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 2011  giugno 12 Domenica calendario

I QUARANTENNI DEL VINO ITALIANO: «COSI’ BATTIAMO I FRANCESI»

Produciamo più vino di tutti al mondo. Lo rivela la Coldiretti in base ai dati forniti dalla Commissione europea. Siamo davanti anche alla Francia. Il sorpasso era già accaduto nel 2008. Questa volta i milioni di ettolitri prodotti nell’ ultima vendemmia tra i filari italiani sono 49,6 contro 46,2 dei francesi. «Anche al netto della feccia, calcolata al 5 per cento - sottolinea Domenico Bosco, responsabile vitivinicolo di Coldiretti - la produzione italiana supererebbe comunque il 47 per cento. Una differenza sostanziale di circa un milione di ettolitri a nostro favore». La variabile tempo ha giocato brutti scherzi ai transalpini. I loro vigneti hanno patito gelate e pioggia nell’ ultima stagione. L’ Italia dei winelovers può gongolare perché il primato arriva nonostante l’ alto numero di estirpazioni in vigneto e l’ avvio della vendemmia verde. Non è tutto. Il Portogallo è l’ unico che ha riportato una crescita sorprendente in contrasto al sostanziale calo diffuso nelle vigne d’ Europa. Malissimo Austria, Romania e Bulgaria. Altro dato positivo per l’ Italia è l’ aumento delle esportazioni nel mondo. Del 15 per cento nel primo bimestre di quest’ anno, ma il record arriva da oltre oceano, nell’ invio di bottiglie negli Stati Uniti dove la percentuale di crescita è al 31 per cento. In tema di fatturato quello estero si attesta su 3,93 miliardi nel 2010 contro 3,85 del mercato interno. La differenza economica è minima, ma la psicologia sta cambiando. A parte le note griffe del vino di casa nostra si sta formando una buona squadra di produttori attorno ai 40 anni molto determinati su scelte in cantina e coscienti del valore dell’ export. «C’ è una forte capacità di questa nouvelle vague di produttori ed enologi a leggere le nuove esigenza dei consumatori», sottolinea Bosco. Si nota una certa sofferenza per chi fa vini corposi, di struttura, nel trovare facile commercio. Per questa ragione ha buon gioco questa nuova pattuglia che sta mettendo in bottiglia vini più morbidi, vellutati, eleganti. Un caso è decisamente quello dell’ Etna. Produrre ai piedi del vulcano è diventato uno status. Paolo Caciorgna, toscano del Chianti, oltre ad essere il winemaker di Sting e Bocelli, produce a Castiglione di Sicilia, l’ Etna Rosso «N’ anticchia», un raffinato Nerello Mascalese, vitigno autoctono. Come Silvia Maestrelli e Federico Curtaz a Rovittello con il «Musmeci», l’ esportatore di vino Marc De Grazia con il «Quadro delle Rose» nella tenuta delle Terre Nere, i rampolli di casa Benanti, Cottanera, Graci. C’ è una parte umanistica che prende piede. Quando si è trattato di produrre Sangiovese in Romagna col progetto Colli di Rimini Rosso, Paolo Caciorgna ha detto: «Entro in punta di piedi, senza presunzione con la speranza che quanto sto andando a fare possa esprimere veramente un territorio, nel gusto, ma anche nell’ anima». Un valore aggiunto confermato nel vino che poi è stato prodotto. Così anche per Luca Costa che nel «maso chiuso» di Lahnhof in valle Isarco produce un ottimo Sauvignon Blanc. Abbandonata la carriera da promettente ingegnere ha imboccato quella del vignaiolo scegliendo il bio, dalla cantina al vino. Se la vigna è anche estetica e ambiente, imprescindibile leit motiv, allora non si può dimenticare la Cantina di Termeno in Alto Adige con i vini di Willi Sturz, architetto mancato, ma ottimo enologo, il Soave prodotto dai fratelli Tessari alla Cappuccina a Monteforte d’ Alpone e il «Sublimis» messo in bottiglia in Franciacorta dalla famiglia Uberti. E se scomodiamo l’ anima la musica ha il suo ruolo. Caterina Dei, per esempio, oltre a cantare e suonare il pianoforte è diventata produttrice per ragioni di famiglia con il Nobile di Montepulciano. Un piccolo capolavoro in bottiglia.
Mauro Remondino