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 2011  giugno 14 Martedì calendario

ATENE, IL RATING PEGGIORE AL MONDO

Standard & Poor’s ha declassato ieri la Grecia di tre gradini in un colpo, passando da B a CCC e quindi saltando a piedi pari i livelli B- e CCC+. Salgono così a 12 le retrocessioni di S&P’s inferte sul rating della Repubblica ellenica, andato a picco dopo l’annuncio del credit watch negative del gennaio 2009 sull’allora singola A. S&P’s ha calcolato che entro il 2013 andranno in scadenza 95 miliardi di titoli greci, ai quali se ne aggiungeranno altri 58 nel 2014. Per questo sono ipotizzati due scenari, riflessi dalla CCC: entro i prossimi 12 mesi (senza scontare una decisione immediata dell’Eurogruppo) le scadenze del debito greco negoziabile a medio lungo termine saranno allungate (con exchange o rollover) a condizioni peggiorative per i creditori e quindi con default; entro il 2013 si renderà necessaria una ristrutturazione del debito greco con haircut e quindi perdita del capitale da parte dei creditori (recupero del capitale tra il 30% e il 50%).

Ancora ieri, gli spread tra i titoli di Stato decennali periferici e tedeschi ha continuato ad allargarsi, segnando il passo del temuto rischio-contagio. Mentre i rendimenti di Schatz e Bund si abbassavano, rispettivamente all’1,54% e 2,96%, quelli dei bond portoghesi tra i due e i dieci anni salivano tra il 12,40% e il 10,6%, gli irlandesi tra il 13,3% e l’11,35% (quest’ultimo un record) mentre i GGB greci spaziano ora dal 26% al 17 per cento. Tutte curve dei rendimenti invertite a tassi insostenibili considerate le prospettive di crescita economica e il trend del debito/Pil di questi Stati. Il costo dei credit default swap di questi Paesi ieri ha registrato massimi storici: la Grecia, ha sforato quota 1.600 centesimi. L’euro si è indebolito contro il dollaro Usa dopo il declassamento e ha toccato il minimo storico nei confronti del franco svizzero a 1,20043.

Oggi gli appuntamenti in asta nell’Eurozona sono pesanti: 14 miliardi circa di raccolta massima proveniente da Grecia (1,5 miliardi di T-bill a 26 settimane), Spagna (fino a 5,5 miliardi di T-bill a 12 e 18 mesi), Italia (fino a 3,5 miliardi di BTp quinquennali), Olanda (fino a 3,5 miliardi di bond triennali).

Che la Grecia sia insolvente - cioè incapace di ripagare i debiti a medio-lungo termine puntualmente e integralmente - e che lo sia dal maggio 2010 è fatto noto: quel che sta mandando in tilt il mercato è il fallimento del programma di Ue e Fmi che hanno tentato di pilotare il default greco in maniera "ordinata" per farlo scattare dal giugno del 2013, dopo aver consentito a Spagna e Irlanda di imboccare saldamente la via di uscita dalla crisi e alle banche europee di ricapitalizzarsi per attutire il colpo del default di uno Stato europeo. Il contagio sta proprio nella crisi di fiducia del mercato nella capacità, e per certi versi nella volontà politica, degli Stati di Eurolandia di evitare il default greco e quindi, perchè no?, irlandese e portoghese prima del luglio 2013: prima della nascita del nuovo veicolo di salvataggio Esm e prima dell’introduzione dei meccanismi di ripartizione delle perdite tra i privati nel caso di insolvenza di uno Stato europeo. Se prima il mercato credeva nello svolgimento di un processo orderly ora è convinto prevalga l’imprevedibilità del disordine.

In questo contesto, oggi a Bruxelles avranno luogo le riunione straordinarie di Eurogruppo ed Ecofin in seguito alle quali non sono attese conferenze stampa. Si tratta di incontri preparatori alle riunioni formali a Lussemburgo del 20 e 21 giugno. Un po’ per colpa della Grecia che ha sforato malamente gli obiettivi del piano di risanamento dei conti pubblici, un po’ per colpa del programma di salvataggio 2010-2013 messo a punto Ue-Fmi e basato su previsioni ambiziose o irrealistiche, fatto è che i conti non tornano: secondo Deutsche bank mancano all’appello 104 miliardi contro i 110 già accordati nel primo pacchetto di aiuti. Il nuovo sostegno, il "bail-out2", potrebbe essere ripartito per circa 45 miliardi tra Eurogruppo (30) e Fmi (15), 30 dalle privatizzazioni greche e 30 dall’accordo con almeno il 30% dei creditori privati (essenzialmente banche greche ed europee esclusa la Bce) di sottoscrizione di nuovi titoli di Stato greci (a condizioni non di mercato) in cambio del rimborso integrale dei titoli in scadenza.