Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 16 Giovedì calendario

CERRONI, L’OTTAVO RE CHE MINACCIA ROMA

Se il monopolista della spazzatura romana Manlio Cerroni decidesse di chiudere la discarica di Mala-grotta, le strade di Roma sarebbero invase da una quantità di monnezza da far impallidire i marciapiedi napoletani. Ma nonostante le norme comunitarie, secondo cui le attività della discarica sarebbero dovute cessare il 31 dicembre 2007, la vita di Malagrotta viene allungata, di anno in anno, dalle deroghe della Regione Lazio. Così l’“ottavo colle” di Roma continua a crescere: ormai ha superato i 40 metri d’altezza, su un’estensione di 240 ettari. È la discarica a cielo aperto più grande d’Europa. Da oltre vent’anni smaltisce ogni giorno circa 5000 tonnellate di immondizia (l’80 per cento dell’intera produzione di Roma, Vaticano , Ciampino e Fiumicino). In tutto questo periodo la politica comunale e regionale, di centrodestra e centrosinistra, non ha saputo e non ha voluto trovare un’alternativa.
LA NOVITÀ è che l’ennesimo annuncio dell’imminente saturazione di Malagrotta è stato dato dal suo stesso proprietario, Manlio Cerroni lo scorso 20 maggio: “La volumetria della discarica è quasi esaurita, entro settembre si chiude”. Destinatari, Gianni Alemanno e Renata Polverini. In meno di ventiquattro ore lo stesso Cerroni si è rimangiato tutto: “Mai fissato una data di chiusura”. Di recente, però, l’imprenditore ha mandato alla politica nuovi messaggi, comprando due pagine di pubblicità sui giornali nazionali (su Repubblica e Corriere della Sera, il 10 e 12 giugno) per ribadire che “Mala-grotta si avvia alla chiusura” e illustrare il “progetto di ripristino ambientale” dell’area: entro il 2016 Cerroni vorrebbe sigillare l’invaso della discarica e ricoprirlo con 340 mila piante.
Se Malagrotta è l’ottavo colle capitolino, Manlio Cerroni è l’ottavo re. L’ultraottantenne di Pisoniano è uno degli uomini più potenti del Paese, ma si sente un benefattore: rivendica che le tariffe applicate a Roma sono le “più economiche d’Italia”. Annunciando la chiusura di Mala-grotta ha indicato anche la soluzione. A pochi chilometri è già pronta la discarica di Monti dell’Ortaccio. Proprietario, neanche a dirlo: Manlio Cerroni. Efficiente e silenzioso “servitore della città”, Cerroni vede se stesso come il Mr Wolf di Quentin Tarantino: “Risolve i problemi”. Chissà cosa ne pensano gli abitanti di Valle Galeria, periferia ovest della Capitale, tra l’Aurelia e la Roma-Fiumicino. Qui, oltre alla discarica, ci sono l’impianto di trattamento meccanico-biologico e il gassificatore di Cdr (sempre di Cerroni), una delle raffinerie più grandi del centro Italia, un inceneritore di rifiuti ospedalieri, una centrale elettrica, una serie di depositi di gas e carburante e, assicurano i residenti, diverse cave abusive ancora in attività. Nell’aria è stata registrata una quantità di polveri sottili di 700 microgrammi per metro cubo, a fronte di un limite consentito di 50, e nelle falde acquifere uno studio dell’Arpa (febbraio-maggio 2010) ha rilevato livelli altissimi di materiali velenosi come ferro, nichel, manganese, arsenico e benzene. Secondo Cerroni e il suo braccio destro Francesco Rando, amministratore della società E. Giovi srl che gestisce la discarica, “non ci sono prove” che l’inquinamento delle acque di Valle Galeria dipenda da Malagrotta: il suo terreno sarebbe isolato da un diaframma impermeabile di 6 chilometri. Ma lo stesso Rando, nel novembre 2008, è stato condannato in primo grado a un anno di carcere per aver trattato nella discarica rifiuti pericolosi e fanghi tossici. E in quel processo il pm Giuseppe Corasaniti ha definito Malagrotta “una zona franca” dello smaltimento della spazzatura.
SE A VALLE Galeria, come ha suggerito Cerroni, autorizzassero l’apertura di Monti dell’Ortaccio per il dopo Malagrotta, “la gente sarebbe pronta a salire sulle barricate”, garantisce Maurizio Melandri, del Comitato di quartiere. L’ultima deroga scade il 30 giugno, ma il vicepresidente della regione Lazio, Luciano Ciocchetti, ha già ammesso che Malagrotta rimarrà aperta almeno fino al 2014, con buona pace del parco progettato da Cerroni. Un’alternativa non c’è: il Lazio conferisce in discarica una quantità di spazzatura enorme rispetto al resto del Paese: l’83 per cento (la media nazionale è il 52, dati Ispra, 2007). Il Piano regionale promette di diminuire di questa percentuale grazie alla costruzione di nuovi impianti di termovalorizzazione, ma non ha ancora specificato luogo e data della loro costruzione.
Lo stesso Piano regionale fissa la percentuale di raccolta differenziata da raggiungere entro il 2011 al 60 per cento. Un obiettivo completamente utopico: il Lazio è una delle regioni italiana che ricicla di meno (nel 2007 era al 12 per cento, a fronte di una media nazionale del 27,5 e di regioni come Lombardia e Veneto che sono al 44,5 e al 51,4 per cento). Nessuno crede davvero nel “miracolo” della differenziata: lo stesso piano regionale prevede uno “scenario di controllo” (ben più verosimile) che prescrive una crescita estremamente blanda (circa 1,3 per cento all’anno). D’altra parte Manlio Cerroni è proprietario anche dei termovalorizzatori di Malagrotta e Albano (chiuso per una sentenza del Tar, contro la quale la Regione ha presentato ricorso). Questi impianti producono (e rivendono) energia bruciando le ecoballe, composte di rifiuti solidi urbani: principalmente carta e plastica. Ovvero materiali riciclabili. Morale della favola: più spazzatura incenerisci, meno ne ricicli. E più ricicli, meno incassa l’ottavo re di Roma.