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 2011  giugno 14 Martedì calendario

NEW YORK —

Alla fine è toccato alla Corte Suprema di Washington il compito di porre fine alla velenosa faida familiare che da ormai sette anni contrappone gli eredi di John Steinbeck (nella foto) per il controllo dei diritti di ben dieci opere del premio Nobel per la Letteratura, tra cui Uomini e Topi, Furore e Pian della Tortilla. Il massimo tribunale degli Stati Uniti ha rigettato il ricorso di due eredi del romanziere — il 66enne scrittore Thomas Steinbeck, primogenito di John, e la nipote Blake Smyle, figlia di John Steinbeck IV, secondo figlio dello scrittore e fratello di Thomas — che reclamavano il controllo sul copyright di quei dieci classici, a scapito dei figli di Elaine, la terza moglie dello scrittore morta nel 2003. La loro azione legale era partita nel 2004 quando, appellandosi alla legge americana sul copyright varata nel 1998 (che riconosce agli eredi degli artisti il diritto di reclamarne il copyright fino a 95 anni dopo la morte del loro congiunto), avevano revocato unilateralmente il contratto firmato nel 1938 tra la casa editrice Penguin e lo scrittore. Contratto che, tra le altre cose, affidava le royalty sulle vendite a Elaine e ai suoi figli. Nel 2006 il giudice distrettuale di Manhattan Richard Owen aveva dato loro ragione, nominandoli unici detentori del copyright per quelle dieci opere. Ma due anni più tardi la Corte federale d’appello di Manhattan rovesciò la sentenza, accogliendo il ricorso della Penguin. Rifiutandosi di considerare l’istanza di Thomas Steinbeck, i nove magistrati di Washington hanno confermato la sentenza del 2008, riconsegnando il controllo sui diritti d’autore ai suoi fratellastri. Prima di morire, nel 1968, lo scrittore aveva assegnato tutti i diritti delle sue opere a Elaine, mentre per il figlio Thomas aveva predisposto un lascito di soli 50 mila dollari. Quando, aprendo il testamento della matrigna, nel 2003, si accorsero di essere stati completamente esclusi, tutti gli altri figli ed eredi avevano deciso di passare alle vie legali per rivendicare ciò che hanno da sempre considerato un loro diritto di sangue.