Elvira Serra, Corriere della Sera 14/6/2011, 14 giugno 2011
DAL NOSTRO INVIATO PONTE SAN PIETRO
(Bergamo) — Sapevano che sarebbe tornato. Emma, la moglie: «Non ho mai dubitato, mai» . Luigina, la figlia: «Sabato notte dormivo e mi svegliavo, dormivo e mi svegliavo. Sognavo papà. E il mattino dopo, quando ha squillato il telefono, sentivo che erano sue notizie» . Infatti era la mamma: «Ha chiamato, sta bene, dice di andarlo a prendere a Roma» . Mario Mola, lo smemorato di Ponte San Pietro scomparso la mattina del 14 marzo, non sa spiegare il perché di un black out durato tre mesi. Parla poco e con ritrosia seduto in cucina, una casa semplice al primo piano proprio a due passi dalla parrocchia di San Pietro Apostolo. «Io dalla cabina facevo dei numeri, ma non erano giusti, non rispondeva mai nessuno. Poi, finalmente, ho composto quello corretto» . Il signor Mario è andato via senza dir niente a nessuno, nemmeno a «Cocco» , l’amico sardo di Bosa, che per primo ha organizzato le ricerche con la Protezione civile. «Tornerà, vedrete, non è da lui» , rassicurava i familiari. Forse un piano lo smemorato ce l’aveva, lasciando casa si era portato zainetto e sacco a pelo. Ora ammette: «A Napoli devo essere pure andato, perché mi sono ritrovato il biglietto in tasca. Ma ho un vuoto, all’improvviso mi sono trovato per strada, alla Stazione Termini di Roma, ero diventato un barbone» . Dormiva all’ingresso di una scuola, non restava mai vicino ai binari: «Lì ci sono troppi ubriachi, volevo stare tranquillo. E anche così chiudevo occhio per un’ora soltanto» . Di giorno andava in giro per parrocchie: «Restavo per la messa, poi i parroci mi davano sempre qualcosa, un sacchetto con del cibo» . Tredici settimane senza sapere chi era. «La notte pioveva e io pensavo: cosa ci faccio qua?» . Spesso stava con due vagabondi. «Giuseppe, di Treviglio, e Antonio, di Napoli. Sulla strada per scelta. Quando andavano a riscuotere la pensione mi regalavano un pacchetto di sigarette da dieci» , racconta mentre rigira tra le mani una medaglietta con Madre Teresa di Calcutta. «Me l’ha regalata una suora. Devo dire grazie a tante persone: ai volontari che ci portavano da mangiare lì in Stazione, a quelli della Caritas, ai Cavalieri di Malta, agli Evangelici, alle associazioni che vanno a ritirare il cibo nei ristoranti e lo ridistribuiscono a chi ha bisogno» . Ieri a pranzo, Emma, sua moglie da quarant’anni, gli ha preparato polenta e arrosto. «Ma quello bravo in cucina è lui, la sua specialità sono le grigliate di pesce» , interviene la signora, che ancora si commuove se ripensa a questi mesi senza il marito. «Mosè, nostro figlio, aveva pure comprato questo telefono dal quale si vede il numero di chi ha chiamato, in modo da poter rintracciare una sua telefonata, se fosse arrivata» , aggiunge. Avevano anche mandato le foto di Mario a Chi l’ha visto? «Non mi ero mai reso conto di quante persone spariscano all’improvviso» , dice Mosè, che fa il panettiere, e ogni notte, nelle ultime settimane, quando andava lavorare sentiva gli occhi della mamma seguirlo dalla finestra. Tommy, il cocker di dieci anni che sta prendendo il sole sotto la finestra, per quelle strane alchimie che legano un cane al suo padrone tirava sempre il guinzaglio verso la stazione, ogni volta che lo portavano fuori. «Ed è incredibile, perché quel 14 marzo papà è uscito da solo, lui non c’era» . Oggi il medico verrà a visitare Mario Mola, pensionato di 67 anni, ex carpentiere, ex guardia giurata, ex operaio in una azienda che produce caschi. «Sa di avere sbagliato, ma va bene così, l’importante è che sia tornato a casa» , ci sussurra la figlia Luigina fuori dalla porta. La memoria ritornerà. Elvira Serra (ha collaborato Cesare Zapperi)