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 2011  giugno 16 Giovedì calendario

MILANO, CALABRIA

Ci sono Nordisti molto potenti al Nord e molto collegati con il Sud. Sono gli uomini della ’ndrangheta. Le indagini antimafia più recenti, a Milano come a Torino, hanno dimostrato la penetrazione delle cosche calabresi negli affari del Nord e le loro capacità di tessere relazioni con la politica. “Ci sono 13 politici lombardi che hanno ricevuto i voti della ’ndrangheta”, ha dichiarato il magistrato calabrese Nicola Gratteri. “E sono ben otto i consiglieri comunali di Milano che, secondo le indagini, hanno avuto rapporti con i boss calabresi”, ha aggiunto il sociologo Nando dalla Chiesa. Di solito i contatti sono con uomini del centrodestra: perché le amministrazioni pubbliche, i Comuni, le Province, le Regioni, al Nord più frequentemente sono governate da Pdl e Lega. Ma la ’ndrangheta non ha preclusioni ideologiche: va dove ci sono i soldi. E stringe rapporti con chiunque possa essere utile per conquistare potere e appalti. Nei giorni scorsi, l’inchiesta “Minotauro”, che ha rivelato i rapporti tra mafia e politica in Piemonte, ha dimostrato che le cosche non escludono proprio alcuna sigla politica: nelle carte dell’indagine sono citati anche un collaboratore di Piero Fassino, neosindaco di Torino, e un paio di esponenti dell’Italia dei Valori. Sì, anche il partito di Antonio Di Pietro, che ha fatto della legalità la sua bandiera, potrebbe essere infiltrato dalle cosche. Secondo le carte dell’indagine, “nel periodo compreso tra la fine di gennaio e la fine di febbraio 2011, Salvatore Demasi, detto Giorgio”, boss di Rivoli, “si è incontrato, anche per il tramite di intermediari, con diversi esponenti politici gravitanti sul territorio di Torino e provincia”. Segue elenco: il deputato dell’Italia dei Valori Gaetano Porcino, il consigliere regionale del Piemonte Antonino Boeti, del Pd, l’assessore all’istruzione del Comune di Alpignano Carmelo Tromby, dell’Idv, il deputato Domenico Lucà, del Pd, e il socialista Domenico Massimo Cairoli. Sempre secondo gli investigatori, gli uomini della ’ndrangheta avrebbero organizzato un incontro con l’onorevole dipietrista Gaetano Porcino per il giorno 29 gennaio 2011, presso il Bar Massaua di Torino. In quella città, Porcino è anche consigliere comunale. Fassino e Di Pietro hanno subito reagito con fermezza: “Non sono disposto a essere messo nel tritacarne dei sospetti e dei ‘si dice’”, ha dichiarato il sindaco di Torino. E il fondatore dell’Italia dei Valori ha difeso i suoi uomini, sostenendo di credere alla loro buona fede: sarebbero stati contattati senza capire con chi avevano a che fare. In politica però vale la responsabilità delle proprie azioni e dei rapporti che si stringono. Non si possono usare due pesi e due misure: inflessibili con il centrodestra e tolleranti con il centrosinistra. Come ha scritto nel suo blog Giulio Cavalli, consigliere regionale lombardo dell’Idv (sotto scorta dopo aver ricevuto ripetute minacce mafiose), “gli elettori – anche i nostri – si sono stancati di sentire la favola che se succede a sinistra è una leggerezza e se succede a destra è l’emersione di un sistema. Non fa bene all’antimafia strepitare per le ombre degli altri se non corriamo a dissipare le nostre (perché non posso che augurarmi che queste ombre siano presto dissipabili)”.