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 2011  giugno 17 Venerdì calendario

IL BANCHIERE: FRANCOFORTE E’ INDIPENDENTE PER LEGGE

Lorenzo Bini Smaghi siede al vertice dell’Eurotower, a Francoforte, dal 2005; ieri era nella capitale per partecipare a un summit del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace sull’ «Etica per il mondo degli affari» , cui hanno partecipato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il cardinale Peter Turkson, esponenti di Goldman Sachs, Deloitte e di altre istituzioni internazionali, e ha concesso questa intervista prima di sapere di essere convocato a Palazzo Chigi dal premier, che ha sollecitato le sue dimissioni dal board della Bce. Nel suo intervento al summit vaticano lei ha affermato che «non è un caso che i banchieri centrali hanno adottato come loro protettore San Tommaso Moro, che con la sua indipendenza di giudizio e la ferma convinzione nella supremazia dell’interesse pubblico riuscì a resistere alle pressioni del re» . Non è ardito associare una banca centrale alla Chiesa e ad un santo? «Eppure è proprio ciò che ha fatto monsignor Heinrich Mussinghoff, vescovo di Aquisgrana, esattamente due settimane fa nella sua omelia in occasione della consegna del premio Carlomagno a Jean-Claude Trichet» . Ma Tommaso Moro fu poi costretto a dimettersi, fu incarcerato e alla fine condannato a morte... «Fortunatamente l’indipendenza delle banche centrali non dipende più dall’eroismo dei suoi esponenti. In Europa è il trattato di Maastricht a definire e proteggere l’indipendenza della Bce e delle banche centrali nazionali. Ma oltre all’indipendenza funzionale, istituzionale e finanziaria c’è anche l’indipendenza personale, che garantisce la permanenza in carica dei membri degli organi decisionali per tutto il periodo stabilito della nomina (otto anni nel caso della Bce e un minimo di cinque per le banche centrali nazionali) e tutela contro la loro revoca arbitraria» . Riparliamo del caso Grecia. Etica in economia vuol dire solidarietà? «Non c’è solidarietà senza rigore. Tutti devono seguire le regole, bisogna aiutare i Paesi come la Grecia ad aiutarsi. Il rigore infatti non è altro che una solidarietà intertemporale, rivolta alle generazioni future. Ma l’opinione pubblica deve capire che il bene comune coinvolge anche il futuro e le future generazioni, questa è etica in economia. Il fattore tempo richiede una serie di regole, un comportamento meno istintivo, meno basato sulla prociclicità» . Dopo la crisi dei mercati del 2008 è tornata l’attenzione all’aspetto etico dell’attività economica e finanziaria. Perché? «Quando tutto va bene nessuno ci pensa, si vogliono rendimenti brillanti e magari gli operatori che seguono criteri più etici vengono spiazzati e penalizzati da rendimenti e risultati meno brillanti. Uno dei punti forti dell’enciclica Caritas in Veritate è proprio la ricerca della verità come guida per la responsabilità individuale, esercitata ogni giorno dai singoli, in particolare sul lavoro. La verità non può però essere a piacere dei singoli, ma deve avere una dimensione sociale, con il fine della carità, che è il valore supremo della convivenza civile. Il linguaggio del Papa— forse perché è tedesco — nell’enciclica è effettivo e diretto proprio sui problemi dell’economia» . La crisi ha indebolito le famiglie e il concetto stesso di famiglia. Tutti oggi invocano politiche di sviluppo oltre che di rigore: lei cosa suggerisce? «Le famiglie si erano indebolite ancor prima della crisi, a causa della stagnazione dei redditi delle classi medie nel corso del decennio precedente, in particolare a causa delle trasformazioni tecnologiche e della globalizzazione. Le famiglie si sono poi ulteriormente indebolite cercando di sostenere il livello di consumi attraverso l’indebitamento, incentivato da un sistema finanziario un po’ troppo innovativo e dalla deregolamentazione dei mercati, voluta da tutti. La crisi dimostra che lo sviluppo senza rigore dei conti non è sostenibile, provoca squilibri che in ultima istanza peggiorano le condizioni delle classi più deboli» . In concreto? «Per difendere queste ultime e dare loro la possibilità di migliorare le condizioni di vita è necessario innanzitutto puntare sull’istruzione, non solo delle nuove generazioni ma durante tutto l’arco della vita lavorativa. Negli ultimi anni la qualità media dei sistemi educativi dei Paesi avanzati è fortemente peggiorata rispetto ai Paesi emergenti, come mostrano i principali indicatori. Questo spiega la difficoltà delle nuove generazioni di inserirsi nel mercato del lavoro e di difendere la prosperità acquisita» . L’Europa invecchia: il crollo demografico in Occidente è una causa della crisi? «Alcuni Paesi in stagnazione demografica, come il Nord Europa, sono riusciti a crescere e a creare lavoro per i giovani, perché hanno investito in istruzione e ricerca. Il mercato del lavoro è inoltre sufficientemente flessibile, e al contempo in grado di proteggere i più deboli, da incoraggiare le aziende ad assumere senza remore» . Alcuni padri fondatori dell’Europa erano cattolici. I cattolici hanno ancora qualcosa da dire in Europa? «I cattolici hanno qualcosa da dire se hanno la speranza di un mondo migliore, più giusto, con maggiori opportunità per i più deboli, e al contempo danno l’esempio, nella loro vita quotidiana, per realizzarlo. In questa Europa spesso sfiduciata, incerta sul da farsi, è nostro compito indicare la via per costruire un’unione più stretta tra i popoli europei, mettendo l’interesse comune al di sopra di quello individuale. È il nostro impegno quotidiano in Bce» .
M. Antonietta Calabrò