Varie, 14 giugno 2011
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Snchez Clara
• Guadalajara (Spagna) 1 marzo 1955. Scrittrice. Nota per Il profumo delle foglie di limone (Garzanti 2011): « Succede, a volte. Arriva un libro perfettamente sconosciuto, del cui autore poco o nulla si sa, che non è andato in televisione e del quale i giornali non hanno parlato oppure soltanto di sfuggita, e finisce quasi subito in cima alla lista dei bestseller. Qual è il mistero? Non sempre c’è una risposta esatta, ma quella che probabilmente si avvicina di più alla verità è: passaparola. Di fronte al passaparola non c’è, infatti, recensione che tenga e, forse, nemmeno comparsata tv. Per [...] Il profumo delle foglie di limone [...] deve essere andata così. E il fatto di essere stato un bestseller in Spagna potrebbe avere in qualche modo spinto il passaparola. C’è il luogo dell’azione, prima di tutto, che può spiegare il successo: la costa Blanca, qualcosa come la nostra riviera romagnola, che numerosi in qualche modo conoscono, per esserci stati, o se la possono figurare per averla vista al cinema o in televisione. Un paesaggio familiare, dunque, dove è facile immaginare le mosse dei protagonisti tra spiaggia e pensioni, villette, giardini, piscine, lungomare, bancarelle e gelaterie. E poi ci sono i personaggi, in parte familiari come i luoghi, per esempio la ragazza Sandra, disoccupata, incinta, incapace di decidere cosa fare della sua vita, un prototipo di trentenne nel quale non poche si possono riconoscere; in parte misteriosi, pericolosi, infidi e perciò automaticamente appassionanti, come la coppia dei riservatissimi anziani norvegesi. L’aggiunta, sullo sfondo, della grande storia— Seconda guerra mondiale e persecuzione nazista —-completa al meglio la sapiente miscela che invita al passaparola. Il fatto poi che ci siano i buoni e i cattivi tradizionalmente schierati su due fronti opposti e non ambiguamente incerti o difficilmente riconoscibili, rassicura il lettore mettendolo in condizione di poter fare, già dopo poche pagine, il tifo per la parte giusta, senza dover temere faticosi smascheramenti o improvvisi cambiamenti di campo. E pazienza se, in qualche caso, buoni e cattivi risultano fin troppo riconoscibili, già dalle primissime scene: per esempio quando il fisico di una anziana signora viene, con scarsa pietà, descritto in modo assai sfavorevole, si capisce subito che, nonostante certe sue parole amabili, non può che far parte della categoria dei malvagi: è noto che, fatte le debite eccezioni, almeno in un romanzo, chi ha un aspetto così sgradevole, difficilmente sta con i buoni. Peraltro i malvagi, qui, sono piuttosto numerosi: intorno alla trappola nella quale volontariamente si è messa la un po’ troppo sprovveduta Sandra, oltre alla diabolica coppia norvegese si affacciano, infatti, non pochi altri compagni di strada, tutti quanti decrepiti ex aguzzini nazisti che, confusi nella massa dei pensionati nordici trasferiti in riva al mare spagnolo, per quanto l’età glielo permetta, ancora tentano di godersi la vita, pronti a far fuori chi volesse intralciarli. Ma per fortuna il grande vendicatore arriva in tempo per salvare l’ignara fanciulla dalle grinfie dei perfidi vecchi» (Isabella Bossi Fedrigotti, “Corriere della Sera” 18/2/2011) • Vedi anche Sebastiano Triulzi, “la Repubblica” 29/1/2011; Clara Sánchez, ‘la Repubblica” 14/6/2011.