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 2011  giugno 11 Sabato calendario

I TUOI DATI TRA LE «NUVOLE». ISTRUZIONI DI BASE PER USARLI AL MEGLIO

Effetto Jobs: il lancio di iCloud da parte del guru di Apple ha acceso i riflettori di tutti sul concetto di nuvola (in inglese appunto «cloud» , intendendo con «nuvola» l’insieme polverizzato di miliardi di computer della rete globale). Un tema già ben noto a esperti e aziende ma che, grazie allo sbarco su oggetti così diffusi come iPhone, iPad e iPod (200 milioni complessivi), rischia di cambiare le nostre vite digitali.
Che cos’è?
Per spiegarlo facciamo un passo indietro. Pensiamo all’utilizzo classico di un personal computer: l’hardware (l’insieme dei componenti elettronici che «fanno» il pc) e il software, l’insieme dei programmi, sono legati a quella specifica macchina. Immaginiamo di creare un file di testo, magari una lettera. Per aprire quella lettera fra un mese avrò bisogno di uno specifico programma ma soprattutto ho bisogno di avere accesso fisico al computer su cui è archiviata. C’è un «qui e ora» da cui non si scappa, insomma. Con il concetto di «cloud» , grazie alla nuvola della rete, l’accesso ai dati, ma anche il software e persino l’hardware, vengono liberati dai limiti del mondo fisico.
Come funziona?
La nostra lettera, in un sistema «cloud» , non starà più fisicamente sul nostro computer ma sarà archiviata da qualche parte nelle Rete. Noi non sapremo neppure dove. Probabilmente sarà in un «datacenter» da qualche parte all’estero: una sorta di magazzino hi-tech che contiene una quantità enorme di bytes. Quando apriremo la lettera, attraverso un software in grado di funzionare sulla nuvola, il «datacenter La stima della» invierà i dati attraverso la Rete e essi appariranno sul nostro display. Ma nulla viene archiviato sul nostro computer e rimane sempre altrove, nel cloud.
Che cosa serve per usufruirne?
Un’azienda che offra un servizio (un software ad esempio) «cloud» . Ma soprattutto una connessione a Internet, che sia wi-fi o attraverso la rete dei cellulari.
Che vantaggi offre?
Le comodità sono molte. Possibilità di accedere ai file dovunque ci trovi e da qualunque oggetto digitale (non solo pc, ma anche smartphone e tablet). Addio alla fatica di sincronizzare i nostri file (pensiamo alla collezione di musica) tra computer, telefono ed eventuali altri dispositivi. Nessun rischio di perdita dei dati per guasti alla macchina, furti o incendi: a sicurezza e backup (duplicati dei dati) ci pensa l’azienda che offre il servizio. Nessun problema di spazio per i nostri archivi digitali, un limite reale per oggetti quali gli smartphone che hanno pochi Gigabytes per i dati. E se si usano software residenti sul «cloud» basta anche con la preoccupazione degli aggiornamenti: avvengono «in remoto» , sui computer dei «datacenter» in cui stanno.
Quali sono i possibili problemi?
Serve una connessione a banda larga continua perché il servizio sia efficiente iPhone, al 100%. E sappiamo che la copertura dei network 3G dei cellulari non è certo completa, né ha costi accessibili a tutti. Alcuni recenti eventi di cronaca poi hanno gettato ombre sulla sicurezza dei sistemi «cloud» , che pure da un punto di vista teorico è di molto superiore a quella del pc dell’utentemedio. Parliamo del «down» , del crollo, dell’infrastruttura cloud di Amazon del 21 aprile e dell’attacco hacker che ha messo in ginocchio per settimane il Playstation Network di Sony. Al di là di questo ci sono le legittime preoccupazioni per la privacy, intrinseche a un sistema con cui si affida la custodia dei dati personali a qualcun’altro.
Apple è stata la prima a guardare al «cloud»?
No di certo. Già oltre 15 anni fa aziende come Oracle o Sun Microcomputer i n the Cloud puntavano su concetti quali «the network is your computer» (la rete è il tuo computer). E nel 2006 Eric Schmidt, ex ceo di Google, usò il termine «cloud» . Proprio Google è stato il colosso che più di tutti ha spinto sul concetto di «cloud» , portando nella nuvola servizi quali l’email (GMail) o la sua versione dell’Office di Microsoft (Google Docs). E negli ultimi tempi ha lanciato un intero sistema operativo (Chrome Os) che funziona solo attraverso il «cloud» . Altri popolari usi della nuvola sono servizi di musica online in streaming come Last. Fm, Spotify o Apple: tu Dada Play. me. O ancora da hard disk virtuali come Dropbox.
Che cos’è iCloud?
Un servizio che estende L e potenzialità di iPhone, iPad e iPod. I documenti, le foto ma anche le applicazioni (App Store) e i libri (iBookstore) sono sincronizzati in maniera automatica, «sulla nuvola» , fra iPhone, iPod, iPad e computer Mac. È basato sul proprio Apple Id, il profilo agganciato a un nome utente e password. Sarà gratuito e inserito nei prossimi sistemi operativi iOs5 e Mac Os X Lion.
E iTunes in The Cloud?
È la versione «cloud» di iTunes, per ora disponibile (per motivi di copyright) solo negli Usa a 25 dollari l’anno. Permette di accedere da tutti i dispositivi Apple all’intera libreria musicale che abbiamo dentro iTunes, inclusi quei brani non acquistati sull’iTunes Store. Non è chiaro se e quando arriverà in Italia.
Paolo Ottolina