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 2011  giugno 14 Martedì calendario

DA JFK AGLI SCHIAVISTI L’ISOLA DEI RADICAL CHIC

SFRUTTA I CLANDESTINI SCANDALO A MARTHA’S VINEYARD: IL BUEN RETIRO DELLA SINISTRA AMERICANA IMPIEGA MIGLIAIA DI IMMIGRATI SENZA PERMESSO -
Martha’s Vineyard, buen retiro estivo dei democratici Vip americani, pullula di clandestini. L’isola del Massachusetts amata dai Kennedy come dagli Obama darebbe infatti lavoro a un numero imprecisato di immigrati illegali, soprattutto brasiliani. Un segreto ben custodito dai residenti (poco più di 15.000 anime, che salgono a oltre 100.000 in alta stagione), ma rivelato ora da un anonimo blogger locale. I suoi messaggi stanno facendo il giro d’America e rischiano di mettere in imbarazzo il presidente stesso, che fa regolarmente tappa a Vineyard con la famiglia durante le vacanze estive. Altri frequentatori sono Bill e Hillary Clinton, la figlia Chelsea, affiliati vari del clan Kennedy e uno stuolo di intellettuali afro-americani fra cui il regista Spyke Lee.
Ma ci sono anche tanti poveracci costretti allo sfruttamento pur di sbarcare il lunario. Nell’isola solo i brasiliani
sarebbero 3.500, il quadruplo di quelli denunciati. Ad affermarlo è un’organizzazione della diaspora carioca, L’anonimo cittadino spiega che in questo modo i salari si abbattono del 40%, in villaggi dove la vita costa in media il 50% in più che nel resto degli Stati Uniti. I commercianti negano tutto, ma il blogger li vuole stanare. Ha creato una apposita pagina per veicolare la sua denuncia. E ai concittadini chiede di fare nomi e cognomi dei presunti sfruttato-
ri, trincerandosi però dietro l’anonimato. Scrive infatti: «Lo scopo di questo sito è rendere noti i problemi connessi con l’immigrazione clandestina a Martha’s Vineyard, e di offrire un forum per individuare i responsabili di tali problemi. Ogni sforzo sarà fatto per mantenere la riservatezza e proteggere l’anonimato dei partecipanti. Alcuni dei nostri vicini si sono arricchiti dando aiuto e sostegno a una invasione di immigrati clandestini nella nostra
LUSSI SINISTRI
Barack Obama nel giardino di una casa di Chilmark, a Martha’s Vineyard, in cui ama trascorrere parte delle sue vacanze. Ma dietro il benessere dei Vip ci sarebbe lo sfruttamento degliimmigrati LaPresse
terra natale. Ma la loro festa è finita». Segue una sfilza di discussioni in cui il blogger riceve in equa misura attestati di soldiarietà e insulti. Non mancano segnalazioni degli ipotetici aguzzini. Un clima da caccia alle streghe che non aiuta certo la pacifica convivenza, ma che ha rotto un muro di omertà aprendo il dibattito.
Anche gli imprenditori ammettono che per rispondere alle esigenze di alta stagione le imprese hanno spesso im-
piegato chiunque fosse disponibile, e che le autorità hanno chiuso un occhio. «Il sistema si è rotto», ha detto Dennis Darosa, presidente di un’associazione locale. «Dovresti avere la testa nella sabbia per non accorgertene». Ma il lavoro prestato dai lavoratori privi di documenti «è fondamentale», ha aggiunto. «Senza di loro, staremmo tutti peggio e dovremmo chiudere le nostre aziende». Secondo Nancy Gardella, direttore della Camera di commercio, sull’isola manca la forza lavoro. «Gli imprenditori fanno il possibile per assumere personale locale», si difende.
Il blogger però non è d’accordo. La «profonda frustrazione», scrive, nasce dalla «sensazione che i nostri governi locali, statali e federali abbiano completamente abdicato alla loro responsabilità di proteggere i nostri interessi. I nostri mezzi di sussistenza e i servizi sociali della comunità sono messi seriamente a rischio». Questo anche perché gli illegali sono stati incoraggiati dai politici locali «a prendere una parte sempre maggiore dei pochi posti di lavoro», mentre allo stesso tempo tagliavano il welfare.
Secondo il blogger l’iniziativa ha avuto una risposta enorme, i cittadini chiedono di applicare le leggi sull’immigrazione. Altri però sono scettici. Come Richard, proprietario di un’impresa di pulizie: «È così che funziona. Chi pensi che pulisca le camere e serva i pasti, quando i Clinton e gli Obama sono in città?».