Varie, 14 giugno 2011
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Sacco Joe
• Malta 2 ottobre 1960. Artista (giornalista-vignettista). Statunitense • «[...] forse il più famoso giornalista di graphic novels, maestro nella tecnica di sceneggiare fatti veri con i fumetti [...] è famoso per le sue strip sulla Palestina e sulla Bosnia [...] Lodato da Edward Said, grande studioso arabo, Sacco ha fra i suoi estimatori Ari Folman, lo strapremiato regista israeliano di Valzer con Bashir [...]» (Francesco Battistini, “Corriere della Sera” 23/12/2009) • «Nei primi Anni Novanta, quando [...] tirava giù rapidi schizzi per Palestine, il suo primo reportage disegnato, nella zona araba di Gerusalemme, sbatteva contro i sorrisi a mezza bocca degli inviati dei grandi media e dei funzionari delle organizzazioni internazionali. Un fumetto sulla lotta infinita tra israeliani e palestinesi suonava come uno scherzo. “Ero piuttosto timido, temevo che mi ridessero in faccia ogni volta che raccontavo il mio progetto. E qualcuno lo ha fatto!”, racconta l’autore di graphic stories che sarebbe più esatto definire politicamente “coinvolte”, piuttosto che impegnate. E molto premiate. Oltre a Palestina. Una nazione occupata, che nel 1996 ha vinto l’American Book Award, ci sono state Goradze. Area protetta e Neven. Una storia da Sarajevo, sul macello di corpi e anime nella ex Jugoslavi [...] Gaza 1956 [...] The Unwanted (Gli indesiderati) una storia breve lungo le rotte dell’immigrazione clandestina nel Mediterraneo, tra il Nord Africa e l’Italia, toccando Malta [...] Cresciuto in Australia, si è prima trasferito in America, dove vive, tra un viaggio e l’altro. Ma ha trovato la sua strada nei posti più scomodi del globo. Per raggiungerli e mostrarli nelle sue tavole ha fatto debiti, prima che i libri gli dessero un ritorno economico. [...] Sulla scena del graphic novel politico è un’eccezione. Si è fatto l’orecchio alle storie nei caffè. I suoi disegni hanno il tratto denso e una pignoleria fotografica per gli ambienti; una semplicità da finto ingenuo per le facce delle persone. “Con i disegni puoi avere l’inquadratura perfetta, come nei migliori scatti fotografici. Hanno un grande potere che va usato con misura”, dice. I libri più lunghi, come Gaza 1956, gli richiedono anni di lavoro. Più che ai reportage viene da pensare alla tradizione americana del non fiction novel, di Truman Capote e Hunter S. Thompson. “Thompson mi ha fatto capire come dare sostanza letteraria alle storie reali. Ma devo molto soprattutto a George Orwell, alla sua fermezza morale nel raccontare la guerra civile spagnola e le condizioni dei lavoratori inglesi durante la Grande Depressione, e a Michael Herr, l’autore di Dispacci, sulla guerra nel Vietnam”, precisa. Il segreto delle storie di Sacco è l’empatia verso i suoi personaggi, anche nelle situazioni più difficili, anche per le figure più problematiche. [...] È una caratteristica di Sacco, quella di mostrare i retroscena del suo comics journalism: la ricerca delle notizie, i momenti di pausa in un bar, le attese snervanti a un check point. In Gaza 1956 è nella Striscia, prima del ritiro israeliano, a fare domande su due incidenti di cinquant’anni prima nelle città di Khan Younis e Rafah, dove centinaia di civili palestinesi vennero uccisi dai militari di Tsahal. Sembra più un film-inchiesta su memorie scomode che un reportage da un conflitto. “Uno dei punti di forza di un comic book è la facilità con cui il lettore può essere portato indietro nel tempo. È però necessaria una ricerca accurata, dagli oggetti d’uso quotidiano alle foto d’epoca dei campi di rifugiati, per dare consistenza ai dettagli del passato” [...]» (Fabio Sidici, “La Stampa” 22/9/2010).