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 2011  giugno 12 Domenica calendario

LA NUOVA COSTITUZIONE ISLANDESE? SI SCRIVE VIA FACEBOOK E TWITTER - I

nuovi padri costituenti rilasciano interviste su YouTube e postano foto su Flickr, discutono di principi fondanti e separazione dei poteri su Facebook, accettano correzioni via Twitter. Dal popolo e per il popolo, ripeterebbe il Lincoln di Gettysburg. L’ultima frontiera della democrazia diretta è l’Islanda. Il primo esperimento di stesura collettiva della legge fondamentale di uno Stato è partito ad aprile, quando il Consiglio costituzionale di Reykjavík ha cominciato a pubblicare ogni settimana sul suo sito Web le bozze degli articoli sottoponendole al giudizio popolare. Pubbliche anche le riunioni del Consiglio, trasmesse in streaming tutti i giovedì alle 13. In un Paese dove due terzi dei 320 mila abitanti hanno un profilo su Facebook il salto nell’agorà virtuale è stato naturale. Pareri e suggerimenti hanno inondato pagine e canali aperti sui diversi social network. Respinti solo i contributi anonimi. «I cittadini hanno molto arricchito il dibattito— spiega l’economista Thorvaldur Gylfason, tra i 25 membri del Consiglio —. I loro commenti sono stati utili e hanno sortito un effetto positivo sull’intero processo. I tempi sono cambiati da quando le assemblee costituenti preferivano isolarsi dal mondo. Gli islandesi vedono la Costituzione nascere sotto i loro occhi» . La modifica della Carta è un tema della politica nazionale da quando, nel 1944, la piccola isola di ghiaccio e lava ottenne l’indipendenza dalla Danimarca mantenendo la vecchia Costituzione sostanzialmente inalterata. L’idea di riscrivere il testo in quella forma estrema di esternalizzazione che è il «crowdsourcing» è nata dopo il forum sulla nuova Carta del 2010 al quale sono stati invitati 950 cittadini scelti a caso: un processo frutto del desiderio di palingenesi seguito alla Grande Crisi che nel 2008 portò al crollo delle maggiori banche del Paese, della valuta e del governo (giovedì scorso l’Islanda è tornata sul mercato dei capitali con la prima emissione di bond). Proprio venerdì le autorità di controllo europee hanno minacciato il governo di Reykjavík di portarlo davanti alla loro Corte se entro tre mesi non rimborserà 3,9 miliardi di euro ai risparmiatori britannici e olandesi coinvolti nel collasso della banca online Icesave— due referendum avevano detto no al ripianamento del debito accumulato con Londra e L’Aja. Dal 2009 l’esecutivo è guidato da una donna, socialdemocratica e gay dichiarata, decisa a restituire slancio e fiducia alla democrazia islandese, Jóhanna Sigurðardóttir. «Mi è sempre stato chiaro che una revisione profonda della Costituzione non potesse compiersi che con la diretta partecipazione del popolo» ha dichiarato la premier— ne sarebbero state orgogliose le donne escluse dall’Assemblea nei primi esperimenti di democrazia diretta dell’antica Atene. I padri costituenti hanno inserito tra le loro priorità l’elaborazione di un sistema che consenta di controllare l’operato delle istituzioni ed evitare il ripetersi della crisi. La nuova Carta, che trasforma anche le procedure di elezione dei parlamentari e di nomina dei giudici, dovrebbe essere pronta entro luglio, ferma restando la possibilità di prorogare la chiusura dei lavori di un mese. A quel punto il testo potrà essere sottoposto a referendum confermativo anche senza correzioni del Parlamento. «Declare Independence» cantava l’islandese Björk nel 2008, «fabbrica la tua bandiera e alzala sempre più in alto» . «Cari islandesi, i vostri colori sventolano sulla mia casa» scriveva ieri con lo stesso spirito rivoluzionario Chris dagli Usa nella pagina Facebook del Consiglio costituzionale di Reykjavík, oltre duemila fan, pareri entusiasti da tutto il mondo, un coro unanime: ora tocca a noi.
Maria Serena Natale