Rosa Matteucci e Francesco Margiocco, Il Secolo XIX 14/6/2011, 14 giugno 2011
UN PASSAPORTO DA CANI
Un’ennesima trovata demenzial-veterinaria imporrà, dal 4 luglio, l’obbligo di dotare di un transponder con un codice di 15 cifre, ossia di un microchip, cani, gatti e furetti. Oltre che passaporto europeo, il microchip sarà un’anagrafe on-line...
Come ai tempi del tatuaggio obbligatorio per i cani, la schedatura informatica per legge dei piccoli animali da compagnia non servirà a niente, né a combattere la piaga dell’abbandono, né a ritrovare i cani rapiti dal losco racket dei sequestri lampo dei quattrozampe di razza. Se per cani e gatti l’operazione di inserimento sottopelle del microchip sembra poco dolorosa, anche se per la verità andrebbero chiesti lumi ai diretti interessati, non si può asserire che lo stesso principio valga per i furetti, che come si sa oltre che ad essere dei ratti domestici e variamente antropomorfizzati, hanno la pelle durissima, e quindi dovranno essere sedati. Unica consolazione, per i proprietari di felini, sarà quella di poter ritrovare in casa i gatti, che usano nascondersi in luoghi impensabili, come le imbottiture dei divani, il forno a microonde, o il baule del corredo della bisnonna. Ma soprattutto un espediente simile neutralizza sensibilmente la malvagità umana: ogni cane abbandonato potrà “denunciare” il suo padrone. E basta questa circostanza a farmi sembrare meno insensata una misura in apparenza stravagante. I cani, alla vigilia della terribile estate, sentitamente ringraziano.
rosa matteucci
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SEMBRA uno scenario da fantascienza e ricorda certi film come “Minority Report”, dove i personaggi vengono identificati al semplice battito di ciglia da lettori ottici capaci di riconoscere l’iride. Sembra fantascienza, eppure per i nostri amici quadrupedi è già realtà. Da lunedì 4 luglio tutti i cani dovranno essere muniti di un microchip iniettato sottocute, lungo il collo, e dovranno anche essere iscritti all’anagrafe canina. I proprietari che non si adegueranno rischiano una sanzione dai 100 ai 200 euro. Anche gatti e furetti dovranno munirsi di microchip, ma solo in caso di espatrio, e l’iscrizione, per loro, è volontaria.
È il cosiddetto passaporto elettronico, introdotto da un regolamento europeo nel 2003 e che ora, dopo otto anni di transizione, non ammette più deroghe. E comunque, come conferma Marco Melosi, vicepresidente con delega agli animali da compagnia dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani, «la diffusione dei microchip è già capillare». I dati dell’anagrafe canina, sul sito del ministero della Salute, lo confermano: 104.503 cani registrati in Liguria, 951.710 in Lombardia, 909.068 in Emilia-Romagna. «Soltanto alcune regioni del Sud sono ancora un po’ indietro» dice Melosi «in Calabria per esempio l’anagrafe canina ha avuto un avvio difficile. C’era stata anche un’indagine del ministero, ma ora si sono messi in regola». I cani iscritti all’anagrafe in Calabria, però, restano pochi: 20.186.
«Nel Sud Italia l’abbandono di animali domestici e il randagismo, pressoché scomparsi al Nord, sono ancora molto diffusi. Ecco perché il passaporto elettronico è utile, perché è il più efficace degli antidoti contro questo malcostume» assicura il vicepresidente dell’Amvi «è stato dimostrato che dal 2003, anno dell’introduzione del microchip per cani, il numero di abbandoni è drasticamente diminuito».
Racchiuso in una capsula di vetro o plastica anallergica lunga 5-7 millimetri e con un diametro di 2, il microchip viene iniettato con una speciale siringa sulla parte sinistra del collo, sotto la pelle. Ogni microchip è contraddistinto da un codice, una specie di codice a barre, formato da 15 cifre che può essere riconosciuto da appositi lettori, grandi come pacchetti di sigarette, distribuiti alle forze dell’ordine: vigili urbani, carabinieri, polizia. Una leggenda vuole che i codici siano letti anche via etere, dai satelliti. Ma è, appunto, una leggenda.
Quando il lettore viene posizionato a circa dieci centimetri dal microchip, questo invia un segnale e l’animale è immediatamente riconosciuto. Rispetto al vecchio metodo - un codice tatuato in un orecchio o sotto una coscia del cane - questo è più sicuro: mentre sono frequenti i casi di persone che hanno abbandonato il cane tagliandogli l’orecchio, per non farlo riconoscere, estrarre il microchip è difficile.
Per l’iniezione del dispositivo i padroni di cani, gatti e furetti possono rivolgersi al veterinario libero-professionista, dove la tariffa può variare dai 20 ai 50 euro, o all’Asl, dove il costo è invece più contenuto. Il documento unico europeo deve essere richiesto al Servizio veterinario della propria Asl. Ventiquattro ore prima della partenza il veterinario certificherà, con un timbro sul passaporto, che l’animale è in condizioni di salute idonee per il viaggio.
La novità vale per tutti i 27 Paesi dell’Unione europea. Ventuno giorni prima di espatriare, inoltre, l’animale domestico, cane, gatto o furetto, deve aver fatto la vaccinazione antirabbica. Irlanda, Malta, Regno Unito e Svezia richiedono anche un test per verificare l’efficacia della vaccinazione: la prova sierologica va fatta almeno sei mesi prima della partenza verso Irlanda, Malta e Regno Unito, e almeno quattro mesi prima della partenza verso la Svezia. Fino alla fine di quest’anno, per ottenere l’ingresso in Irlanda, Malta e Regno Unito sono necessari anche i trattamenti contro le zecche e l’echinococco. Finlandia e Svezia richiedono invece soltanto il trattamento contro l’echinococco.
francesco margiocco