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 2011  giugno 11 Sabato calendario

CORRIERE IN ANSIA: «NON VENDETE VIA SOLFERINO»

Si salvi chi può. Sembra questa la parola d’ordine al Corriere della Sera alla vigilia del riassetto di Rcs che lunedì 20 sarà sottoposto all’approvazione dei soci e che porterà alla scomparsa delle principali società italiane (e delle relative poltrone di comando) del gruppo editoriale che sono destinate a fondersi confluendo nella capogruppo. A partire dalla Quotidiani, cui appunto fa direttamente capo il Corriere e il cui cda è di fatto una duplicazione del patto di sindacato che controlla l’intero gruppo. L’operazione, che è solo la prima e la più concreta mossa nell’ambito di un complessivo riposizionamento del salotto buono della finanza italiana dopo l’uscita di scena di Cesare Geronzi e a un pugno di mesi dal rinnovo del patto di sindacato di Mediobanca, primo azionista dell’editrice, riguarderà senz’altro anche la Pubblicità. Dentro anche la travagliata Periodici, che da oltre un anno si trova nel limbo di una vendita finora mai andata in porto per l’assenza di un compratore, nonché di una visione univoca degli azionisti, ma che potrebbe essere ormai prossima. Anche perché, secondo le ultime indiscrezioni della stampa finanziaria, qualche offerta sul tavolo dell’ad Antonello Perricone sarebbe arrivata e questa volta i soci, che devono fare i conti con il debito miliardario del gruppo, dovranno prendere una decisione.

Andata per andata, devono essersi detti in via Solferino, tanto vale pensare solo alla propria pelle. E così ieri, giorno della riunione dei pattisti che controllano oltre il 60 per cento di Rcs chiamati a dire la loro sul riassetto, i giornalisti del Corriere hanno lanciato attraverso il quotidiano un altolà ai soci sulla vendita della sede storica di via Solferino e, soprattutto, un richiamo al “mantenimento di una forte, unica e inequivocabile identità del giornale e dei suoi redattori”, in quanto sola garanzia della “qualità e indipendenza della testata, e di conseguenza della sua redditività”. Tanto più che l’ultima trimestrale di Rcs “testimonia come l’area Quotidiani Italia continui ad essere l’unica ad avere un segno positivo su ricavi e utili”. Invece una fusione “renderà i conti del Corriere sempre più indistinguibili dalle altre iniziative editoriali del gruppo, tutte in perdita”. Come dire che se si taglieranno i rami secchi non verranno versati litri di lacrime, ma guai a toccare il Corriere e, tanto meno, a spostarne i giornalisti nella periferica via Rizzoli. Una presa di posizione probabilmente non gradita dai colleghi della Periodici che ancora non sanno se saranno venduti o addirittura “chiusi”, ma sanno bene che il tempo stringe. Tanto più che fare cassa con la vendita di via Solferino è strada piuttosto in salita.

L’operazione più volte ventilata negli ultimi mesi non è certo una novità per la Rcs, dato che l’immobile negli anni è più volte passato di mano ed è rientrato nel pieno possesso del gruppo soltanto nel 2003, dopo il riacquisto da Pirelli & C. Real Estate - Morgan Stanley Real Estate Funds, che ne avevano comprato una quota sotto la gestione di Cesare Romiti. Altri tempi, però, oggi è difficile che uno dei soci si possa fare avanti per rilevare l’immobile a prezzi interessanti senza rivenderlo a sua volta e il gioiello di famiglia sarebbe perso per sempre. Palazzo a parte, né l’altolà né le frecciate a “investimenti e gestione discutibili” da sommare a 75 milioni di euro in dividendi in vista e “compensi milionari e premi per dirigenti”, sembrano aver spostato di un millimetro i pattisti. “Abbiamo approvato all’unanimità le decisioni prese dal cda circa la semplificazione societaria”, ha detto il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, dopo 2 ore di riunione, mentre Francesco Merloni ha precisato che l’operazione riguarderà 12 società incluse Quotidiani e Periodici, mentre il cda della capogruppo resterà invariato fino alla scadenza. Quindi niente da fare per il braccio destro di Ligresti, Massimo Pini e per Luca di Montezemolo, rispettivamente nel consiglio di Periodici e Quotidiani. Delle testate periodiche, invece, “non si è assolutamente parlato”. Per ora.