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 2011  giugno 14 Martedì calendario

«IO HO MESSO QUATTRO SI MA NON È UN VOTO POLITICO»

«Io l’avevo detto in tempi non sospetti». Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, è stato l’unico in casa della Lega Nord ad aver annunciato pubblicamente nelle scorse settimane i quattro sì ai referendum che hanno sentenziato la seconda sconfitta per il governo di Silvio Berlusconi. «Ma è sbagliato caricare politicamente questo voto. Non trovo giusto fare a gara a chi ha vinto e chi no - spiega al Riformista - È bene ricordare che la Lega ha dato libertà di scelta ai suoi militanti. D’altra parte, se non avessero votato anche gli elettori di centrodestra il quorum non sarebbe stato raggiunto. Sia chiara però una cosa: questo non vuol dire che gli elettori andati al referendum domani voterebbero centrosinistra».
Il Partito Democratico continua a insistere sulle dimissioni del presidente del Consiglio.
In questo momento è importante che si discuta sui quesiti che sono stati oggetto del referendum e non di altro. Il centrosinistra canta vittoria perché fa il gioco delle parti. Non perdiamo di vista il punto più importante di questa tornata referendaria: i cittadini hanno detto in modo traversale cosa pensano rispetto a temi come l’acqua o il nucleare.
Sull’acqua come bisogna comportarsi?
Sull’acqua è evidente che è un bene di tutti e che i cittadini vogliono che rimanga pubblica. Bisogna migliorare l’efficienza del servizio in certe aree del Paese, ma non significa per forza privatizzare.
Non c’è stato un errore di comunicazione da parte vertici del Carroccio? I militanti forse avrebbero preferito un’altra presa di posizione.
È stata data libertà di voto. Io ho espresso posizione in tempi non sospetti. Sul nucleare credo fosse evidente che sarebbe finita così. Già durante uno dei consigli dei ministri in cui venne votato, quando ero ministro per l’Agricoltura, qualcuno pose la questione sulla possibile consultazione dei cittadini. E poi, bastava domandare ai governatori di regione che cosa pensano rispetto a una centrale nucleare sul loro territorio: i no sarebbero 20. A vincere è stato il detto: not in my backyard.
Calderoli sostiene di aver ricevuto un’altra sberla dopo quella alle amministrative.
Io devo rispondere del governo della mia regione, ma credo che a livello di esecutivo sia ormai necessario riprendere in mano il programma del 2008. Serve un’accelerazione sulle riforme, a cominciare da quella fiscale. Bisogna togliere lacci e lacciuoli alla burocrazia dello stato. Qui in Veneto userei il lanciafiamme. Abbattiamo i costi della politica e acceleriamo sulla cartolarizzazione dei beni pubblici: ci sono norme troppo lente.
Però la base scalpita e continua a protestare contro Berlusconi.
Lo so bene. I militanti sono arrabbiati. È tempo di dare risposte serie e in breve tempo.
La sabbia nella clessidra sembra esaurirsi? Il 22 c’è la verifica.
A decidere sui tempi sono i tre ministri di governo: Bossi, Calderoli e Maroni.
Cosa si aspetta da Pontida?
Io ci andrò come sempre. Il nostro popolo ha bisogno di risposte.
La sua regione ha fatto da traino sul voto: quasi il 60%. Come mai?
È vero, il nord è stato fondamentale, in particolare Lombardia e Veneto. Ma non vorrei iniziassero a circolare strane teorie sui veneti. Ricordo che anche ai referendum sulla devolution il Veneto si distinse per la partecipazione. Questo voto, lo ripeto, non è politico. Se ci fossero stati altri due quesiti sul premier non credo si sarebbe raggiunto il quorum.
Eppure il legittimo impedimento potrebbe aver spinto molti a recarsi alle urne.
Ma resta un falso problema. La legge ha già avuto una sua risoluzione.
Vorrebbe la reintroduzione dell’immunità parlamentare?
Assolutamente no. Se mi trovassi in una situazione del genere, vorrei essere processato in tempi rapidi e non attendere anni inutilmente.