Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 16 Giovedì calendario

LONDRA, ADDIO ALLE SUPERBANCHE

La banca si fa impresa di servizio, poco più della utility che eroga acqua o elettricità. Il lungo travaglio britannico innescato dal credit crunch potrebbe finire così, conseguenza ultima e radicale della divisione fra banca retail, a basso ritorno e minimi rischi, e banca d’investimento, precipitosamente ribattezzata, proprio nella City dove è nata, casinò bank. I dettagli, essenziali, mancano ancora, ma ieri è arrivato il via libera politico nelle parole del Cancelliere George Osborne che ha sposato le indicazioni dell’interim report della Indipendent banking commission, l’organismo istituto dal governo con l’obiettivo di tracciare il destino degli istituti di credito. «Due passaggi della proposta di riforma sono particolarmente importanti – ha detto il Cancelliere in occasione del tradizionale discorso a Mansion House –. Il primo è semplice: se le cose vanno male le perdite le devono sostenere gli azionisti, non i contribuenti. Il secondo è che le banche retail devono essere separate e meglio capitalizzate a tutela dei servizi essenziali che assicurano all’economia. Oggi ho detto alla Commissione che il governo condivide questi suggerimenti».

La riforma si farà, quindi, anche se dall’enunciato ideale alla traccia programmatica si aprono varchi enormi. Ed è nei dettagli che si valuterà la portata di una misura che non ha uguali altrove. Non si tratta di separazione societaria, esclusa anche dalla Indipendent banking commission. Da un istituto, cioè, non nasceranno due entità del tutto autonome, ma di una rigida divisione operativa che dovrà proteggere i risparmiatori e garantire il credito, senza osmosi fra l’azzardo dell’investimento e la funzione di raccolta e gestione dei depositi. Per George Osborne è, enfaticamente, un nuovo inizio che ha voluto celebrare con una notizia: Northern Rock è in vendita. Tutto cominciò lì con le code agli sportelli e l’intervento di salvataggio dello stato poi esteso a Royal Bank of Scotland e Lloyds Group. «Il ritorno della banca ai privati - ha detto il Cancelliere - aiuterà a ricostruirne la reputazione e aumenterà la concorrenza. Le procedure di vendita saranno assolutamente trasparenti, gli interessati possono farsi avanti». Uno c’è già, il candidato più accreditato a mettere le mani sull’istituto uscito dalla crisi è Virgin Money di Richard Branson in rapida crescita nel settore finanziario.

Nel descrivere una congiuntura che per Londra ha il sapore del contrappasso, segnata com’è, secondo il Cancelliere, da una crescita ridotta per la minore spinta generata dal settore finanziario dopo un decennio di forte traino, George Osborne, ha messo l’accento sulla determinazione inglese di contrastare l’approvazione di Emir, la regola europea sui derivati. E, soprattutto, di volersi battere per avere stringenti regole sui capitali. Un passaggio questo ripreso anche dal governatore della Banca d’Inghilterra Mervyn King che, parlando allo stesso ricevimento , ha messo in guardia l’Europa dal porre limiti verso l’alto sui capital requirements delle banche. Parole che hanno confermato la determinazione di Londra di andare oltre, fino a dove riterrà opportuno e utile per tutelare il proprio sistema bancario.

George Osborne e Mervyn King hanno fatto della giornata di ieri l’occasione per dare nuovo slancio al riassetto finanziario di Londra nel mezzo di una congiuntura economica ancora fragile e imprevedibile. Hanno indicato la via, lasciando però ampi spazi di trattativa. Non tutti sono soddisfatti della separazione così come è stata annunciata. Non lo sono molte banche - a cominciare da Rbs - preoccupate per un destino di ridotta competitività, non lo sono, per ragioni opposte, molti osservatori. Severo è stato l’appunto di Nigel Lawson, a lungo Cancelliere di Margaret Thatcher. Avrebbe voluto vedere molto di più, avrebbe voluto un taglio radicale, societario, fra attività d’investimento e retail. «Il muro - ha detto - rischia di essere permeabile. La decisione è corretta nella sua filosofia, ma la realizzazione pratica sarà complessa. Anzi difficilissima, quando board e azionisti restano gli stessi. Spero che il governo abbia la forza di andare più in là». Oltre, cioè, un limite che solo Londra è disposta a varcare.