivare oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. La crisi nel Vecchio Continente è tutt’altro che sopita, e Tremonti sa che i mercati sono pronti a colpire al minimo scivolamento dei governi dai percorsi di risanamento tracciati e concordati con la Ue. Proprio ieri il rendimento dei titoli di Stato emessi della Grecia è salito all’iperbolico tasso del 30,35%, ma continuano a registrarsi tensioni anche sui titoli italiani (ieri il differenziale con i bund tedeschi è salito a 200 punti base, ovvero 2 punti percentuali, record da gennaio), per non dire di quelli spagnoli (280 punti di differenza), portoghesi (quasi 8 punti di interesse) o irlandesi (862 punti base). Così Tremonti continua a ripetere che «non c’è alternativa al rigore » , ed accelera sulla messa a punto della manovra triennale. Per quest’anno l’intervento sarà limitato al rifinanziamento delle missioni internazionali di pace e in Libia, per 2-3 miliardi di euro, senza necessità di correggere il deficit e lo stesso per il 2012. La parte più consistente degli interventi, sulla cui dimensione tutti concordano (governo, Bankitalia e Bce indicano 2,3 punti di pil, cioè 40 miliardi di euro), ricadrà sul 2013 e 2014, anno nel quale il bilancio arriverà all’agognato pareggio. E si agirà quasi interamente sul versante della spesa pubblica, spuntando i tendenziali di crescita. Sulla Sanità, tenendo conto dei costi standard introdotti dal federalismo, ma anche sul pubblico impiego.
Mario Sensini