Francesco Piccolo, l’Unità 13/6/2011, 13 giugno 2011
CORSIVI - A
prescindere dal risultato, la campagna referendaria è stata appassionata, sull’onda dell’entusiasmo per i risultati delle amministrative. In più, stavolta i referendum riguardano passaggi davvero decisivi nella vita quotidiana delle persone (escluso il legittimo impedimento, ma anche lì le ragioni per votare sì sono innumerevoli). Però, oltre a tutto questo, è successo anche qualcosa di meno piacevole – trascurabile riguardo all’esito ma che racconta i vizi della sinistra, e questi vizi non credo sia sano rinunciare a indicarli.
Ogni tanto si leggeva, sui giornali o sui siti, di sconti al bar, al cinema, nei negozi, in libreria, ai concerti e quant’altro. Se i clienti dimostrano di aver votato al referendum, accedono a una serie di facilitazioni, sconti e caffè gratuiti. Tutte queste iniziative sono allegre, certo, ma hanno alla base un’idea del voto piuttosto spaventosa: le persone sono spinte a decidere se accogliere in Italia l’energia nucleare oppure se l’acqua deve restare pubblica o no, allettate anche da uno sconto al cinema o per una bibita. Tutto questo ricorda molti momenti della storia di questo paese: i pacchi di pasta, le scarpe date una prima e una dopo l’esito del voto; e tutte le promesse che cercavano di circuire gli elettori, barattando il voto democratico per un vantaggio spicciolo. Ogni volta che ho letto una notizia del genere, in questi giorni, ho provato fastidio e tristezza. Se queste promesse non proprio civili le fanno gli altri, risultano spaventose, poco democratiche, e raccontano di che pasta è fatta la politica di “quelli lì”. Se le facciamo noi, sono legittime, divertenti e innocue; anzi, hanno uno spirito positivo. Quindi non ci si distingue dai comportamenti che non si condividono, comportandosi in modo diverso; ma dando giustificazioni diverse. È questa la colpa atavica della sinistra: credere di essere diversa per spirito divino, e quindi essere impunita.