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 2011  giugno 16 Giovedì calendario

Gigi, il lobbista inaffondabile che ispira Dagospia e ha amici a destra e sinistra - Nel cuore di Roma c’è un taxi che non prende mai chiamate

Gigi, il lobbista inaffondabile che ispira Dagospia e ha amici a destra e sinistra - Nel cuore di Roma c’è un taxi che non prende mai chiamate. Pao­lo, lo chauffeur, ha un solo cliente che lo ha prenotato a vita: Luigi Bisi­gnani, detto Gigi. Si racconta che Gi­g­i si faccia scarrozzare tutti i giorni fra Palazzo Chigi e gli altri palazzi del po­tere e la leggenda vuole che il taxi di Paolo sia diventato l’ufficio volante di uno degli uomini più potenti d’Ita­lia. Sempre vestito di blu, con giacca di sartoria napoletana, cravatta blu e camicia bianca, Bisignani ha trasfor­mato quel taxi in una location alla Ja­mes Bond perché sui sedili spunta­no palmari, computer, cellulari, dia­volerie supersofisticate. Insomma, tutte le attrezzature necessarie per il suo frenetico lavoro di grande tessito­re. C’è chi lo considera un super lob­­bista, ma la parola, con tutta onestà, non rende lo spessore del personag­gio, le sue entrature perfettamente bi­partisan, ma soprattutto la capacità straordinaria di giocare per sé. An­che Napoleone cominciò come ge­nerale del Direttorio, ma poi costruì un suo impero. Bisignani è stato accostato di volta in volta a questo o a quel personaggio ma non si è mai lasciato imbrigliare nel ruolo di consigliere, per quanto discreto, di questo o quel boiardo di Stato. C’è il suo zampino in molte operazioni delicate, come l’arrivo di Paolo Scaroni ai vertici dell’Eni e allo­ra ritorna la domanda che serpeggia nei salotti romani e ha tormentato i magistrati che hanno messo il naso nei suoi affari,come il Luigi De Magi­­stris dell’indagine «Why Not»e l’Hen­ry John Woodcock della P4: non è che Bisignani è il burattinaio più che l’agentedi quel gruppo o quella lob­by? Gigi è in ottimi rapporti con Scaroni e il Cane a sei zampe, uno dei pochi colossi del Paese e fra i principali fi­nanziatori del sito Dagospia di cui il solito Gigi sarebbe uno dei grandi in­formatori. Sia chiaro: Gigi nasce gior­nalista, cronista politico all’ Ansa ,co­nosce direttori e vicedirettori di tutti o quasi i grandi giornali italiani, ma è a Dagospia , termometro dello stato di salute di molti potenti, che Gigi affi­da, dosandole come un farmacista, le sue preziose informazioni per pro­vocare uno scossone o un terremoto là dove serve. Qualche mese fa, Italo Bocchino, numero due di Fli, sostie­ne che è stato Bisignani a imbeccare Dagospia sulla strada tropicale che porta a Saint Lucia e ai giornali dell’al­trettanto tropicale Santo Domingo. I quotidiani dell’isola, pescati con precisione e tempismo dal sito del guru Roberto D’Agostino pubblica­no una notiziola che Dago trasforma in una bomba: è proprio Giancarlo Tulliani, il fratello di Elisabetta, il pa­drone della casa di Montecarlo, tor­mentone estivo del Giornale e della politica italiana. Per Bocchino, c’è la mano di Gigi dietro la «macchina del fango»che colpirebbe Fli.Ma,vertigi­noso capovolgimento, Bocchino sa­rebbe- e il condizionale in queste vi­cende a dir poco riservate è d’obbli­go- un interlocutore nella mai chiari­ta vicenda che si svolge fra il 4 e il 9 febbraio 2010, a cavallo della nomi­na del­generale Adriano Santini a ca­po del nostro Servizio segreto milita­re. Niente di illegale, sia chiaro, ma semmai una prova dei rapporti di for­za. Bocchino si dà da fare: Santini, che è allo sprint finale per quel posto così ambito, vuole incontrare il presi­dente del Copasir Massimo D’Ale­ma. Domanda: chi accompagna San­tini fino all’anticamera di Baffino? Ma certo, è lui, il solito, inaffondabi­le, onnipresente Gigi. Quando avvie­ne esattamente il meeting? Anche questo è argomento di studio dei ma­­gistrati napoletani. Certo, Bisignani supera indenne pro­ve che avrebbero stroncato chiun­que: giovane e svelto cronista prepa­ra la rassegna stampa per un certo Li­cio Gelli e il suo nome, come se non bastasse, viene trovato negli elenchi della P2. Gelli cade, lui no. Cade, in manette, solo per la maxitangente Enimont: Gigi ha portato come un postino di lusso 108 miliardi in certifi­cati del Tesoro nel torrione blindato dello Ior. Si prende una condanna a 2 anni e 6 mesi e viene radiato dall’Or­dine dei giornalisti ma si rialza. In fret­ta e alla grande. I suoi sponsor non sono più Licio Gelli e Giulio Andreot­ti, ora è diventato l’ombra di una per­sonalità già defilata di suo come Gianni Letta, discreto ma efficiente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, presunto anello di con­g­iunzione fra il Cavaliere e i mitici po­teri forti, uno dei pochi uomini in gra­do di mettere in soggezione Berlu­sconi. Dove c’è Letta c’è Gigi e viceversa, è la massima che s’impara in un amen nei palazzi della capitale. Ma Bisigna­ni è vicino anche a un banchiere del calibro di Cesare Geronzi e i giornali parlano di un asse Letta-Geronzi-Bi­signani- Scaroni, un anello difensivo del sistema di potere berlusconiano, ma anche una costruzione indipen­dente dal Cavaliere. Un network in­debolito ma non sconfitto dalla re­cente caduta di Geronzi dal trono di Generali. E Bisignani vanta un solido rapporto anche con il Gentiluomo di Sua Santità Angelo Balducci e con molti pezzi da novanta della sua «cricca» e di quel «sistema gelatino­so di potere », come lo chiamerà il gip di Firenze, venuto allo scoperto per l’inchiesta sul G8 e i Grandi eventi. Un mondo davvero trasversale, né a destra né a sinistra ma sempre al co­mando e sempre in azione dietro le quinte. Una rete, secondo alcuni di ascendenza massonica, che collega imprenditori, magistrati, alti prelati, burocrati di Stato, grand commis, po­litici di lungo corso, anche se lontani dalla ribalta televisiva. Il nocciolo du­ro del potere. Quello in cui ora sono entrati i pm di Napoli.