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 2011  giugno 13 Lunedì calendario

GonzalezLedesma Francisco

• Barcellona (Spagna) 17 marzo 1927. Scrittore • «[...] autore di tanti fortunati polizieschi [...] che hanno [...] come protagonista il commissario Mendez. [...] “Mendez [...] è nato dall’osservazione di quattro diversi poliziotti che ho conosciuto”. Al contrario di Pepe Carvalho di Vasquez Montalban, Mendez è un solitario… È un poliziotto della strada, non crede nei suoi superiori e nei politici, ma nella gente. È nato in un quartiere repubblicano, molto povero, rosso, ha pochi rapporti con i colleghi, che non si fidano di lui. Mangia male, non ha donne né amici, legge e pensa molto. E, talvolta, ricorre alle violenza [...] sono stato redattore capo de La Vanguardia e mio figlio èstato per 4 anni corrispondente dall’Italia per El Pais. Fondammo un movimento clandestino, cercavamo di opporci alla censura franchista. In cosa consisteva l’opposizione? Facevamo di tutto per pubblicare notizie vere. E ci riuscivamo [...] Io sono un scrittore che, come tanti altri, ha scelto il poliziesco perché ritengo che, soprattutto ora, sappia fotografare, raccontare meglio la realtà in cui ci troviamo a vivere. [...]» (Paolo Zaccagnini, “l’Unità” 10/12/2008) • «[...] Nel ’48 la censura proibì la pubblicazione del suo primo romanzo, una storia sulla sollevazione antifascista di Barcellona, accusandolo di essere “rojo y pornógrafo”, e fino al ’77, cioè due anni dopo la morte di Franco, non poté uscire nulla col suo nome. Per quindici anni pubblicò sotto pseudonimo romanzi d’avventura o western che venivano venduti nelle edicole: “Quello che so sulla tecnica del racconto [...] l’ho imparato dai 250 libri firmati Silver Kane o Enrique Muriel”. I suoi polizieschi coltivano spesso una relazione privilegiata con l’oralità. Sono i deuteragonisti - il barista, il garzone, la prostituta - a tessere la narrazione, come se il romanzo si facesse, letteralmente, parlando con le persone. “Proprio perché sono cresciuto in un quartiere povero, proprio perché ho percorso avanti e indietro la mia città come giornalista, so che gli individui hanno molte storie da raccontare. Nei miei romanzi polizieschi travaso i racconti del popolo che per la strada si riversa, vive e si incontra ogni giorno, e questo mettere insieme i molteplici pezzi della vita mi pare il modo più onesto di scrivere”. Tra i personaggi secondari che il suo attempato e disilluso ispettore Mendez si sceglie come interlocutori non mancano mai i giornalisti. [...] “Li uso come aiutanti perché il giornalismo è la vocazione della mia vita, e anche perché ne ho conosciuto molti che erano personaggi da romanzo. C´è stato un tempo in cui quella del giornalista era una figura avventurosa e sentimentale, e noi pensavamo che con un buon giornalismo avremmo potuto cambiare la Spagna” [...]» (Sebastiano Triulzi, “la Repubblica” 10/1/2009) • Vedi anche Giancarlo De Cataldo, “Corriere della Sera" 2/2/2009: