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 2011  giugno 14 Martedì calendario

NICARAGUA, ZUCCHERO E VELENI

In Nicaragua, nella regione occidentale di Chinandega, si può passeggiare per ore tra il fogliame, lungo le strade di fango che circondano baracche fatiscenti, e incontrare solo donne e bambini. Nessun uomo. Per questo, la Isla, nel comune di Chichigalpa, a 90 chilometri dalla capitale Managua, è conosciuta come l’Isola delle vedove.
Dagli Anni ’90, circa 5 mila persone sono morte nelle diverse comunità per insufficienza renale cronica. Erano quasi tutti uomini, tra i 20 e i 40 anni, lavoratori o ex lavoratori dell’Ingenio San Antonio, il più grande produttore di canna da zucchero del Paese. Di proprietà del Gruppo Pellas, una famiglia di origine italiana, tra le più ricche del centro America.
Partiti da Genova, si sono trasferiti in Nicaragua alla metà dell’800 e hanno fondato un complesso industriale che conta 50 aziende in settori che vanno dall’agroindustria alla distribuzione di software e di autoveicoli, per un valore di mercato di 4 miliardi di dollari.

Un’incidenza tre volte superiore alla media
I primi casi di insufficienza renale hanno iniziato a verificarsi negli Anni ’90. E cioè quando il gruppo Pellas è tornato a essere legittimo proprietario dell’Ingenio, confiscato in precedenza dal governo rivoluzionario sandinista.
Secondo le associazioni che tutelano i malati, l’Anairc (Asociación Nicaragüense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica) e Asochivida (Asociación de Chichigalpa por la Vida), la colpa è dei pesticidi chimici utilizzati nelle piantagioni.
Tuttavia, i Pellas hanno sempre negato ogni responsabilità. Ariel Granera, responsabile della comunicazione del Gruppo, ha smentito con sdegno le ipotesi delle associazioni. «All’Ingenio non si usano pesticidi ma solo agrochimici certificati e registrati a livello nazionale», ha assicurato a Lettera43.it. «A Chichigalpa il nostro lavoro non è differente rispetto a quello del Brasile o di Cuba, zone in cui non si verificano casi di insufficienza renale. Il gruppo Pellas è il primo a voler far chiarezza sulla vicenda».
Eppure l’azienda ha sempre vietato l’accesso alle terre di sua proprietà. Ufficialmente per tutelarsi da eventuali «ciarlatani guidati dal pregiudizio nei confronti della nostra impresa».
I pochi accertamenti disponibili sono stati effettuati nelle comunità limitrofe, con strumenti scientifici non sempre adeguati. L’ultima indagine pubblica sui terreni e sulle falde acquifere risale al 2003 quando il ministero della Salute certificò che nella zona di Chinandega i casi di insufficienza renale riguardavano il 12,5% della popolazione, tre volte la media nazionale.
Nel 2006, poi, una ricerca dell’Università nazionale autonoma del Nicaragua (Unan) rilevò che il 95% dei 26 pozzi di acqua sul territorio era contaminato da pesticidi, feci, diserbanti e batteri.

Le associazioni hanno lanciato il boicottaggio del rum
Per attirare l’attenzione pubblica sul caso, le associazioni hanno lanciato un’imponente campagna di boicottaggio internazionale del rum Flor de caña, uno dei prodotti più noti dell’azienda, realizzato con lo zucchero delle piantagioni incriminate.
E, negli ultimi due anni, hanno cercato di trovare un accordo con i Pellas per promuovere nuovi studi scientifici, coinvolgendo l’università di Boston.
Immancabilmente, però, il primo documento pubblicato ha scatenato la polemica. Si tratta di un documento preliminare che stabilisce la necessità di nuovi approfondimenti. «Le 143 pagine del documento di Boston dicono che al momento gli elementi a disposizione dell’Università non permettono di stabilire una connessione tra le pratiche lavorative all’Ingenio, i prodotti utilizzati, e l’insufficienza renale, ma che per farlo è necessaria una nuova analisi più approfondita. A oggi quindi non si può escludere la responsabilità dei proprietari dell’Ingenio», ha spiegato a Lettera43.it Catharina Wesseling, direttrice dell’istituto di epidemiologia Saltra (Programa Salud y Trabajo para América Central).
I Pellas, però, l’hanno presa diversamente: secondo loro si tratta di un’assoluzione.
A difendere i malati sono rimaste solo associazioni e le Ong indipendenti. Tra di loro la Isla Foundation, che prende appunto nome dall’Isola delle vedove.
L’associazione da tempo finanzia indagini sulla malattia e si batte contro i comportamenti antisindacali dell’azienda, come per esempio il licenziamento senza giusta causa in caso di alterazione della creatinina, uno dei sintomi dell’insufficienza renale cronica. Inoltre non si esclude, in tempi brevi, la pubblicazione di un nuovo studio indipendente che potrebbe chiarire in parte le responsabilità nella vicenda.
Ma si tratta sempre di più di una battaglia contro i mulini a vento. Alle accuse il gruppo Pellas ribatte con i numeri: 5 milioni di dollari di investimenti annui per la creazione di scuole, centri di salute e infrastrutture. «Noi non siamo lo Stato, non possiamo risolvere da soli la povertà del Nicaragua», ha chiosato il responsabile dell’azienda.
Vero. In Nicaragua lo Stato ha il volto di quello stesso governo sandinista che dopo la rivoluzione del ’79 aveva confiscato l’Ingenio. Oggi è di nuovo al potere, ma sulla morte della sua gente non ha mai detto una parola.