Giacomo Galeazzi, La Stampa 13/6/2011, 13 giugno 2011
Migliaia di persone sostengono di aver trovato la fede, per intercessione di Maria, tra i sassi dell’unico angolo dell’ex Jugoslavia risparmiato dalla guerra civile
Migliaia di persone sostengono di aver trovato la fede, per intercessione di Maria, tra i sassi dell’unico angolo dell’ex Jugoslavia risparmiato dalla guerra civile. Prima di dire se è tutto vero la Santa Sede ha messo sotto osservazione il movimento nato intorno a Medjugorje, la quantità e il tenore dei messaggi attribuiti alla Madonna, la personalità e le azioni dei veggenti. È il 24 giugno 1981 quando in un piccolo paese dell’Erzegovina, sei ragazzi affermano di aver visto e parlato con la Vergine. Trent’anni dopo le apparizioni continuano. Malgrado gli «incidenti di percorso», le luci sovrastano le ombre e per la pietà popolare Medjugorje è autentica. Preoccupa ancora la «corte» di chi si affanna attorno ai veggenti, però il consenso popolare è enorme. Anche negli episcopati nazionali e nel Sacro Collegio sono in molti (come il ratzingeriano Christoph Schoenborn) a essersi dichiarati a favore. Vengono segnalati di continuo eventi prodigiosi, grazie e miracoli. Il flusso dei fedeli è in costante crescita e molte vocazioni e conversioni sono sbocciate a Medjugorje. L’impressione è che anche nelle gerarchie ecclesiastiche si stia affermando un orientamento positivo. Il messaggio-chiave è la pace: la Madonna indica che si può raggiungere attraverso 5 strumenti: la preghiera umile e con il cuore, il digiuno il mercoledì e il venerdì, la lettura della Bibbia, la confessione almeno una volta al mese, l’eucaristia, preferibilmente tutti i giorni. All’inizio le visioni avvenivano ogni settimana (il giovedì) ed erano rivolte alla parrocchia dei veggenti che ora invece dicono di vedere la Madonna il 25 di ogni mese per messaggi destinati al mondo intero. Wojtyla era pro-Medjugorie, da Ratzinger si attende il sì definitivo. Per vegliare l’autenticità il 17 marzo 2010 è stata istituita all’ex Sant’Uffizio una commissione internazionale di inchiesta e di studio presieduta dall’ex vicario papale Camillo Ruini e composta da venti membri tra cardinali, vescovi, periti ed esperti. Da chiarire la quantità del «materiale» (vi sono apparizioni quotidiane, annuali, mensili, messaggi senza apparizioni), i motivi dei frequenti viaggi all’estero dei veggenti e la loro partecipazione a raduni dove vengono raccolte ingenti somme di denaro. I pellegrinaggi nei luoghi delle apparizioni sono autorizzati dal Vaticano «a condizione che non siano considerati un’autenticazione degli avvenimenti in corso», scrive Tarcisio Bertone al vescovo francese Gilbert Aubry. La località dell’Erzegovina è ormai uno dei santuari mariani più frequentati al mondo, anche se mai riconosciuto ufficialmente né dalla Santa Sede né dall’allora Conferenza episcopale jugoslava. Il vescovo di Mostar, responsabile della zona, Pavao Zanic, accusò i francescani del luogo di aver «inventato» Medjugorje. Due anni fa il padre spirituale dei veggenti, Tomislav Vlasic si è dimesso prima che arrivasse la scomunica di Benedetto XVI, già pronta, per diffusione di dubbia dottrina, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza verso gli ordini legittimamente costituiti e rapporti sessuali immorali con una suora. Dal febbraio 2008, a padre Vlasic era stato imposto di vivere ritirato in un convento all’Aquila, mentre in Curia era in corso l’inchiesta a suo carico per peccati di natura sessuale e per «eresia e scisma». Padre Vlasic, però, non aveva rispettato le misure disciplinari ed era stato quindi colpito dall’«interdetto» che gli proibiva di ricevere i sacramenti e partecipare al culto pubblico.