Varie, 14 giugno 2011
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Manacorda Giuliano
• Roma 16 novembre 1919, Roma 26 agosto 2010. Critico letterario • «Due sono i dati salienti, con i quali si è soliti caratterizzare l’opera di Giuliano Manacorda [...]: che nel 1967 avesse pubblicato per gli Editori Riuniti, editrice del Partito comunista italiano, il primo manuale dedicato agli autori del XX secolo e destinato agli studenti delle scuole superiori e dell’università; e che sia stato, appunto, un critico letterario di formazione marxista. Quando quel libro uscì, negli anni Sessanta, né alla Sapienza di Roma, né altrove, che Manacorda fosse marxista risultava un dato in special modo significativo, tanto da doverlo sottolineare o ricordare. Poi, non s’è fatto altro: Giuliano Manacorda è/era un critico proveniente da quella scuola. In realtà, che sia stato il primo può essere casuale, ma non più di tanto. Nella sua scelta c’è una logica, ovvero un metodo, se non una fede, ben precisi. Da una parte lo storicismo, nel senso non di catena evolutiva ma concatenazione di cause ed effetti e di fenomeni di azione e reazione che lo storico ricuce e disegna. Dall’altra la destinazione normale, ovvia, ma tutt’altro che neutrale. Dietro la scelta di scrivere un manuale di letteratura contemporanea per i giovani c’è Antonio Gramsci e, a sfogliarlo, si sente tuttora pulsare un sentimento d’ordine o, per essere più precisi, un sentimento nobile e, per quel momento storico, tanto congruo quanto coraggioso. Va ricordato come in quegli anni la critica letteraria considerasse superati storicismo e crocianesimo, da cui il primo derivava. Ma Manacorda, a onor del vero, in un volume analogo del 1987, e che aggiornava il precedente, si mostrò all’altezza della situazione. La sua impostazione, con categorie tradizionali, generi letterari, decenni, maestri vecchi e nuovi, e giovani che si affacciavano alla ribalta, è rimasta la stessa; e identica è la prosa, scorrevole, linda, senza tecnicismi. Pure, in questa seconda storia del Novecento, che arriva fino ai debuttanti degli anni Ottanta, Andrea De Carlo o Pier Vittorio Tondelli, si sente un arricchimento di attenzione (per semplificare) ai valori formali. Un poeta come Andrea Zanzotto, nella storia di Manacorda, rappresenta un punto di equilibrio, una sintesi esemplare della tradizione e dell’avanguardia “novissima”. [...]» (Franco Cordelli, “Corriere della Sera” 28/8/2010) • Vedi anche: Giuseppe Leonelli, “la Repubblica” 2/9/2010.