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 2011  giugno 14 Martedì calendario

DA PECHINO A SHANGHAI IN CINQUE ORE

Tra un paio di settimane ricorre il novantesimo anniversario della fondazione del Partito comunista cinese. E per festeggiare un evento speciale, la nomenklatura ha deciso di farsi un regalo speciale: il treno ad alta velocità Pechino-Shanghai. Nonostante il clamoroso scandalo che ha turbato la realizzazione dell’infrastruttura (90 milioni di euro di tangenti e un ministro delle Ferrovie silurato), il supertreno entrerà in servizio il primo luglio 2011 con quasi un anno d’anticipo.

Lo ha annunciato il Governo cinese, svelando i dettagli dell’attesissima linea veloce che collegherà le due principali città del Paese. I treni saranno di due tipi. Il primo raggiungerà una velocità massima di 300 chilometri orari e coprirà il percorso in cinque ore. Il secondo correrà "solo" a 250 chilometri orari e arriverà in otto ore. I prezzi saranno concorrenziali rispetto al servizio aereo che da tempo ormai, a causa dell’aumento esponenziale del traffico interno, non riesce più a fornire servizi efficienti e puntuali alle migliaia di pendolari tra Pechino e Shanghai.

Il supertreno, destinato a movimentare 80 milioni di passeggeri l’anno, è solo l’ultimo dei grandi progetti cinesi nell’alta velocità. Grazie ai massicci investimenti degli ultimi sette anni, infatti, oggi con 8.400 chilometri di binari veloci la Cina vanta la Tav più lunga del mondo. Secondo i piani, entro il 2012 le strade ferrate super-rapide dovrebbero raggiungere un’estensione di 13mila chilometri, per poi salire a 30mila entro il 2020. Per quella data i Pendolini rossi saranno in grado di collegare più di 250 città e di trasportare 4 miliardi di viaggiatori l’anno.

Pechino considera l’alta velocità strategica per diversi motivi. Il primo è economico-sociale: avvicinare la ricca fascia costiera alle regioni sottosviluppate del Centro e dell’Ovest, sperando di ridurre il divario di ricchezza che oggi spacca in due la Cina minandone la stabilità politica e sociale. Inoltre, il piano imprimerà una formidabile accelerazione al processo di urbanizzazione. «Entro il 2020 lo sviluppo delle ferrovie ad alta velocità porterà alla creazione di quattro nuove grandi città e all’espansione di due super-metropoli già esistenti nei due Delta del Paese», spiega uno studio di Morgan Stanley.

Il secondo motivo è legato al business: il piano attiverà colossali commesse in tutta l’industria ferroviaria e nel suo indotto. Ma non solo. Avrà un effetto volano su molti altri settori economici legati indirettamente ai trasporti su rotaia. secondo Morgan Stanley, l’alberghiero, la ristorazione, il turismo, il noleggio auto, i beni di consumo, la grande distribuzione, l’immobiliare.

Il terzo motivo è geopolitico. I piani prevedono anche un sostanzioso allungamento delle linee esistenti e in costruzione oltre i confini della Cina con l’obiettivo di collegarla a una ventina di Paesi stranieri, lungo tre direttrici. La prima punterà verso il Sudest Asiatico. La seconda verso l’Asia Centrale e dovrebbe arrivare fino in Germania. La terza verso la Siberia e la Russia europea.

Un secolo dopo la Berlino-Baghdad, si profila dunque una Pechino-Berlino. Allora, sulla nuova ferrovia tra Europa e Medio Oriente correvano le ambizioni imperialiste della Germania guglielmina. Oggi, sul supertreno intercontinentale made in China, corrono le mire geostrategiche e la brama di commerci, energia e risorse della rampante nomenklatura cinese.