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 2011  giugno 16 Giovedì calendario

Santoro e la discesa in campo: ci sono - «Se ci fosse un pericolo gra­ve per la democrazia e qualcu­no mi chiedesse di dare una mano, sarebbe un mio diritto farlo

Santoro e la discesa in campo: ci sono - «Se ci fosse un pericolo gra­ve per la democrazia e qualcu­no mi chiedesse di dare una mano, sarebbe un mio diritto farlo. Io non rinuncio a eserci­tare i miei diritti politici »: paro­le e musica di Michele Santo­ro. Se non è una conferma que­sta? Mimetizzata in mezzo a una serie di smentite e tentati­vi di confondere le tracce. Ma di conferma alla provocazione lanciata dal Giornale di ieri si tratta. Michelone è pronto a scendere in campo, avevamo scritto. Disposto a candidarsi come premier, leader carisma­tico più di Bersani e della Bin­di. Capo di una sinistra movi­mentista, extraistituzionale, antisistema e antiberlusconia­na ça va sans dire . Un leader ol­tre il Pd. È vero: in apparenza Santoro rispedisce al mittente la provocazione. Però è una fin­ta. Perché poi dice: in caso di emergenza democratica «io ci sono, sono pronto a dare una mano». Parlando ai giornalisti di Bo­logna per promuovere ancora la manifestazione per i 110 an­ni della Fiom, «Signori, entra il lavoro. Tutti in piedi!» alla qua­le interverranno Maurizio Crozza, Marco Travaglio e chis­sà chi altro (è prevista una sor­presa. Celentano? Benigni? Grillo?), Santoro ha improvvi­sato un piccolo comizio. La te­levisione è condizionata da Berlusconi e dai poteri occulti. Chi gestisce un servizio pubbli­co dovrebbe avere l’orgoglio di farlo meglio del privato. Io potrei propormi come diretto­re generale della Rai, ho un cur­riculum più credibile di tanti che l’hanno fatto. Per essere un vero terzo polo La7 dovreb­be essere un po’ meno Tele­com. E via distribuendo giudi­zi e regole a mezzo mondo. Ma la parte alla quale si è dedicato con maggior impegno è stata la finta smentita e la sostanzia­le conferma alle tesi del Gior­nale . Fondare un partito? Ma quando mai, «ne vedo già trop­pi attorno a me». Come dargli torto. Peccato che nessuno avesse paventato un’ipotesi del genere. «Chi sostiene che sto fondando un partito lo fa so­lo per screditarmi come gior­nalista », ha chiosato a sorpre­sa. Vien da pensare che, per dissimulare la sua tentazione, Santoro faccia il modesto. So­no e resterò un giornalista, di­ce. Senza accorgersene, stava scherzando. Già adesso Santo­ro è molto più che un giornali­sta. Qualcuno pensa davvero che la mobilitazione che portò all’evento di Raiperunanotte fosse l’iniziativa di un sempli­ce giornalista? Qualcun’altro crede che l’editoriale conclu­so dallo storico Vaffanbicchie­re foss­e solo la licenza linguisti­ca di un bravo corsivista? Qual­cun altro ancora si sente di so­stenere che l’intemerata con­tro il viceministro Castelli ter­minata con Avete rotto... Fuori i partiti dalla Rai... Siamo stufi fosse l’atto di un bravo condut­tore tv? È da parecchio che il virus del leader, del conduca­tor, si è inoculato nell’organi­smo del giornalista. Lui stesso stenta a controllarlo. Dice che è «stucchevole parlare di per­sone anziché di idee e proget­ti ». Ma sa benissimo anche lui che la sua televisione è molto più che semplice informazio­ne. Annozero è (stato) un ma­gnete di realtà sociali - catego­rie, precari, disoccupati - altri­menti invisibili. Un catalizzato­re e rivital­izzatore di anime del­la sinistra che sarebbero spira­te. Alle ultime politiche Rifon­dazione comunista non è en­trata in Parlamento. Ma il fon­datore del Sel, Nichi Vendola, è (stato) una guest star fissa del giovedì di Raidue. Di Pietro, l’Idv e De Magistris dovrebbe­ro baciare lo studio di Annoze­ro . E Beppe Grillo? L’ha scritto anche un polito­lo­go autorevole come Luca Ri­colfi: le elezioni di Milano e Na­poli le ha vinte «il partito di San­toro ». E i referendum, chi li ha vinti? Santoro, con Celentano. Perché questa è la sorpresa: il partito di Santoro c’è già. Vo­gliamo chiamarlo movimen­to? Va bene lo stesso. Com­prende da Di Pietro a Grillo, da Vendola a Celentano, da Lan­dini della Fiom a De Magistris e Ingroia. Ed è composto dal popolo della comunicazione, televisione più web, talk show politici più blog e social network. Quello che ha traina­to il quorum referendario. Un mondo che continua a sfuggi­re alla maggior parte dei politi­ci istituzionali. Fateci caso, quando siedono nello studio circolare di Annozero , Bindi e Bersani non fanno mai un figu­rone come a Ballarò . Risulta­no opachi, stagionati, senza un Crozza che li rianimi. Mi­chelone frequenta altri mon­di, spara le proteste delle ope­raie dell’Omsa, scarica le invet­tive di Grillo, usa i linguaggi della rete. Berlusconi, Santoro lo considera già archiviato, in­dietro due giri di pista. Anche i leader della sinistra istituzio­nale li considera, e si dimostra­no, superati. Magari indietro di un solo giro. Però indietro. E dunque, se glielo chiedes­sero...