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 2011  giugno 13 Lunedì calendario

HABITAT VERDI. IL NORD TRACCIA LA ROTTA DA SEGUIRE

Sul podio delle regioni più green d’Italia c’è la Basilicata. E non è una sorpresa. Anche l’anno scorso la Lucania si trovava tra le big pro-ambiente. A renderla così verde sono: gli investimenti nell’agricoltura biologica (con il 21 per cento di terreno a bioculture e il più alto numero di operatori nel settore) e il 48,8 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Ma la medaglia d’oro va al Trentino Alto Adige, mentre quella di bronzo è del Friuli-Venezia Giulia. A seguire Umbria, Veneto e Piemonte. Fanalino di coda la Puglia.
Nuovi parametri
Questa è la classifica dell’economia verde italiana redatta da Fondazione Impresa che ha calcolato l’Indice di Green Economy (Ige) delle nostre regioni, tenendo conto di 21 parametri (l’anno scorso erano nove) nei diversi settori: energia, agricoltura biologica, trasporti, eco-edilizia, rifiuti e turismo sostenibile. Senza dimenticare le misure ecofriendly di aziende e prodotti. Si tratta di una fotografia dell’Italia verde in cui si evidenziano le regioni più orientate alle opportunità di business offerte dalla green economy . «Il Trentino è il primo della classe con un punteggio così alto da staccare tutte le altre regioni — sottolinea Cristina Cama, ricercatrice di Fondazione Impresa —. Di quanto? il suo punteggio standardizzato Ige è 0,8 mentre quello della seconda classificata è 0,2» .
Ritardi diffusi
La distanza è notevole. Segno che forse, escludendo la prima in classifica, le altre regioni sono un po’ indietro con le innovazioni a favore dell’ambiente. Eppure la green economy può rappresentare un volano di sviluppo, l’exit strategy per uscire dalla crisi. Una sorta di «rivoluzione» dolce, un modo per innestare elementi di crescita sostenibile nell’economia esistente.
A far eccellere il Trentino-Alto Adige sono gli ecoinvestimenti a 360 gradi che toccano ogni campo. Risultato: produce il 92,7 per cento della sua elettricità da fonti rinnovabili, differenzia il 56,8 per cento dei rifiuti, manda in discarica il 22,2 per cento della spazzatura (il resto lo riutilizza) contro una media nazionale del 49,2 per cento e risparmia 110 Kwh/anno pro capite grazie alla riqualificazione energetica degli edifici (attuata con le detrazioni fiscali del 55 per cento). Insomma, s’impegna dove può.
«Al Nord esiste la cultura del rispetto dell’ambiente e del riciclo più forte — commenta Cama —. È anche vero che il Settentrione ha una grande tradizione di energia elettrica generata dall’idrico che lo rende più verde» . In altre parole, non ha bisogno di fare grandi trasformazioni tecnologiche, come invece stanno avvenendo al Sud con l’incremento di pale eoliche e pannelli fotovoltaici.
Esempi virtuosi
«Per esempio — continua Cama — la Val D’Aosta produce il 100 per cento di energia elettrica verde ed è quasi tutta idrica. Anche il Trentino ha una grande componente di idrico, mentre la Basilicata genera il suo 48,8 per cento di energia rinnovabile un po’ dall’idrico e un po’ dall’eolico con una piccola fetta di fotovoltaico e biomassa» .
In particolare le regioni settentrionali hanno registrato le performance migliori nei settori dei rifiuti e dell’edilizia. I dati sulla raccolta differenziata indicano che Trentino-Alto Adige, Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia differenziano oltre il 40 per cento della spazzatura contro la media nazionale di circa 30 punti percentuali. Addirittura la Lombardia è così virtuosa da smaltire in discarica appena l’ 8 per cento della raccolta. Nel settore dell’edilizia il maggior numero di riqualificazioni energetiche degli edifici (con le detrazioni fiscali del 55 per cento) sono state effettuate in Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Al Sud si è puntato di più sull’agroalimentare biologico e sul turismo ecosostenibile (agriturismo, B&B e piste ciclabili). Basilicata, Sicilia e Calabria hanno il maggior numero di operatori nel biologico. «Nord e Sud sembrano concepire la green economy in due modi diversi — aggiunge Cama —: il primo si basa sull’iniziativa delle singole persone, vedi raccolta differenziata. Il secondo si basa sul business agroalimentare e turistico, da considerare come un mezzo di crescita economica del territorio. Due approcci diversi che devono dialogare e integrarsi» .
Paola Caruso