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 2011  giugno 14 Martedì calendario

L’ITALIA SI BEVE LA FRANCIA

CONSOLIAMOCI e brindiamo. L’Italia perde posizioni nella hit parade dei paesi più industrializzati del mondo, ma si prende una bella soddisfazione nei confronti dei cugini d’Oltralpe, con i quali la rivalità è d’obbligo, si tratti di sport, di moda o di formaggi.
Con la vendemmia 2010 il Belpaese è diventato il maggior produttore di vino del mondo, sorpassando, anche se di poco, la Francia. L’Italia, annuncia la Coldiretti riportando dati dell’Unione Europea, ha prodotto con l’ultima vendemmia 49,6 milioni di ettolitri di vino, superando la Francia, che è scesa dell’1%, a 46,2 milioni, e rafforzando la sua posizione in Europa, dove la produzione complessiva di vino è stata di 157,2 milioni di ettolitri, in calo del 3,7%.
Il sorpasso nei confronti dei blasonati e sussiegosi vicini è avvenuto complice il clima, bizzarro e generalmente avverso alla viticoltura, dell’estate 2010. Ne sanno qualcosa anche i vignaioli di casa nostra che mai come l’estate scorsa hanno sofferto e temuto, dovendo fare i conti con l’umidità, i temporali, gli attacchi dei parassiti e con l’incertezza su come e quando vendemmiare. Nei Paesi dell’Europa continentale, come Francia, Germania, Austria, però, il clima è stato ancora più impietoso: la produzione tedesca è calata del 25%, quella ungherese del 39%, quella austriaca del 35%. In molte regioni italiane, invece, il mese di settembre ha regalato giornate calde e soleggiate alternate a notti piuttosto fresche, contribuendo così a salvare la produzione in termini di quantità e assicurando all’annata profumi, ricchezza di polifenoli e una buona maturazione, soprattutto per le varietà tardive.
Ma il sorpasso della Francia non è l’unica buona notizia per il mondo del vino, perché, oltre a produrre, bisogna anche riuscire a vendere e a vendere a prezzi remunerativi. Nei primi mesi del 2011 le esportazioni sono aumentate del 15%, confermando la tendenza positiva del 2010 che ha visto il fatturato estero salire a 3,93 miliardi di euro e superare per la prima volta quello del mercato interno (3,85 miliardi). Un altro primato è quello che vede il vino made in Italy superare i prestigiosi vini francesi nelle preferenze del ricco mercato americano, che per l’Italia è diventato il primo mercato, davanti alla Germania. Ma c’è anche un’altra soddisfazione che l’enologia italiana si è presa recentemente nei confronti di quella d’Oltralpe: è il sorpasso sul mercato delle bollicine, dove la Francia, grazie al prestigio dello Champagne, ha sempre regnato sovrana. Anche grazie all’incredibile performance del Prosecco, che sta spopolando in Germania e negli Stati Uniti per la sua piacevolezza e per il prezzo più abbordabile, le bollicine italiane sono sulla cresta dell’onda.
I francesi hanno sempre guardato un po’ dall’alto in basso l’Italia del vino. Ora forse cominciano a ricredersi. Sia perché l’enologia italiana ha fatto molti passi avanti, sia perché con 504 denominazioni diverse (senza contare i vitigni autoctoni che sia andavano perdendo e vengono via via riscoperti e rilanciati), il Belpaese ha un patrimonio di vitigni e di vini come nessun altro al mondo.