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 2011  giugno 16 Giovedì calendario

Insulti ai precari È bufera su Brunetta (2 articoli) - Io credo che la giornata dell’innovazione sia riconoscere al nostro paese questa grande capacità di parlare al resto del mondo»: magari al resto del mondo sì, ma per scambiare due parole con i precari di casa sua, Renato Brunetta non mostra grandi capacità diplomatiche, dopo aver chiuso da relatore un convegno a Roma sulla Giornata dell’Innovazione

Insulti ai precari È bufera su Brunetta (2 articoli) - Io credo che la giornata dell’innovazione sia riconoscere al nostro paese questa grande capacità di parlare al resto del mondo»: magari al resto del mondo sì, ma per scambiare due parole con i precari di casa sua, Renato Brunetta non mostra grandi capacità diplomatiche, dopo aver chiuso da relatore un convegno a Roma sulla Giornata dell’Innovazione. Un episodio che risale all’altro ieri, ma finito così male da innescare due giorni di polemiche, richiesta di dimissioni dal Pd e pagine di Facebook grondanti minacce al ministro, reo di aver apostrofato la categoria dei precari come «l’Italia peggiore» e quindi oggetto di oltre 1700 invettive solo sul suo sito. E dire che l’incipit è all’insegna del fair play. Dopo la nobile chiusa di Brunetta sul concetto di Innovazione, dal fondo della sala si levano due voci, «scusi ministro possiamo fare una domanda?» «Prego, non vi vedo e non vi sento, se venite qui...». Applauso della platea, la donna sale sul palco e si avvicina al microfono. «Buon giorno - fa garbato Brunetta - se lei si presenta...» «Sono della rete dei precari al servizio della pubblica amministrazione». Neanche fosse una bestemmia, Brunetta gira sui tacchi, «Grazie e arrivederci. Questa è la peggiore Italia!». «Non può dire così, perché questa Italia va avanti col lavoro dei precari!», urla la ragazza sostenuta da un drappello di colleghi che, mentre Brunetta sfila via dalla sala, gli urlano «buffone, pupazzo, la vera innovazione sono i precari della pubblica amministrazione». Scoppia il finimondo, il video fa il giro dei siti e dopo ore di attacchi, Brunetta va in tv ad Otto e Mezzo per esortare chi non trova lavoro «ad andare a scaricare cassette al mercato» e per dire «basta alla retorica del precariato». La mattina dopo decide poi di fornire su Youtube una sua versione rivisitata dei fatti: «Una signora chiede di pormi una domanda e quando, arrivata sul palco, capisco che vuole parlare di precari, dico scusi, l’argomento è troppo complicato e lungo e non ho tempo di trattarlo. Mentre scendo dal palco, vengo insultato, cominciano gli spintoni, a questo punto dico “Voi siete l’Italia peggiore”, quella che approfitta di un disagio vero di tanti giovani per fare azioni squadristiche di questo tipo: con la violenza e usando i video e la rete internet, per giustificare spesso fallimenti di tanti signori un po’ attempati che non hanno meglio da fare che organizzare agguati mediatici». Con questi ingredienti in mano, normale che l’opposizione salti sul tavolo per cucinarsi il ministro. Che diventa subito protagonista, con il tormentone «Non vi vedo, non vi sento», di un spot montato dal Pd per la sua conferenza nazionale sul lavoro, in scena a Genova venerdì. Una conferenza dove il giuslavorista Ichino riproporrà il suo documento sul contratto unico che divide il partito a metà, con un dibattito che si annuncia animato. Ma per il segretario il bersaglio è il governo: «Nelle espressioni estreme di Brunetta dice Bersani - è evidente la profonda incomprensione di quanto sta avvenendo nella società e c’è da preoccuparsi perché dal Governo non è arrivata alcuna autocritica sulla sua incapacità di agire davanti alla più grave crisi economica dal dopoguerra. Ha divorziato dalla realtà». «Comportamento inaccettabile, incivile regressione di fronte ad una tragedia sociale come il precariato», tuona Vendola, «Si dimetta, è indegno del suo ruolo», intima Di Pietro. «Atto volgare che offende tutti, e non solo i precari», commenta la Cgil. E mentre anche nella maggioranza si levano voci critiche dai Responsabili meridionalisti di Forza Sud, oggi ci sarà una nuova puntata, con i precari in sit in davanti il ministero, al grido, «I migliori dell’Italia siamo noi». CARLO BERTINI *** «Siamo noi la faccia del suo fallimento» domande a Maurizia Russo Spena precaria - Maurizia Russo Spena, cosa avrebbe voluto chiedere al ministro Brunetta? «Gli avrei voluto chiedere se si è mai domandato qual è la faccia del fallimento della sua innovazione. Gli avrei presentato i dati Istat, le ricerche sul precariato, gli avrei ricordato l’uso illegittimo di precari nelle agenzie parastatali». Come lei? «Io sono una precaria di Italia Lavoro, agenzia del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dal 2006, con una laurea in Orientalistica, una specializzazione in Tunisia, master, dottorato di ricerca. Faccio parte della Rete dei precari, che cerca di rompere l’isolamento di tante vite frammentate». Lui sostiene di aver rinviato il discorso per mancanza di tempo, e che voi l’avete insultato… «Questo è un sintomo della sua debolezza e dell’incapacità di questo governo di rispondere alle domande sociali. Non è vero: appena ha sentito nominare la Rete precaria è andato su tutte le furie». Brunetta ha parlato di «azioni squadristiche». «Assolutamente no. Mentre io andavo sul palco è stato solo srotolato uno striscione “Si scrive innovazione, si legge precarietà”». Consiglia ai precari di andare a scaricare le cassette del mercato alle 5 di mattino. «Anche questa è una dimostrazione del sotto impiego delle alte professionalità del nostro Paese. Ci andasse lui a scaricare le cassette». Se oggi la ricevesse per parlare della situazione dei precari, cosa gli direbbe? «La prima cosa è chiedere a questa classe politica intera di dimettersi, in particolare quella che ci governa, perché non è più capace di ascoltare le istanze del Paese». Qualcosa di meno drastico? «La smettano di dire che vogliamo il posto fisso: chiediamo continuità del reddito e del lavoro, in forme che si possono negoziare anche col singolo lavoratore». Lei è la figlia dell’ex mentare di Rifondazione Giovanni Russo Spena: il ministro penserà che si tratta delle solite lagne della sinistra… «Certo ci sono precari più malmessi di me, lo so bene, ma sto rivendicando diritti di una categoria molto stratificata. Forse saremo un Paese di coglioni o di gente che puzza, come hanno dimostrato le ultime elezioni, ma ci devono fare i conti. Io non ho mai avuto una tessera di partito, ho lavorato con i migranti e il mio curriculum parla per me». FRANCESCA SCHIANCHI